AGI - “Parole dette male” è stata certamente una canzone spiazzante per i numerosi fan di Giorgia, tutti coloro i quali, la maggioranza, la considerano a ben ragione la più bella voce della storia del pop femminile. La svolta R&B, con partner in crime il maestro Big Fish, uno dei producer dal gusto e dal talento più cristallini, ha lasciato molti con l’acuto dei suoi classiconi sanremesi sulla punta della lingua. Ma questa è la Giorgia, che troviamo in questa intervista allegra, positiva, carica di energie per questo nuovo percorso che, finalmente, si può permettere, fuori com’è, dato il suo status, dalle logiche competitive e analitiche della discografia odierna. “Blu¹” non sarà un album di immediata ricezione, ma è certamente un album sensato, che permette a Giorgia di portare la sua voce in un ambient perfino più giusto di quello comodo comodo delle “Come saprei” e “Gocce di memoria” e “Di sole e d’azzurro”. “Blu¹” è un disco fondamentalmente molto adulto, molto raffinato, meravigliosamente gourmet.
Partirei dal Festival, come lo hai visto cambiare nel tempo? Com’era l’atmosfera?
L’atmosfera mi ha sorpresa per quanto era simile a come la ricordavo: questa quasi follia collettiva, con la gente per la strada che ti chiede l’autografo e quasi non sa chi sei, però te lo chiede a prescindere…ecco, questa cosa è rimasta intatta, quell’entusiasmo generale.
…dentro invece?
Anche l’atmosfera dentro l’ho trovata abbastanza simile, perché alla fine tra gli artisti si crea una specie di collettivo che è molto piacevole. Forse mi è sembrata ancora più gioiosa, forse perché ero più gioiosa io, meno angosciata io, di come potevo essere a vent’anni; perché io ai tempi l’ho affrontato con grande pathos interiore, sono sempre una molto tormentata, invece il buono dell’età è che per molte cose ti alleggerisci. Mi sono fatta delle grandi risate insieme a Lazza, a Paola e Chiara, ho rivisto Grignani che non lo vedevo da vent’anni, c’era Mara Sattei con cui ho collaborato, c’era Tananai, c’è stato molto scambio tra tutti quanti, una bella atmosfera, quello abbastanza come me lo ricordavo.
Quindi bilancio positivo?
Si, sono tornata come se avessi fatto una scorpacciata, ho questa sensazione di vissuto denso, perché io ho fatto anche un viaggio interiore in quei giorni. Sono tornata a fare una cosa che facevo 30 anni fa, portandomi dentro questi 30 anni, questa aspettativa, che comunque è una cosa con cui io faccio i conti spesso; ho fatto un atto di coraggio rispetto come sono io e alla fine poi penso di aver vinto con me stessa e quella era la cosa che mi interessava di più, riuscire a salire su quel palco e fare una performance degna di questo nome. Mi sono anche trasformata abbastanza nelle sere, la prima ero molto emozionata, poi sono entrata nella canzone; poi c’è stata la cosa con Elisa meravigliosa e poi l’ultima sera ho cantato come se fossi in concerto, quindi il mio obiettivo diciamo che l’ho raggiunto. Poi è stato un bel festival, quindi la sensazione generale alla fine è positiva.
Con Elisa ci avete regalato un momento oggettivamente incredibile…
Si, è stata proprio una cosa bella, abbiamo fatto una cosa da musicisti, uno scambio musicale fatto con una purezza. Io le avevo chiesto: “Facciamo Di sole e d’azzurro e Luce”, poi mi sono pentita subito perché effettivamente il livello è abbastanza alto (dice ridendo) e lei mi ha convinta, mi ha detto: “è giusto, perché noi dobbiamo andare a fare un omaggio al pubblico, ringraziarlo di questi vent’anni, di queste due canzoni che sono nate lì” e lì ho detto si. Ma nel romanticismo più totale ci siamo messe comunque a studiare, ci siamo viste diverse volte, ci siamo divise le parti, quindi anche quella parte è stata molto bella, perché è stata veramente musicale, non c’erano altri fattori che disturbavano il processo creativo, quello è stato un momento creativo puro. Poi anche a livello vocale, poterci confrontare, poterci scambiare informazioni, abbiamo fatto i vocalizzi insieme…era una di quelle cose che le vuoi fare e non hai mai tempo di farle, è stata un’occasione unica.
Qualche volta con i duetti di Sanremo accade che l’esibizione, com’è pensata, magari anche inaspettatamente, viene talmente bene che poi viene anche la voglia di inciderla, voi ci avete pensato all’eventualità?
Siamo ancora talmente in uno stato di grazia per la magia di quella cosa che non l’abbiamo ancora inquinata con niente, non ne abbiamo ancora parlato, ma non è detto che non accada. Sappiamo che volendo si può fare, ecco.
Molti che si erano persi “Normale”, il primo singolo estratto da “Blu¹”, prima di Sanremo, magari sono rimasti spiazzati da “Parole dette male”, da questa deviazione R&B…come ti aspettavi la reazione del pubblico e come l’hai percepita?
Ero preparata al fatto che fosse una canzone che non arriva immediatamente e che non fosse una canzone da Sanremo; primo perché io non dovevo neanche esserci a Sanremo, avevo finito il disco e non ci pensavo, poi ho parlato con Amadeus, che in qualche modo mi ha soffiato questa polverina magica, ed io ho detto “Si, vengo!”. Io lo sapevo che sarei andata a Sanremo con una canzone non da Sanremo ma doveva essere così, altrimenti non avrei segnato un cambiamento ed io sono andata anche per sottolineare questo cambiamento; da una parte penso che avendo fatto “E poi”, “Come saprei” e “Di sole e d’azzurro”, forse non c’era la canzone giusta che potessi portare senza che qualcuno rimanesse disorientato. Tra l’altro “Canzone dette male” è anche complicata da cantare, anche se non sembra, quindi diciamo che anche lì ero consapevole, però rispetto al progetto che sto portando avanti ora con “Blu¹”, credo di essere stata più coerente, credo che avrei mentito se avessi fatto una cosa più in linea con la manifestazione e meno con quella che sono adesso, non sarei stata sincera.
“Blu¹” è davvero una perla, molto raffinato, molto adulto, non è un disco che parla a chi ascolta la musica che va adesso, è una cosa naturale ed è bene che sia così, ti avessimo ritrovata trapper, avresti spiazzato decisamente di più…
Esatto, si, non volevo neanche sembrare quella che prova a fare una cosa solo perché va di moda. Diciamo che con Fish abbiamo seguito quella che è la nostra moda musicale, che per fortuna ha delle attinenze con la musica italiana che si sta consolidando negli ultimi anni, perché attinge a quel bacino di suoni hip hop. Io anche quando cantavo “Come saprei” ascoltavo la musica nera, americana in particolare, quindi il mio bacino di ispirazione arriva da quella parte di musica black, soprattutto R&B, che ho sempre ascoltato e ancora ascolto. Insieme a Fish allora abbiamo deciso di prendere quelle robe e metterle dentro quello che vogliamo fare, senza dimenticare questi 30 anni. Non era facile mettere insieme tutti questi pezzi, era come comporre un collage di chi sono, chi vorrei essere, chi sarei voluta essere, che cosa ho amato…però forse mi dice bene perché questo è il momento più adatto per farlo, non lo era quando avevo 20 anni e neanche 30, dico la verità.
Ho avuto l’impressione che questo tuo magnifico timbro, per quanto siamo affezionati a sentirlo su pezzi pop, stia anche meglio su questo R&B…ti sentiamo proprio divertita, adagiata benissimo su certe sonorità.
Ma pure io ne sono convinta, per me è più casa, ci sto più a mio agio. La cosa che è difficile è riuscire a trattare quelle melodie con le parole in italiano, quella è stata la cosa più difficile, ma credo che abbiamo lavorato davvero molto bene. Poi, dopo tutti questi anni, si è capito come canto, no? Potrò fare un po' come mi pare! (E ride). No perché è come se sentissi la pressione di dover fare sempre le note, ma basta, le abbiamo fatte, poi la maturità credo che porti la capacità di interpretare che non hai a vent’anni, più vai avanti e più si rafforza in te la forza e lo spessore che riesci a dare alle parole, cosa che a vent’anni non volevo dare, ero più concentrata a fare il ghirigoro, dovevo fare la mia nota, poi cresci e cambi, Dio ti ringrazio che sia così. Una canzone come “Parole dette male”, che è tanto interpretata, oltre ad avere una parte tecnica che sembra facile ma non lo è, prima sicuramente l’avrei cantata molto peggio.
Questo incontro con Big Fish com’è avvenuto? Eri tu che volevi deviare verso l’R&B e hai pensato a lui o è semplicemente capitato?
Io sono anni che cerco di andare in quella direzione, fino a oggi ho sempre un po' mediato, poi, essendo arrivata a questo punto, mi sono detta: “Se non lo faccio adesso, non lo farò mai più”, così ho chiamato lui proprio perché mi desse quel supporto di cui avevo bisogno e soprattutto che non avesse timore. Negli ultimi anni ho lavorato anche con Canova e ho lavorato molto bene su tre dischi, però quella cifra lì black, che a me piace da sempre, è stata sempre più compromessa, cioè frutto di un compromesso. Stavolta, ho pensato, dobbiamo farlo; con Fish ce lo siamo detti da subito: “Guarda che può essere che non va, che lo capiamo in tre, ma non importa, lo facciamo lo stesso per amore di farlo e per rispetto a tutto ciò che c’è piaciuto nella vita”. Lui mi ha proprio aiutato a consolidare quella roba lì senza avere paura, avevo bisogno di quello. Poi ci sono arrivata anche grazie al percorso fatto con gli ultimi dischi, niente avviene per caso.
“Blu¹” è una deviazione o la strada che hai intenzione di prendere da qui a quando ti andrà?
Io ho imparato che con me niente è assicurato, certamente ci sarà un “Blu 2”, dopo tutti questi anni nove pezzi sono pochi, sento di dover dare qualcosa in più. Ma sicuramente da qui al due non so cosa succederà, perché io sono una che non si stabilizza quasi mai, che poi è il mio bene e il mio male, perché penso che nella vita l’importante è trasformarsi, è il male perché non si sa mai cosa ti aspetta, ma io preferisco prendermi il rischio, perché non voglio mai rimanere troppo uguale a me stessa, però, se ci riesco, la strada che vorrei proseguire è questa.