AGI - Per John Lennon era la moglie, per i fan dei Beatles la donna che lo ha plagiato, distratto dalla mission pop dei Fab Four, fino a portarli alla rottura definitiva, clamorosa. Yoko Ono compie 90 anni; artista a tutto tondo, simbolo diventato eterno, iconico, di uno stile di vita bohémienne che a poco a poco cominciava a proliferare negli Stati Uniti.
Una cosa che in qualche modo disonorava l’intera famiglia Ono, banchieri, tra le più importanti dell’intero Giappone, caduta in disgrazia a causa della guerra e costretta a lasciare il paese.
Una volta messo piede in territorio a stelle e strisce, la giovane Yoko si forma una sorta di doppia vita: la mattina studentessa del prestigioso Sarah Lawrence College, la notte in città, tra happening, vernissage, party; contro il volere della propria famiglia, che nonostante la miseria mai aveva perso i propri modi regali, Yoko frequentava artisti, performer, i luoghi più vivaci di New York, sviluppando grande interesse per arte e musica.
Un interesse che comincia a concretizzarsi effettivamente nel 1956, quando sposa il compositore Toshi Ichiyanagi, dal quale divorzia poi nel 1962.
Il 28 novembre dello stesso anno sposa il jazzista e produttore statunitense Anthony Cox ma il matrimonio viene annullato il primo di marzo dell’anno successivo; allora decidono quattro mesi dopo, il 6 giugno, di risposarsi, tutto regolare stavolta, ma prendono la via del divorzio solo otto mesi dopo. Due matrimoni e Yoko Ono ha solo 31 anni; e una figlia, da questa seconda unione, Kyoko Chan Cox, nata l'8 agosto 1963, che dopo la separazione, nel 1971, viene rapita dal padre sparendo nel nulla fino al 1998, quando si ritrova finalmente con la madre.
Ma quelli sono anche anni di grande fermento artistico, Yoko Ono fu fra i primi membri di Fluxus, un'associazione libera di artisti d'avanguardia; sviluppò l’arte concettuale e note furono le sue performance, come “Cut Piece”, durante la quale stava seduta su un palco ed invitava il pubblico a tagliare con delle forbici i vestiti che aveva addosso, fino a restare nuda.
Ebbe grande successo l’opera di videoarte “No. 4”, del 1966, più nota con il titolo “Bottoms”, che consisteva in una serie di inquadrature di natiche di persone che passeggiano su una pedana mobile; opera che provocò talmente tanto clamore che nel 1996 la Swatch la commemorò con un orologio ad hoc. Il talento di Yoko Ono divise e in qualche modo ancora divide il mondo della critica; tra chi la considera una dilettante, una viveur più innamorata dell’idea di essere un’artista che dell’arte stessa, e chi invece ha riconosciuto nelle sue opere un senso profondo, concettuale. Ma è chiaro che ogni valutazione riguardo Yoko Ono, come donna e come artista, dipenda dalla sua storia con John Lennon.
Yoko e John si incontrano per la prima volta il 9 novembre del 1966 a Londra, proprio ad una mostra della Ono all'Indica Gallery. Lennon, prima ancora di rimanere colpito dalla donna, si innamorò dell’artista, trovò le installazioni particolarmente divertenti, ma di fatto cominciarono a frequentarsi solo un anno e mezzo dopo. La loro storia fu immediatamente tormentata, Yoko Ono rimase infatti incinta ben tre volte, con gravidanze purtroppo mai portate a termine a causa di aborti spontanei (le malelingue del tempo dicono, a causa dell’abuso di droghe della quale la coppia non ha mai fatto troppo segreto).
Il primo figlio nacque il 9 ottobre 1975, giorno del 35esimo compleanno del padre e venne chiamato Sean, manco a dirlo anche lui oggi nel mondo della musica, tra rock psichedelico e alternativo. Ma ai tempi John e Yoko sono già John e Yoko, la coppia più discussa dello star system, simbolo contemporaneo ed eterno al tempo stesso dell’attivismo artistico, influencer dell’epoca potremmo dire, decisi a cambiare il mondo con scelte radicali e armati solo della propria arte.
Per esempio, dopo il loro matrimonio, nel marzo del 1969, Lennon e Yoko annunciarono un Bed-In per la pace nella suite nuziale dell'Hotel Hilton di Amsterdam. I giornalisti entrarono in fibrillazione, fecero i salti mortali per esserci, credevano che i due avrebbero fatto sesso in pubblico, ma li trovarono semplicemente a letto, in pigiama, che volevano parlare della pace nel mondo; deludendo molti ma regalando al mondo un’immagine senza tempo. Nel maggio dello stesso anno fecero un secondo Bed-In a Montréal, da cui derivò la registrazione del loro primo singolo “Give Peace a Chance”, che uscì come composizione della Plastic Ono Band, nuovo progetto comune che prevedeva Eric Clapton come chitarrista, Klaus Voorman al basso e Alan White alla batteria, e riuscì ad entrare nella classifica dei primi 20 dischi più venduti dell’anno.
Quello tra John e Yoko fu sicuramente un grande amore, a prescindere da quanto influì sullo scioglimento del più enorme fenomeno musicale di tutti i tempi. Lennon menzionò la Ono in molte delle sue canzoni, quando era ancora nei Beatles scrisse “The Ballad of John and Yoko” e la menzionò implicitamente in “Julia”, una canzone dedicata alla madre, dove un verso recita “Ocean child calls me, so I sing a song of love”, ovvero "La bambina dell'oceano mi chiama, così canto una canzone d'amore”; ma all’amata Yoko vengono anche dedicate “Oh Yoko!” e “Dear Yoko”.
A proposito di Beatles, se da un lato Yoko Ono effettivamente fu l’unica alla quale fu permesso di assistere alle registrazioni di due album di infinta bellezza ed efficacia come “White Album” ed “Abbey Road”, col passare degli anni risulta piuttosto inverosimile che possa essere stata lei la causa della fine della band, già ampiamente e notoriamente in crisi al momento della sua comparsa. Forse Yoko Ono fu più influente nel periodo post Beatles, quando con John ebbero problemi di dipendenza dall’eroina, quando il loro impegno si spostò tutto sul fronte politico, esponenti attivi di un pacifismo intenso, infuocato, che in qualche modo li divise anche, per circa un anno e mezzo, portando John Lennon a fare entrare nella sua vita May Pang, che rimarrà per sempre una sorta di presenza scomoda nella vita di Yoko Ono; anche oltre il 1975 quando la coppia torna insieme.
Notevole l’attività di Yoko Ono anche per quel che riguarda la musica, a prescindere dal rapporto con Lennon, sviluppandosi in maniera simile alla carriera da artista, ovvero divisiva. In effetti, divisiva è forse l’aggettivo che meglio rappresenta Yoko Ono; in musica per esempio fu certamente una avanguardista pura, in un periodo in cui, di fatto, il rock stava per sparare le ultime autentiche pallottole e il pop si stava formando catturando l’attenzione del grande pubblico, lei proponeva la complessità, la provocazione disarmonica, appoggiata da una corrente intellettuale newyorkese che le riconosceva uno status assoluto.
E forse fu proprio per il sacro fuoco artistico che Yoko Ono attirò le critiche più crude, perlomeno dal punto di vista umano, quando pubblicò il suo più grande successo, “Walking on Thin Ice (For John)”, meno di un mese dopo l’assassinio di Lennon, avvenuto l’8 dicembre del 1980, e del quale lei fu testimone oculare.
Da uno spirito così rivoluzionario, come si potrebbe mai capire se dietro la pubblicazione di un brano ci fu la scaltrezza di approfittare subdolamente del momento, pubblicando un album, “Season of Glass”, con l'impressionante foto di copertina degli occhiali di Lennon rotti e insanguinati accanto a un bicchiere mezzo pieno d'acqua, con una finestra che si affacciava sul Central Park sullo sfondo. Divisiva, esponente di un’arte che non accetta compromessi morali, nemmeno dinanzi alla grandezza di un uomo come Lennon, in termini artistici ma anche mediatici; tutto ha sempre la stessa trama, un’opera, che avvenga in ambito artistico o umano, viene prima smontata, guardata con sospetto e poi rivalutata.
Nel 2001 “YES YOKO ONO”, una retrospettiva di 4 anni del lavoro della Ono, ricevette, come miglior mostra museale svoltasi a New York, il prestigioso premio americano dell'Associazione internazionale dei critici d'arte, considerato uno dei più importanti riconoscimenti in campo museale. Nel 2002 la Ono fu premiata con la Skowhegan Medal per le sue opere in diversi media. Nel 2005 ricevette il "Lifetime achievement award" dalla Società giapponese di New York. Nel 2001 la Ono ha ottenuto una laurea honoris causa in Legge dall'Università di Liverpool. Nel 2002 le fu offerta la laurea in Belle Arti dal Bard College; e in quell’occasione Scott MacDonald, professore ospite del college, disse: "Yoko Ono deve essere ringraziata per le opere che ha fatto, e celebrata per ciò che è venuta a rappresentare, nella storia dei media e in tutto il mondo: coraggio, elasticità, tenacia, indipendenza e soprattutto immaginazione e fiducia nel fatto che la pace e l'amore rimangono la via verso un futuro dell'umanità più luminoso e diverso”.
Forse il commento che più di tutti inquadra il personaggio di Yoko Ono, diventata un’icona solo per essere stata se stessa ed aver tradotto una personalità tormentata e curiosa provando a forzare gli orizzonti dell’arte contemporanea.