AGI - Storicamente il passaggio dalla sezione Giovani a quella Big del Festival di Sanremo rischia sempre di risultare fondamentale, non solo per la classifica finale della kermesse, che ormai conta tanto quanto, ma più in generale per la carriera di un artista. È quello che certamente spera Olly, uno dei cinque concorrenti di Sanremo Giovani a passare al tavolo degli adulti senza aver vinto, usufruendo dunque del via libera dato dalla scelta di Amadeus di portare sei artisti da una classe all’altra, quindi cinque più il vincitore, gIANMARIA. Olly è genovese, è un classe 2001, la sua carriera è breve ma intensa, breve ma virale, come la sua versione de “La notte” di Arisa, che online ha collezionato visualizzazioni e ascolti a sei zeri. Il brano che canterà a Sanremo si intitola “Polvere”, grande idea quella invece di ospitare Lorella Cuccarini per la serata dei duetti, rispolverando il cult “La notte vola”.
Come ti senti alla vigilia?
Ci si sente in confusione positiva, è una sensazione nuova, quando le emozioni sono forti forti non devi nemmeno spiegarle secondo me.
Qual è la prima cosa che si pensa quando si realizza che si andrà a Sanremo, che è il massimo al quale può aspirare un artista in fase di lancio?
Per come sono fatto io il pensiero di aver raggiunto il massimo non esiste, il mio approccio è: bene, nuova sfida, nuove responsabilità, voglio dimostrare a me stesso e alle persone che mi vogliono bene che sono in grado di manovrarla. Anche se sono da solo sul palco non mi sento di andare lì da solo; sono emozioni fortissime che mi piace vivermi in questo modo, pensando di portare lì la voce di tante persone.
Cosa deve sapere di te chi non ti conosce?
Parto dal presupposto che a me non piace mai spiegarmi troppo, io semplicemente, dato che avrò 4 minuti per presentarti, che poi compresa la serata delle cover diventano 12-20 in una settimana, spero che il pubblico vada oltre quello che può essere un primo impatto. Sarà difficile da capire il mio brano per il grande pubblico, con questa cassa dritta, aggressiva e tenera allo stesso tempo; spero di non essere messo subito nella casella del “tamarro”, perché la parola conta tantissimo nei miei pezzi, non vado lì a fare il “truzzo”, sono lì per presentare la mia vita, vorrei che passasse questo. Io il mio messaggio lo farò vedere, chi lo capta è benvenuto, chi non lo capta sarà per la prossima volta.
Nel tuo EP “Il mondo gira”, viene fuori questa affezione ai testi e la tua modalità di proporli, è molto efficace…
Il nostro gioco è questo, il viaggio è un po' quello di far capire che la parola è importante anche se il vestito non lo fa capire subito. Si tratta di una sfida, un modo per entrarmi dentro, nel subconscio, ti fai trasportare da una sonorità che è ballabile, catchy, però ascoltando il pezzo un po' di volte ti entra dentro una vibe positiva ed è questo quello che mi importa.
Come si sceglie una canzone per andare a Sanremo?
Io avevo mandato più provini, volevo una scelta che non fosse meccanica, non ci siamo mai seduti a tavolino per fare il pezzo per Sanremo, li abbiamo fatti sentire, ne sono piaciuti due e con questi ci siamo proposti. Nessuna scelta macchinosa o a tavolino, perché non voglio dare neanche troppo peso a Sanremo, perché per me è quello che succede dopo e durante l’importante; io sono fiero del pezzo per come è scritto, per come suona, abbiamo trovato un sound che ci diverte e che piace, sarà un bel momento. Abbiamo scelto quello che ci andava di fare, l’abbiamo mandato ed è piaciuto, è stata la vita a scegliere, mettiamola così.
Di cosa parla “Polvere”?
Voglio ancora aspettare a parlarne bene, è un pezzo maturo per quanto mi riguarda, voglio ancora trovare il modo corretto per dire quello che si merita questo brano. Quello che posso dire è che il mio tentativo sarà di far passare il messaggio che non siamo lì a presenziare, voglio rappresentare la quota casino, energia; voglio farlo col sorriso, voglio essere un giovane che sorprende.
Quindi “La notte vola” di Lorella Cuccarini, ottima scelta; ma con chi sogni di duettare nella vita?
I vari Tenco, De André, esagero: Gaber, Battiato…un sogno talmente grande che anche fossero stati in vita non credo adesso sarebbe stato possibile per me. Io avevo voglia di fare “L’isola che non c’è” con Bennato ma la cosa non è andata in porto, per me era un’opportunità per far venir fuori la mia parte cantautorale, di dimostrare che non sono solo quello della cassa dritta.
Cosa ti aspetti da questo festival?
Mentirei se ti dicessi che non ho aspettative, vorrei non avere aspettative, ma onestamente bramo e spero di creare confusione e casino. Perché so che sto facendo passi azzardati, la casa dritta a Sanremo è strana, ne sono consapevole, credo che si creerà una spaccatura tra chi dirà che non so cantare, e gli altri.