AGI - Il 22 settembre tornerà in sala in tutto il mondo 'Avatar' di James Cameron. Il regista, da Los Angeles, commenta questa nuova uscita che anticipa quella del secondo film della serie (i sequel saranno quattro e usciranno ad anni alterni nel 2022, 2024, 2026 e 2028) che uscirà il 14 dicembre.
"Sono passati 12 anni dall'uscita del film e quindi, se se avete meno di 22 o 23 anni, è molto, molto improbabile che abbiate visto 'Avatar' al cinema - dice il regista - il che, in un certo senso, significa che non avete visto il film. Lo abbiamo scritto per il grande schermo in 3D. E ora lo abbiamo rimasterizzato in 4K, in alta gamma dinamica e in alcune sezioni del film a 48 fotogrammi al secondo. È più bello di quanto sia mai stato, anche al momento della prima uscita - assicura Cameron - e c'è così tanta gente, molte persone là fuori, un'intera nuova generazione di fan del cinema che sta per arrivare. Anche se amano il film in streaming o in Blu-ray o in qualsiasi altro modo l'abbiano visto, non l'hanno ancora fatto nel modo in cui l'avevamo concepito, come volevamo che fosse visto".
Il regista canadese rivela poi: "Abbiamo guardato il film proprio di recente quando abbiamo terminato l'intero processo di rimasterizzazione e ci ha lasciato a bocca aperta. È difficile dirlo con un certo grado di umiltà - aggiunge - ma siamo stati davvero impressionati dalla visione del film e dall'esperienza fisica che si vive. E siamo davvero entusiasti di condividerla con persone che non l'hanno mai vissuta al cinema. È fantastico. Per me è stato come se la gente vedesse il film per la prima volta".
Secondo Cameron il film è stato apprezzato dal pubblico quando è stato distribuito perché i protagonisti sono "personaggi ultraterreni" che hanno "grandi occhi e code di gatto e tutto il resto, cose del genere. Quindi penso che ci abbia fatto uscire dai nostri problemi quotidiani. Ci ha tolto dai nostri problemi quotidiani, dai discorsi politici e dal caos e dal disordine della vita reale - aggiuunge - e ci ha portato in un luogo dove, si', c'e' un conflitto e un sacco di cose importanti che accadono. Ma e' tutto attraverso un'interpretazione della fantasia o della fantascienza".
È questo, a giudizio del regista, il motivo per cui "a prescindere dalla cultura del Paese in cui il film è uscito, che si tratti di Cina, Giappone, Europa, Nord America, la gente vedeva l'universalità delle proprie vite e dei personaggi attraverso la lente della fantascienza. E poi credo che sia stata l'aspetto fisico, la finitura del film che, nei primi minuti, le persone hanno rinunciato a cercare di capire come fosse stato fatto, perche' abbiamo mescolato cosi' tante tecniche che ci sono voluti anni per svilupparle".
"E così si sono abbandonati a un senso di immersione in un mondo e in una fantasia - prosegue - perché si è disposti a seguire un fantasy se ci si può immedesimare nei personaggi principali. E credo che il personaggio di Sam (Worthington nel ruolo di Jake Sully, ndr) ci abbia accompagnato in quel viaggio. È Sam che ci porta in quel viaggio. E il personaggio di Sigourney (Weaver nel ruolo della dottoressa Grace Augustine, ndr) ha fatto da cornice, ha fatto sembrare tutto in qualche modo razionale. Il personaggio di Sam - aggiunge - ha fatto sembrare tutto razionale in un modo molto diverso, da una prospettiva molto diversa. Credo che la gente abbia trovato degli universali dell'esperienza umana a cui potersi riferire".
"E c'è anche un'altra cosa: credo che da bambini amiamo innatamente la natura, amiamo gli animali - aggiunge - amiamo stare nella natura. E man mano che le nostre vite progrediscono, ci allontaniamo sempre più dalla natura. E credo che la società in generale, in qualsiasi parte del mondo, soffra di un qualche tipo di disordine da deficit di natura, in una certa misura. E credo che questo film ci riporti a quella meraviglia infantile nei confronti della natura. Sulla grandezza, la complessita' e la bellezza della natura".