AGI - Dopo l’emergenza Covid 2020-2021 il mondo dello spettacolo è ancora in difficoltà. Se le esibizioni dal vivo sono tornate, di meno è tornato il loro pubblico, scrive il New York Times, secondo il quale “intorno a New York e in tutto il paese, il pubblico rimane ben al di sotto dei livelli prepandemici” perché “dai teatri regionali a Broadway e dalle orchestre locali ai grandi teatri d'opera, le organizzazioni per le arti dello spettacolo stanno segnalando persistenti e preoccupanti cali di partecipazione”.
Tant’è che “meno della metà delle persone ha visto uno spettacolo di Broadway durante la stagione che appena conclusasi rispetto all'ultima prima della pandemia di Coronavirus”.
Ad esempio il Met Opera ha visto la sua partecipazione retribuita regredire al 61% della sua capacità, in calo del 75% prima della pandemia, tant’è che molti teatri regionali “affermano che le vendite dei biglietti sono diminuite in modo significativo”, seguita il quotidiano americano.
Il punto di vista di Jeremy Blocker, amministratore delegato del New York Theatre Workshop, il teatro Off Broadway, è infatti che ormai “le persone si sono abituate a non andare nei posti pubblici durante la pandemia e lo faranno ancora per alcuni anni".
E in previsione, molte istituzioni hanno già tagliato la loro programmazione del 10% dopo aver dopo aver visto la partecipazione media del pubblico scendere anche al 40% della capacità dei posti disponibili, già in calo del 62% nel periodo 2018-19.
Tuttavia in questo quadro pressoché deludente se non catastrofico, per fortuna non mancano le eccezioni che dimostrano che una programmazione interessante può ancora attirare il pubblico: alcuni revival di Broadway hanno fatto affari al botteghino, inclusa la commedia matrimoniale di Neil Simon “Plaza Suite” e così è stato anche per l’industria dei concerti, che attrae i clienti più giovani rispetto a molti altri settori delle arti dello spettacolo, è stata un vero punto di forza.
“Live Nation, il gigante mondiale dei concerti, ha recentemente riferito di aver venduto 100 milioni di biglietti per l'intero anno, più che nel 2019”, riferisce il New York Times, che però si non esime dall’annotare che nel compresso “i successi sparsi e i concerti affollati possono distrarre dalla realtà che, per la maggior parte delle istituzioni e degli spettacoli classici e teatrali, la partecipazione è in calo, i prezzi dei biglietti sono bassi, le produzioni sono diminuite e gli abbonamenti o gli abbonamenti sono diminuiti”.
E infatti un recente studio condotto da Trg Arts, una società di analisi, mette in evidenza che su 143 organizzazioni di arti dello spettacolo in Nord America il numero di biglietti venduti è diminuito del 40% nella stagione 2021-22, rispetto a prima della pandemia, e le entrate dei biglietti sono diminuite del 31 per cento.
“L'azienda ha attribuito il declino a una varietà di fattori, tra cui il continuo disagio per il coronavirus e il cambiamento delle abitudini relative alla partecipazione alle esibizioni dal vivo. Un altro fattore rilevato dallo studio Trg Arts: l'invecchiamento del pubblico di musica classica”.