AGI - Le loro ragioni hanno provato a esporle in un manifesto, dopo aver analizzato la situazione esistente in un dossier di 24 pagine. Hanno incassato già l'appoggio di étoile come Roberto Bolle e Alessandra Ferri. Siedono a un tavolo ministeriale da un anno.
Ora hanno deciso di investire l'opinione pubblica di un tema che non è di nicchia, dato che l'Agis, l'associazione dello spettacolo italiana, certifica come nel Belpaese ci siano centinaia di scuole di danza e migliaia di ballerini in attesa di uno sbocco occupazionale. Per questo il 28 marzo saranno a Roma, in piazza Santi Apostoli, a manifestare.
"La situazione del settore in Italia è anomala. Non intendiamo spettacolarizzare la nostra protesta, ma vogliamo dare un segnale", premette con l'AGI Alessandro Staiano, danzatore professionista napoletano uscito dalla scuola del San Carlo di Anna Razzi, che insieme ad Anna Chiara Amirante, Vito Lorusso e Andrea Morelli ha messo in piedi nel 2020 Danza Error System, un'aggregazione di settore che tenta di costruire una svolta per questa professione nel Belpaese che da aprile 2021 fa parte del Tavolo Permanente dello Spettacolo dal Vivo istituito dal Ministero della Cultura.
Le loro proposte per evitare spreco di denaro pubblico e una 'fuga di scarpette' verso altri paesi partono da una mappatura dell'esistente. In Italia la danza è inserita tra le attività delle fondazioni lirico-sinfoniche, ad oggi 14, che reggono teatri alcuni dei quali eccellenze nel mondo. Ma esistono 14 orchestre, 14 cori e solo 4 corpi di ballo più uno. L’attività di balletto dalla maggior parte delle fondazioni è stata esternalizzata ad agenzie e compagnie esterne, italiane ed estere, e nelle opere liriche vengono assunti danzatori con modalità e tipologie contrattuali "che violano il Contratto collettivo nazionale del lavoro, perché non sono contratti subordinati e non vengono assegnati tramite selezione pubblica", spiega Staiano. In alcune opere si utilizzati mimi, o meglio persone scritturate come tali ma poi, di fatto, impiegate come danzatori.
E mentre le scuole di ballo sfornano ogni anno migliaia di ballerini, "essendo rimasti soltanto 4+1 corpi di ballo, i cui posti ormai sono praticamente tutti già occupati, svolgere questa professione nel nostro paese è diventato impossibile". La maggior parte dei danzatori italiani, dopo un lungo e difficile percorso di studi, è costretta a lavorare in paesi esteri. Un caso particolare è quello dell'Arena di Verona, il cui corpo di ballo non esiste più dal 2017. "Da allora a oggi, però, la Fondazione non ha smesso di assumere danzatori, nonostante la chiusura del settore - rivela il dossier - sono stati emanati tre bandi di audizioni pubbliche, nel 2018, nel 2019 e nel 2021, e i contratti stipulati sono stati di tipo subordinato, tutto come previsto dal Contratto collettivo nazionale del lavoro di settore".
Anche chi ha corpi di ballo, ricorre ai precari. Nel 2019, ultimo anno di attività non toccata dal Covid, l’Opera di Roma ha prodotto per il 38% balletti e per il 62% opere liriche e il 67% dei danzatori sono stati assunti con contratto a tempo determinato; il San Carlo di Napoli ha prodotto per il 29% balletti e per il 71% opere liriche e il 63% dei danzatori sono stati assunti con contratto a tempo determinato; il Massimo di Palermo ha prodotto per il 18% balletti e per l’ 82% opere liriche e l’85% dei danzatori sono stati assunti con contratto a tempo determinato.
Il motivo? La necessità di produrre tre anni di bilancio in risanamento per accedere al fondo rotativo previsto dalla legge 112/2013, ha fatto si che l'abbattimento dei costi del personale sia sembrato ai consigli di indirizzo delle fondazioni l'unico elemento su cui agire, e in questo contesto il corpo di ballo era il bacino più aggredibile, sostengono i ballerini.
Le Fondazioni lirico-sinfoniche, nelle proposte attualmente al vaglio dei ministeri preposti di nuova dotazione organica proprio per il balletto, "hanno previsto numerici molto bassi rispetto a quelli storici", sottolinea Staiano, e la maggior parte di esse continua a non avere intenzione di inserire il corpo di ballo tra i settori stabili. Più risorse e dedicate ed extra Fus, invocano quindi i ballerini; definire la natura giuridica delle Fondazioni lirico-sinfoniche, inquadrandole come enti pubblici, modificandone pure la denominazione in Fondazioni lirico-sinfoniche e di balletto, e imponendo loro una dotazione organica interna comprendente tutti i settori artistici, orchestra, coro e corpo di ballo, con dotazione organica adeguata e bilanciata.