AGI – Alla festa del cinema di Roma arriva “I'm Zlatan”, il film sulla vita di Ibrahimovic, calciatore svedese noto in tutto il mondo e attualmente in forza al Milan. L’opera presentata in anteprima mondiale alla rassegna della Capitale, la cui regia è affidata a Jens Sjogren, offre un ritratto molto umano del calciatore, famoso per l’atteggiamento da “duro” che ostenta sul campo di gioco dietro al quale si nasconde una personalità orgogliosamente costruita all’insegna del riscatto sociale.
Figlio di immigrati balcanici, infanzia e adolescenza a Rosengard, problematico sobborgo svedese, Ibra come viene comunemente chiamato, rappresenta il sogno di un bambino divenuto realtà. Una realtà che gli consente di fare il grande salto ma senza dimenticare mai le origini.
Quello che esce da “I’m Zlatan” è un ritratto vero, crudo, curato negli aspetti, che aiuta a capire meglio la personalità del grande campione. Scritto da Jacob Beckman e David Lagercranz il film è stato girato fra Svezia e Amsterdam. L’uscita nelle sale è prevista per l’11 novembre. Alla Festa del Cinema, l'opera è stata inserita fra quelle della Selezione Ufficiale.
Un talento formidabile quello di Ibra, ragazzo alto, spigoloso, un rapporto complicato con il padre e con l’ambiente circostante dove il gioco del calcio diventa la possibilità di arrivare all’emancipazione grazie al quelle sue doti balistiche che gli fanno acquistare fiducia in se stesso lanciandolo, contro ogni altro pronostico, nel firmamento del calcio mondiale.
La carriera parla per lui: Ibra ha giocato in club prestigiosi (Ajax, Juventus, Inter, Milan, Barcellona, Paris SaintGermain, Manchester United), ha vinto già trentuno trofei ed è il primo calciatore a giocare con sette squadre diverse in Champions League.
“Non è un film sul calciatore – spiega il regista – ma sul bambino che cresce”. Ibra stasera non sarà alla proiezione ufficiale a causa di impegni calcistici ma ha comunque mandato un messaggio con cui ringrazia il regista e gli attori per l’opera realizzata.
“Volevamo raccontare la sua storia ma soprattutto evidenziare il suo atteggiamento davanti ai grandi problemi che ha dovuto affrontare – spiega ancora Sjogren –, il campo di calcio era la sfida così come in fondo lo è stato per noi che abbiamo fatto il film su di lui. Dovevamo seguire la sua visione del calcio che nessuno ama quanto lui. Nel film viene evidenziata la sua costanza, il modo in cui affronta tutte le sfide, anche nel rapporto con i genitori. In realtà, non abbiamo fatto un film sul calciatore ma sul ragazzino che cresce. Un storia di formazione”. Rispetto al libro, “Io, Ibra” hanno spiegato gli sceneggiatori, “qualcosa è stato aggiunto con altri particolari. Lui, del resto, ci ha detto di fare il film che volevamo. Abbiamo comunque rispettato la figura vera del personaggio. Quella più profonda”.
Osannato, idolatrato e...temuto!#ZlatanIbrahimović è indiscutibilmente considerato un campione dentro e fuori il campo, ora arriva il film sulla vita di @Ibra_official.
— Lucky Red (@luckyredfilm) October 21, 2021
Presentato oggi alla @romacinemafest e dall'11 Novembre in anteprima mondiale #SoloAlCinema in Italia. pic.twitter.com/alopSQNuBl
Ibra è interpretato dagli attori Dominic Bajraktari nella parte in cui è adolescente e da Granit Rushiti, in quella di giovane adulto. Il film racconta infatti i primi venti anni di vita del campione.
L’opera, hanno spiegato i produttori Mattias Nohrborg e Friedrik Heining, “è la storia dello svedese in vita al momento più famoso. Quando è uscito il libro ci è venuto subito in mente di fare qualcosa. Ci siamo detti: proviamo. Non era facile, anche perché è difficile trovare fondi per film su calciatori e sportivi. Alla fne ci siamo riusciti. E poi con Zlatan è stato comunque semplice perché ha un modo di fare molto simpatico anche se in un primo momento, è prevalso l’aspetto iconico della sua figura verso di noi”.
Addirittura, ha raccontato il regista, Ibra è talmente personaggio che in Svezia, si dice che quando parla nella lingua nazionale, esista una forma di accento che è solo suo, l’accento svedese di Ibra appunto. “Ci ha raccontato altre cose di lui – ha spiegato ancora il regista – e mi ha descritto molto bene come ci si sente quando da ragazzino ti puntano il dito addosso”. Come ha reagito Zlatan vedendo il film finito? Si è commosso. Ricordare la sua infanzia, in un film, da dove veniva e come ha fatto ad emerger, è stata una delle esperienze più belle”.