AGI - Spike Lee ha dato il via al Festival di Cannes con un intervento "militante", nello stile che contraddistingue da sempre l'attività del regista newyorkese, ricordando le vittime nere delle violenze della polizia Usa che hanno dato vita al movimento Black Lives Matter e attaccando i leader di Russia e Brasile.
"Questo mondo è guidato da gangster - ha detto riferendosi a Putin e Bolsonaro".
Lee si è presentato alla conferenza stampa indossando un cappellino nero con la data 1619, anno di arrivo dei primi schiavi in America. Più di "30 maledetti anni dopo" il film Do the Right Thing, ha detto il regista, "ci saremmo aspettati che le persone nere non sarebbero più state braccate come animali"; invece, ha dovuto ricordare "il fratello Eric Gardner" e "il re George Floyd", "uccisi, linciati" dalla polizia.
Lee ha anche attaccato l'ex presidente Usa Donald Trump, chiamandolo "agente arancione": di lui, Putin e Bolsonaro ha detto che "non hanno scrupoli, ne' morale: dobbiamo protestare contro questi gangster".
Rispondendo a una giornalista georgiana che denunciava la situazione degli Lgtb nel suo Paese, il regista americano ha chiesto di condividere questo problema con la stampa internazionale: "tocca ai giornalisti far passare questo messaggio".
Anche il regista brasiliano Kleber Mendonca Filho, che fa parte della giuria, ha criticato la politica del presidente e il suo "disprezzo per la cultura". Si è anche parlato del posto delle donne nel cinema, tema particolarmente sentito da una giuria a maggioranza femminile, dopo le recenti polemiche e il movimento internazionale #Metoo nato proprio nel mondo del cinema Usa.