AGI - Alfredo Cerruti, fondatore e voce degli Squallor, band demenziale degli anni '70 e '80, è morto a 78 anni. A dare la notizia è il suo manager e amico di sempre, Dino Vitola, che in un post su Facebook ne ricorda la "grandissima intelligenza" e il "grande ingegno". "Un grandissimo direttore artistico. Grande autore per la televisione. Un grande uomo perbene" lo ricorda Vitola.
La carriera di produttore discografico di Cerruti era iniziata nel 1962 nella società Edizioni Adriatica. Dal 1970 era stato direttore artistico della casa discografica CBS (nel 1972 diventa produttore esclusivo) e nel 1976, era passato alla CGD. Nel 1982 il passaggio alla Ricordi dove aveva ricoperto il ruolo di direttore artistico fino al 1986. Nella trasmissione 'Indietro Tutta', con Renzo Arbore e Nino Frassica, interpretava il personaggio del Professor Pisapia e, assieme ad Arnaldo Santoro, faceva il verso alle comunicazioni via radio delle pattuglie della Polizia nello sketch Volante 1 a Volante 2.
Con la morte di Cerruti svanisce anche l’originale e più importante parte degli Squallor che, non fosse stato per lui, ispirato dalla visione del film “Il mio amico il diavolo” del 1967, diretto da Stanley Donen e scritto e interpretato da Peter Cook e Dudley Moore, probabilmente non sarebbero mai esistiti e la musica italiana avrebbe perso l’occasione di assistere a inizio e fine di un progetto che era e continua ad essere più unico che raro.
Cerruti nel 1969 allora convoca Daniele Pace, Totò Savio, Giancarlo Bigazzi ed Elio Gariboldi, non solo amici, all’epoca tra i maggiori parolieri e discografici della scena pop italiana, e li convince a stravolgere la loro tradizione, la loro poetica così rodata e consolidata che li ha portati a firmare alcuni dei più noti e cantati evergreen della nostra musica, per gettarsi in un progetto alternativo che resterà, proprio per la qualità dei suoi interpreti, il più provocatorio.
Cerruti stesso definirà gli Squallor come una risposta di notte a quanto di serio i cinque professionisti facevano di giorno, una sorta di liberazione dal perbenismo della scena musicale, e non solo musicale, italiana dell’epoca. Così gli Squallor, senza alcuna programmazione, diventano la prima band di musica demenziale italiana e la prima ghost band forse del mondo, già perché all’inizio nessuno sa chi si cela dietro quelle canzoni che, di fatto, sono proibite, dato che nessun network nazionale vuole trasmetterle e la loro popolarità si diffonde soprattutto grazie al coraggio di piccole radio private di provincia.
Mai un concerto, anche quando le loro identità erano ben note, anche quando nel 1983 esce “Arrapaho”, che vende 180mila copie, e nel 1985 “Tocca l’albicocca”, che sfiorerà anche la top ten degli album più venduti; probabilmente perché l’intenzione di Cerruti e compagni non era quella di far diventare gli Squallor un progetto serio, stabile, definitivo, come lo erano le loro singole carriere di soddisfazioni e brani che resteranno per sempre nella storia della nostra musica; ma restare una spina nel fianco del cantautorato italiano e, forse, della stessa società italiana, che sbeffeggiavano con irripetibile irriverenza.
La loro storia, date le premesse, procederà a singhiozzo si concluderà nel 1994 con “Cambiamento”. Le canzoni sono cantate da Gigi Sabani che sostituisce Totò Savio, impossibilitato da un intervento chirurgico che ne ha compromesso le corde vocali; ma l’Italia, all’indomani dello sbarco delle tv private, ha già sdoganato praticamente tutto, per cui anche gli Squallor perdono parte del senso della loro esistenza. Il loro destino era evidentemente quello di restare una parentesi che continua a rimanere unica nel suo genere e certamente inimitabile.