“I vostri ricordi che mi riguardano raccontateli soltanto quando sarò in “orizzontale”. Così raccomandava ai suoi parenti Alberto Sordi che, geloso della sua privacy, aveva una vita privata blindatissima. E così ha fatto suo cugino Igor Righetti, (la mamma dell’attore, Maria Righetti, era la sorella di suo nonno ) che, racconta all’Agi, l'attore ha sempre considerato uno dei nipoti per via della differenza d’età.
Giornalista nonché autore e conduttore del celebre “Il ComuniCattivo” in onda per 12 anni su Rai Radio 1, Righetti l’ha preso parecchio in parola. Ha aspettato il centenario della nascita per pubblicare (con Rubbettino editore) il suo “Alberto Sordi segreto- amori nascosti, manie, rimpianti, maldicenze” che definisce “un po’ una biografia corale, un po’ un libro inchiesta”: pieno di aneddoti (la passione per la Nutella, la sorella che gli comprava i vestiti perché lui era troppo indolente per farlo), di minuziose ricostruzioni relative ai rapporti controversi con colleghi celebri (vedi Nino Manfredi e Carlo Verdone) e, in un capitolo dedicato (“il suo ultimo desiderio: destinare la sua villa a un orfanotrofio”), alla tesi relativa al fatto che la trasformazione di villa Sordi a museo gestito dalla Fondazione museo Sordi, erede universale del patrimonio di Aurelia Sordi, non rispecchi il desiderio del celebre zio: “Diceva che nella sua casa non c’era mai stato il sorriso di un bambino”, chiarisce Righetti “dopo aver costituito la Fondazione per gli anziani e quella per i giovani artisti con poche possibilità economiche, l’apertura dell’orfanotrofio sarebbe stato il compimento della sua grande generosità umana”.
L’uscita nelle librerie, prevista per il 9 aprile, è stata fermata dalla pandemia e in attesa che si torni alla normalità l’editore l’ha fatto uscire online, sul suo sito, con le copie autografate dall’autore nonché in versione eBook in tutti gli Ebookstore online.
Arricchito dal cd del brano “Alberto nostro” che Righetti ha composto e interpretato con Samuele Socci, il libro che tra ricerche e stesura ha richiesto tre anni di lavoro è già molto venduto, racconta l’autore, oltre che in Italia, anche in Argentina, a Sidney e negli Stati Uniti a cominciare da Kansas city, dove, grazie alla celebre citazione di “Un americano a Roma”, Sordi era stato dichiarato cittadino onorario.
Il libro, introdotto dalla prefazione di Gianni Canova, è ricco di testimonianze di parenti, amici e personaggi del mondo dello spettacolo che hanno lavorato con l’attore, come Pippo Baudo, Rino Barillari, Sandra Milo e Elena de Curtis, la nipote di Totò, di foto d’epoca, alcune provenienti dagli album di famiglia, e di aneddoti e ricostruzioni minuziose.
Baudo racconta la passione di Sordi per il Campari soda e di come lui glielo facesse sparire dai minibuffet Rai per evitare che perdesse lucidità in diretta, Patrizia De Blanck, una delle fidanzate dell'attore, rievoca la loro love story degli anni Settanta e sostiene anche lei che “Sordi, gelosissimo del suo privato, avrebbe preferito che la sua casa andasse a “un istituto religioso per bambini privi di famiglia”.
Ci sono poi le testimonianze di Rodolfo Porzio, per lunghissimi anni medico di famiglia e amico di Sordi, quella di Sabrina Sammarini, figlia di Anna Longhi, l’indimenticabile “buzzicona” de “Le vacanze intelligenti” ex custode e sarta negli studi ex Safa Palatino di produzione che Sordi trasformò in caratterista-star. E poi i motivi per cui non l’attore non volle mai interpretare un politico (“Già recitano di loro, sarebbe una sovrapposizione”), il rifiuto, negli anni Cinquanta, della candidatura a sindaco di Roma che gli arrivò dalla Democrazia cristiana, il rimpianto per non aver mai ricevuto un Oscar, il terrore per i funghi (li credeva tutti velenosi e non li mangiava mai) e la scaramanzia che non lo portava mai a pronunciare la parola morte.
Righetti è andato a scovare anche l’ultimo parente rimasto a Valmontone, dove il nonno di Sordi faceva il fornaio, e ha rimesso a posto i rapporti con Verdone e con Manfredi:“La ruggine tra di loro nacque quando Manfredi disse in un’intervista che Sordi nella sua vita attoriale aveva interpretato solo se stesso. Lui non apprezzò e comunque non lo aveva mai considerato un vero amico, anzi ci svelò che se lui era avaro, Nino era tirchio”.
A proposito di soldi, adesso Righetti si è appena reso protagonista di un appello pubblico invitando la Fondazione museo Alberto Sordi ad aiutare con una donazione lo Spallanzani o un’altra struttura ospedaliera nell’emergenza coronavirus: “Alberto lo avrebbe fatto subito” spiega, chiarendo di aver voluto celebrare suo zio con un libro “lontano dai luoghi comuni, dalle tante inesattezze e invenzioni dette finora da chi afferma di essere stato grande amico e confidente di Alberto, dal pressappochismo becero e dalle numerose falsità raccontate da chi ha bisogno di trarne vantaggi esclusivi. Da quando è morto sembrano diventati tutti suoi amici. Ma era davvero così?”. Non per niente il libro si chiude con un’eloquente espressione celebre di Sordi: “Pussa via”.