S almo, Salmo, Salmo, Salmo… non è la rievocazione di uno spirito o il testo di un coro da stadio, ma quello risultante la lettura della classifica italiana su Spotify. Leggetevelo 13 volte, esattamente come il numero di brani del suo nuovo album, “Playlist”, fino alla posizione 14 (i Maneskin sono riusciti a conservare la 10) e avrete idea di che razza di bomba atomica stiamo parlando.
Non poteva essere altrimenti, la nuova uscita del rapper sardo ha letteralmente infranto tutti i record possibili. E questa è un’ottima notizia sotto diversi aspetti. Prima di tutto perché è un album stupendo, il migliore di un genere che grazie ad artisti come lui, Caparezza e Willy Peyote ha finalmente assunto una posizione culturalmente valida, alta, che scavalca l’aspetto strettamente musicale e può finalmente essere considerata Arte (si, con la A maiuscola) e Cantautorato (si, con la C maiuscola).
Incenerito il record di Sfera Ebbasta
E la prima buona notizia se ne tira dietro una seconda: il pubblico italiano quando si trova di fronte a qualcosa di indiscutibilmente ben fatto riconosce la differenza e gli tributa il successo dovuto, ed è una notizia che aspettavamo da quando il record di presenze in classifica lo deteneva Sfera Ebbasta (che comunque troviamo al primo posto in un featuring che sarà il più ascoltato ma anche il più pop e leggero dell’intero album), facendo credere a ben ragione alla critica tutta che la discografia italiana, se quella era la linea che si intendeva seguire, aveva ben poche speranze di ritrovare splendore.
Oggi invece arriva Salmo, ascoltato sulla piattaforma di Spotify, in un solo giorno, 9.956.884 volte. Record. La “rockstar” di Cinsello Balsamo si era “fermato” a 6 milioni e un posto nella Global Chart; Salmo in quella classifica di pezzi ne ha infilati 8. Altro record, altra ottima notizia. Forse per la prima volta, e in questo si che il rapper arrabbiato si dimostra essere probabilmente unico nel nostro panorama, abbiamo un prodotto completamente in linea con il sound che va di più nel mondo e che possiamo esportare a testa alta.
Tredici tracce, tredici successi
Ripetiamo, niente è un caso. Sono anni che gli addetti ai lavori dicono un gran bene di Salmo; i più appassionati del genere aspettano da tempo con le orecchie tappate già consci dell’esplosione alla quale sapevano di dover assistere. E lui ha mantenuto tutte le promesse: il disco è una sequela di pezzi uno più bello dell’altro. 90MIN è un fulmine che illumina le nefandezze di questo paese, una canzone precisa come una fotografia che preferiamo non tenere perché non ci teniamo a rivederci venuti così male; e poi 'Stai Zitto', pezzo in cui incrocia le rime con Fabri Fibra: rap allo stato puro; un featuring vero che non puzza di operazione commerciale.
E ancora 'Ricchi e Morti', che parla si della voglia di accumulare “grano” o “cash” ma che non si trascina dietro quella solita sequela di luoghi comuni machisti che ti fa salire nel cuore la compassione e la ridarella. 'Ho paura di usciue', 'Pmx', 'Il cielo nella stanza', quest’ultima insieme a Nstasia, ogni pezzo una storia, un’esplosione dal sound maturo, sicuro, autorevole, da grande professionista.
Un album così meravigliosamente arrabbiato, con il rap che torna a fare la parte del rap, che torna a parlare dritto per dritto, glorificando la parola in maniera intelligente e onesta. Sono già fuori le date dei tour nei palazzetti e si prevede un successo più che clamoroso, giustificato. Sensato. “Playlist” piazza Salmo nell’olimpo dei migliori e speriamo che tra quei quasi 10 milioni di ascoltatori ci siano anche colleghi e, soprattutto, giovani interessati a far carriera, che capiscano che con la musica non si scherza.