B entornati nella rubrica che tenta di spiegarvi ogni settimana il motivo per cui i vostri figli stanno chiusi in camera ad odiarvi e la storia di chi ne canta il loro dolore. Perché, dai, tutti siamo passati da quel periodo lì, quando il cervello comincia a camminare per i fatti propri e ti accorgi di tutte le incongruenze, le passioni, le disattenzioni e i difetti di questo mondo e la tua testa si riempie più di domande che di risposte. Non ve la ricordate più quella stanchezza che sentivate sulle spalle ogniqualvolta i vostri genitori aprivano bocca? Come se qualcuno per scherzo si fosse appeso di nascosto alle vostre clavicole, solo per rendervi tutto letteralmente insopportabile. Quei pomeriggi lunghi e bui, a lottare contro un libro di scuola, guardando fuori dalla finestra e sognando l’arrivo di qualcuno che vi capisse, un alieno probabilmente, chiunque tranne che i vostri genitori. E allora mettevate nello stereo una cassetta o un cd e pensavate al futuro, ma vedevate solo nero, non riuscendo in effetti ad arrivare non più in là del giorno dopo, di quel compito in classe e quella ricreazione dove quella ragazzetta che avreste dato via un braccio affinché vi guardasse guardava regolarmente da un’altra parte.
E ve la ricordate quella rabbia? Quella voglia di spaccare tutto, di fuggire in strada solo per correre il più lontano possibile? La buona vecchia rabbia adolescenziale. Scoprirete solo molti anni più avanti quanto quella rabbia rendeva fieri i vostri genitori, contenti di avere un figlio che si ribellava agli schemi dentro i quali loro erano costretti a farvi rientrare. Fai i compiti, pranzi e cene a casa, non stare troppo vicino alla tv che mi diventi scemo. E poi, diciamolo, un po' scemo lo sei diventato sul serio e forse sul serio è stata un po' colpa della tv, non perché la guardavi da troppo vicino ma solo perché la accendevi. E ora? Ora che state dall’altra parte? Riuscite a fare gli amiconi dei vostri figli come avete sempre desiderato o piangete silenziosamente quando vi accorgete che siete diventati esattamente come avevate giurato di non diventare mai? Lasciate perdere, la risposta la conosciamo tutti quanti. Ma ora tocca comunque a voi, nonostante la vita alle volte sembra sopraffarvi, nonostante vi guardiate indietro e quelle cassette sembrano registrate ieri, dovete fare i conti col fatto che ora al posto di quelle cassette ci sono le playlist di Spotify, una roba che ve l’avessero spiegata vent’anni fa li avreste guardati come Doc guarda Marty in Ritorno al Futuro quando si incontrano per la prima volta nel 1955. E invece eccoci qui, e con tutta questa roba nuova bisogna imparare a conviverci, senza fretta, senza rabbia; andate a sbirciarla allora quella playlist di Spotify dei vostri figli, oggi, probabilmente, ci troverete dentro l’ultimo singolo di Salmo, il rapper arrabbiato.
SCHEDA
Sulla carta avremmo potuto (dovuto), rimandare il racconto di Salmo all’uscita del disco che avverrà a breve, ma aspettare, per altri motivi, più morali che giornalistici, non sarebbe stato opportuno. Un po' perché 90MIN, uscita il 21 settembre si piazza sulla suddetta piattaforma Spotify immediatamente al primo posto della classifica italiana, con ascolti che a momenti raddoppiano quelli Gue Pequeno e Capo Plaza (insieme in un’orripilante Trap Phone) e sfiorando in nemmeno dieci giorni il milione di visualizzazioni su YouTube senza nemmeno aver fatto uscire un video ufficiale, e un po' perché il pezzo arriva, e chissà che non sia tutto calcolato al minuto, in un momento storico della storia del nostro paese che ci fotografa talmente bene che Mr. Oliviero Toscani scansati un attimo.
90MIN è un pezzo talmente importante che parlare della storia personale di Salmo risulterebbe essere una imperdonabile perdita di tempo, ma siccome questo è pur sempre un articolo vi diciamo che il nostro protagonista della settimana in realtà si chiama Maurizio Pisciottu, viene da Olbia, inizia a rappare che ancora puzza di scuole medie, raggiunge il successo con un album molto bello dal titolo Midnite, vanta feat con i migliori rapper della scena italiana (da Gemitaiz a Nitro, da Madman a Noyz Narcos), è bravo anche dietro la macchina da presa, come testimonia l’ansiogeno video di Sabato di Jovanotti (per il quale ha aperto diversi concerti) e il gossip rosa lo vuole fidanzato con Greta Minardo, bellissima campionessa di kitesurf freestyle di 14 anni più giovane.
Ok, ora possiamo tornare a 90MIN, il pezzo che fa vibrare la porta chiusa a chiave della cameretta dei vostri figli. Questo nuovo singolo di Salmo potrebbe anche portarvi a condividere, forse per la prima volta, la stessa rabbia con i vostri pargoli. È un pezzo che parla di noi, di cosa è diventato questo paese, mettendo tutti sotto lo stesso tetto, inermi mentre tutto crolla come nel finale di Fight Club. Allora quella porta potreste per la prima volta aprirla di botto con una spallata, guardare i vostri figli in faccia, chiedergli scusa per la situazione nella quale li avete messi al mondo senza che loro avessero colpa, ”ma non era così che doveva andare” potreste provare a spiegarvi, non lo sognavate così il mondo, come scrisse una volta Baglioni in un suo pezzo splendido, “occhialuti e un po' confusi nei cortei”. Potreste chiedergli di alzare il volume e prendere a pugni il muro insieme, ma non troppo forte che prima che quel muro diventi effettivamente di vostra proprietà dovrete pagare un mutuo che se ci pensate vi vien voglia di buttarvi giù dalla finestra o punirvi severamente ascoltando l’intera discografia di Young Signorino (che comunque non supera il quarto d'ora scarso).
Si, è un’Italia dove “La tecnologia che ci porta lontano” ci fa far fatica “a parlare italiano”. Si, è un’Italia dove se parli un po' di più invece di metterti la scorta te la tolgono, con l’informazione che non informa e i razzisti che ascoltano l’Hip Hop, effettivamente “qualcosa non torna”. Un’Italia comandata dai “Poteri forti: aprono i conti ma chiudono i porti. Rubano i soldi, impossibile opporsi”. Un’Italia dove siamo costretti a vivere “Lottando in un mare di odio, affogati dai nostri rimorsi” dove pensiamo troppo ad essere italiani e ci dimentichiamo di essere umani. E poi un parlato, inevitabile, “Avvisiamo i signori passeggeri che questo aereo si sta per schiantare al suolo. Allacciate le cinture”.
E voi potrete stare lì incazzati come Salmo, affaticati dal rancore, un affanno che non accenna a nascondere, come se quelle parole fossero rimaste incastrate nel petto per secoli e poi finalmente rigurgitate di getto; incazzati come i vostri giovani figli, certamente più incazzati di quando eravate giovani e figli. Una rabbia che potrebbe unirvi se avrete la capacità di stare ad ascoltarla, di darle credito, se smetterete di trattarli come se fossero neonati incapaci di intendere e di volere, se smetterete di provare a raccontargli la favoletta che tutto va benissimo, che non siamo in costante pericolo di capitolazione, se sarete pronti a stringergli la mano e insieme assistere all’inizio, come ci avvisa il ritornello, dello “show”, e sarà “come volare in economy ma senza le buste del vomito. Corpi vestiti di graffi/Le facce che cercano schiaffi/Ma trovano sempre gli applausi”. 90 minuti di applausi.