AGI - Pop, molto pop, pure troppo. Parafrasare il mitico Thomas Prostata, personaggio di fine anni ’90 di “Mai dire Gol” (ma lui diceva “pulp”), alla fine del primo live del TZN Tour 2023 di Tiziano Ferro viene del tutto spontaneo. Erano sei anni che il cantautore di Latina non si trovava su un palco dinanzi al proprio pubblico ed è chiaro che il momento potesse provocare una certa naturale emozione.
Un’emozione imponente, energica, che Tiziano Ferro, essendo un essere umano, anche dall’evidente spiccata sensibilità, fa fatica a contenere, cosa che, intendiamoci, rende lo spettacolo molto coinvolgente, specie per i fan intervenuti in questa data zero allo stadio Teghil di Lignano Sabbiadoro. In questo senso Ferro se la gode proprio, non la maschera, anzi, ci gioca, la sottolinea, la ricerca fortemente, forse esagerando anche un po', rischiando di scadere nella pomposità, nella plastificazione o, peggio, nell’insincerità; ma partiamo dall’inizio.
Una struttura imponente (ideata e realizzata magistralmente da Claudio Santucci) avvolge le performance di Ferro con un muro di schermi led di oltre 800 mq; uno show davvero impressionante, uno dei migliori visti negli ultimi anni, anche mettendolo a confronto con grandissime star internazionali; c’è una band, ma viene tranciata in due e posizionata, diremmo quasi emarginata, agli estremi laterali di un palco molto molto largo, per cui alla fine praticamente sparisce.
Il palco così è tutto a disposizione del cantante, che lo calca da mestierante vero quale è, con grande energia, grande carattere e, soprattutto, con una voce effettivamente impressionante, di una precisione millimetrica, talmente millimetrica che, lo ammettiamo, abbiamo quasi pensato che in certi punti si sia servito del playback e, naturalmente, sia preso come un complimento.
Lo show è godibilissimo perché Tiziano Ferro ha un repertorio di grande valore, la scaletta, che propone quasi esclusivamente singoli, è composta da oltre trenta brani per oltre due ore di show durante il quale ripercorre la sua ultra ventennale carriera colma di successi; “La Differenza Tra Me E Te”, “Sere Nere”, “Ti Scatterò Una Foto”, “Xdono”, “Ed Ero Contentissimo”, “Stop! Dimentica”, “La fine” (cover di Nesli da lui portata al successo), “Rosso relativo”, “Non me lo so spiegare”, insomma tutti i brani che lo hanno portato ad essere l’artista amato che oggi è.
Si canta, ci si diverte, l’atmosfera forse paradossalmente si rompe, o perlomeno acuisce quel senso di pop emotional quasi televisivo, proprio quando si pesta sull’acceleratore delle emozioni, come per la videolettera in ricordo dell’amica Raffaella Carrà, proprio prima di cantare “E Raffaella È Mia”, una roba da far impallidire anche la Barbara D’Urso più agguerrita.
Per fare un altro esempio, se un cantautore scrive una canzone davvero splendida come “La Prima Festa Del Papà”, cantata, dati i tempi ed i trascorsi, con un pathos autentico, onesto, commosso e commovente, che bisogno c’è di andare oltre anticipandola con i video privati dei suoi splendidi bimbi? Per godersi quei teneri “Oooohhhh” da parte del pubblico? È una necessità per un artista del calibro di Ferro, certamente tra le migliori voci maschili dell’attuale panorama musicale italiano? A nostro parere no ma, ci mancherebbe, de gustibus non est disputandum.
Forse Tiziano Ferro non si è reso ben conto, o nessuno gliel’ha detto, quanto già si percepisca forte la sua passione, la sua capacità di farsi trapassare dalla musica, che da lui, quasi violentemente, erutta, come se non riuscisse a contenerla tutta dentro il suo corpo, come se fosse ricattato dalla propria umanità; forse nessuno lo ha avvisato della luce negli occhi mentre sta semplicemente fermo e canta, che per smuovere qualcosa dentro chi ascolta non c’è bisogno di coriandoli e fuochi d’artificio da prediciottesimo napoletano.
Tutto esagerato, eccessivo, in certi punti si perde totalmente il senso della misura, tanto da perdere di vista il fatto che stai assistendo al concerto di un artista molto preparato che canta canzoni molto belle, ma che ti viene così addosso che quasi non lascia spazio alla tua di emozione nell’essere lì, con lui, a condividere un momento, che poi è il motivo per cui uno paga il biglietto per assistere ad un concerto.
Questa proposta pop così accentuata, in stile “ammmericano”, finisce inevitabilmente per distrarre dalla vera forza di Tiziano Ferro: i pezzi; ed è un peccato perché lui ne ha davvero tanti e tutti particolarmente resistenti al tempo che passa, alcuni che rappresentano una delle più convincenti avanguardie pop a disposizione nel carnet della musica italiana. Pop insomma, molto pop, pure troppo.
Certo, da prendere in considerazione che si tratta di un ritorno sul palco dopo ben sei anni, davvero tanti per un artista, tant’è che ha perfino deciso di rinunciare all’incontro con la stampa nazionale giunta sul posto per lui. Ma, in generale, forse tutto un po' meno avrebbe reso tutto un po' di più; forse Ferro ha subito l’esordio, probabilmente quando il tour si stiracchierà in tutta Italia e lui avrà diluito questa forte carica emotiva, tutto andrà un pochino meglio.