AGI - Un’aspra battaglia in dieci pezzi combattuta contro i nostri fantasmi, contro quelle entità che si sono aggrappate alla nostra vita attraverso le cicatrici che ci hanno procurato. I fantasmi di Maria Antonietta sono anche i nostri, soprattutto perché queste dieci canzoni sono talmente splendide che alla fine ti senti parte di questa battaglia, senti l’odore della terra ancora calda dello scontro, percepisci il tuo corpo sanguinare, perderti in una stanchezza gloriosa, soddisfatta, definitiva. Questo fanno le canzoni quando sono belle canzoni, ti risucchiano dentro i più disparati vortici emotivi, schiavi della nostra introspezione, vincolati al pensiero, per migliorarci ancor prima di intrattenerci.
Maria Antonietta è cantautrice di altro pianeta, che può vantare la sensibilità dei grandi pensatori, di quelli che la vita tentano di capirla e non solo di dribblarla, di quelli che non si lasciano in pace e ci permettono di percorrere serenamente la strada che va dritto al cuore della nostra profonda umanità grazie al fatto che sono stati loro a solcarla, ad accollarsi la parte più faticosa della faccenda.
“La tigre assenza” è un disco straordinario, canzone d’autore di altissimo livello, un’opera d’arte vera che poco o niente ha a che vedere con ciò in cui la musica si sta tristemente trasformando, un concept album eroico in una discografia mordi e fuggi; un album femminile in quanto rimane estremamente sottile ed intensa e fascinosa l’interpretazione che Maria Antonietta tira fuori quando canta, un album femminista perché si percepisce chiaramente l’energia che l’artista, anche in quanto donna, tira fuori per combattere i suoi demoni. Ed ucciderli.
È certamente un disco il cui focus è l’introspezione, la ricerca dentro te stessa, più che una mera narrazione oppure un esercizio stilistico fine a se stesso… Sentivi che era questa la tua necessità in questo momento?
"Sicuramente è un disco molto introspettivo, racconta delle storie che sono sedimentate dentro di me, ha il suo fulcro attorno a degli assenti, per questo il titolo, perché condensava il concept. I brani sono dei dialoghi con degli assenti che hanno tanto potere su di te, più con l’invisibile che col visibile, e raccontarli non è semplice, rendere universali delle storie così personali, interessanti o comunque utili per qualcun altro, al di fuori del tuo mondo mentale, non era scontato. Era una bella sfida, un disco per l’elaborazione di un bel carico emotivo, ma non avevo molta scelta, si è autoimposto".
Cosa ti piacerebbe che rimanesse in chi lo ascolta?
"Mi piacerebbe che rimanesse un senso di empatia. Nella mia vita ho ascoltato tanta musica perché era bella ma anche perché mi faceva sentire meno sola, mi piacerebbe accadesse questo; perché sentirsi in scacco, influenzato da assenze che diventano presenze ingombranti è una cosa che appartiene a tutti e vedere qualcun altro che cerca di liberarsi da questo potere occulto ti può fare sentire meno solo nell’avventura".
Scrivere canzoni davvero aiuta ad esorcizzare certe sensazioni?
"Io penso che le parole siano molto potenti, non solo perchè fanno esistere le cose dal nulla, ma io penso che quando ti trovi ad elaborare e sciogliere dei nodi, nel momento in cui riesci ad esprimerli con le parole, quelle cose perdono potere. Sei tu che dai forma a certe cose, che le fai esistere, quindi riesci a prenderne le distanze se vuoi, non solo nella dimensione artistica, anche nella vita di tutti i giorni; quando riesci a dire una cosa e riesci ad elaborarla con le parole sei già molto avanti, per questo la base di ogni rapporto umano è spiegarsi, dirsi le cose, sembra scontato, banale, ma quel livello li è fondante".
Un concept album nel 2023 suona come un atto eroico…
"Oggi è un atto di totale incoscienza. È frutto di una scelta non molto libera, quando scrivi un disco o un libro ad un certo punto l’opera si fa da sola, non ero partita dall’idea di scrivere un concept. È uscito in questa forma, la forma che evidentemente doveva avere, non so se dentro c’è la politica, ma è un atto politico, fatto senza alcun tipo di supponenza, di presunzione, aderisce semplicemente a chi sei. Io sono questa cosa qui, spesso fuori dal tempo, con il suo sapore, o ti piace un sacco o ti fa schifo, ma ha un sapore".
È più un disco femminile o femminista? O entrambi?
"Penso che non ci sia nulla di più femminista che utilizzare la propria voce senza censura ed edulcorazione, dire ciò che pensi, quello che vuoi, è un atto femminista. Ma io posso scegliere poco, non posso fare altrimenti, quindi si, è assolutamente un disco femminista, come tutti i miei dischi. Dialogo con degli assenti ma anche con altri interlocutori, sempre alla pari, cercando di dire quello che sono io, con le mie difficoltà, i momenti di dubbio, ma anche la spavalderia e il coraggio di essere quello che sono".
Negli ultimi anni si è parlato tanto della posizione della donna nel mondo della musica…
"All’inizio della mia carriera ho vissuto un momento non felicissimo, ero molto più piccola e debole e uscì quel disco con dei testi molto crudi, molto intensi per una che ascoltava il rock, ma in quel momento in Italia era così. Andò molto bene, ma ricevetti un sacco di insulti sessisti sui social, pagine e pagine di insulti di ogni genere, e fu molto strano per me che venivo dal punk femminile, fu un po' uno schiaffo, una discesa nella realtà, mi sembrava impossibile che si potessero anche solo immaginare certi commenti. Nel tempo le cose sono cambiate, c’è una sensibilità differente, c’è da scardinare una forma mentale, questo è il dramma, le donne stesse hanno interiorizzato certi schemi mentali".
Stai diventando l’artista che volevi diventare quando hai cominciato questo percorso?
"A questo punto del percorso mi sento molto bene, mi sento molto libera, mi sento molto tranquilla rispetto a quello che faccio e scelgo di fare, molto aderente a chi sono. Non c’è nulla di quello che sto facendo che sento che non mi rappresenta, sono molto fiera del percorso che ho fatto, sempre fedele alla mia natura, che non sempre ti fa fare scelte produttive, ma tutto dipende dalla tua scala di priorità spirituale. Per me è una vocazione questa, è una scelta molto totalizzante, per me l’obiettivo è una ricerca autentica che mi faccia progredire prima ancora che come musicista e scrittrice, come donna; così mi dedico tutto il giorno a ciò che amo. Il mio obiettivo sento di averlo raggiunto, perché mi sento felice, è una cosa inimmaginabile, qualche anno fa non l’avrei creduto possibile".