AGI - Molti artisti hanno scelto di cantare brani propri o del proprio ospite, interessanti però le scelte di quei pochi che hanno deciso di azzardare, in particolare Colapesce Dimartino con Carla Bruni in "Azzurro" di Adriano Celentano; i Coma_Cose con i Baustelle che canteranno "Sarà perché ti amo" dei Ricchi e Poveri; Rosa Chemical con Rose Villain interpreteranno “America” di Gianna Nannini; e poi Shari con Salmo un medley di Zucchero. Ma questa serata, seppur divertente, a cosa serve al Festival?
Prima di tutto ci si dovrebbe interrogare sulla logica dietro l’organizzazione di una serata del Festival durante la quale i cantanti, in gara con una determinata canzone, debbano essere giudicati sulla base dell’interpretazione della canzone di un altro, come se Sanremo fosse un talent qualsiasi. Nessuno si lamenta, per l’amor di Dio, prima di tutto perché l’indignazione attiva nei confronti di uno show televisivo, a pensarci bene, è intento piuttosto sciocco, magari ce la possiamo risparmiare per argomenti vagamente più scottanti.
La classifica generale della terza serata.
— Festival di Sanremo (@SanremoRai) February 10, 2023
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In seguito perché, effettivamente, la serata dei duetti è probabilmente la più divertente dell’intera settimana sanremese, specie di queste ultime settimane sanremesi, quelle organizzate da Amadeus, che ha deciso, ma ne è suo diritto, di ingolfarle di partecipazioni, rendendole così una lungaggine ai limiti del fisicamente tollerabile.
Quindi ben venga la serata del venerdì, noi ne andiamo matti, solo che sarebbe interessante ragionare insieme sulla cosa, un po' come sul televoto, che macchia in maniera decisamente visibile la credibilità stessa del premio. Per dire, qualcuno saprebbe citare un solo premio importante, credibile, in ambito artistico o meno, che viene assegnato attraverso il televoto? Ecco, appunto.
In generale bisogna dire che su 28 esibizioni previste, pochi cantanti in gara hanno approfittato dell’occasione per tirare fuori qualcosa di spiazzante o anche solo accattivante. Impossibile non notare quante autocitazioni, che appaiono piuttosto sgarbate rispetto una serata che, se rappresenta una pausa dalla gara (anche se poi, di fatto, incide sulla gara; e anche su questo punto due domande due, le avremmo), allora che sia vero e proprio show, non un modo per sgraffignare qualche spiccio dal portafoglio di mamma SIAE.
Non che uno abbia qualcosa contro Anna Oxa, e men che meno per quel capolavoro di “Un’emozione da poco”, ma possibile che non c’era un pezzo, uno solo, con il quale avrebbe potuto deliziarci con la sua classe ed il suo carattere, in interi decenni di pop italiano e mondiale? In questo senso, decisamente più concepibile la scelta dei Cugini di Campagna, che è logico che debbano cantare “Anima mia”, anche solo per far capire ad una fetta di pubblico chi sono e perché sono lì; sarà interessante rivedere con loro sul palco Paolo Vallesi, ingiustamente perso di vista, fuori nel 2022 con un bel doppio disco in occasione dei suoi 30 anni di carriera, e poi “La forza della vita”, che razza di bellissimo pezzo è.
Giusto per continuare, un’intera generazione ha pianto ogni liquido corporeo disponibile accompagnato da “La mia storia tra le dita” di Gianluca Grignani, figuriamoci se non ci fa piacere sentirla in duetto con Arisa, che è una delle nostre voci più belle, ma non c’era proprio niente niente di diverso?
Il duetto tra Giorgia ed Elisa, che prevede l’esecuzione dei brani “Di sole e d'azzurro” e “Luce (tramonti a Nord Est)”, ampiamente pronosticabile come il più votato della serata, lo possiamo considerare legittimo in quanto chiusura di un cerchio, nel 2001 infatti una giovane Elisa, che per farla andare a Sanremo Caterina Caselli dovette ingaggiare Zucchero per convincerla, vinse il Festival mettendosi alle spalle proprio Giorgia, che avrebbe forse parimenti meritato. Bella storia. Ci sta.
E a proposito di cerchi che si chiudono, impossibile non pensare agli Articolo 31, che vivono questo Sanremo all’insegna della reunion, innanzitutto tra di loro, il brano che hanno scelto per gareggiare è proprio un omaggio alla propria storia, e ci sta, e poi reunion con Fedez, dopo la nota bagarre con J-Ax; quindi, che poi suonino un medley dei loro successi è totalmente comprensibile, sono lì esattamente per quello.
Tutto sommato possiamo anche gioire del regalo in serbo per noi da parte di Leo Gassmann che porterà sul palco Edoardo Bennato, un uomo che c’ha le favole in testa, uno che davvero ha avuto la capacità di smuovere le colonne del nostro sistema con una manciata di note e parole. Bisogna anche dire che ai Modà, “Vieni da me” de Le Vibrazioni, calza proprio a pennello, l’esibizione poi già ce la pregustiamo, quasi certamente il pezzo sarà suonato con quella fame di rivincita per un regno, quello che quella sera sarà dinanzi a loro, che né i Modà e nemmeno Le Vibrazioni, per motivazioni diverse, sono riusciti a tenersi, si suonerà certamente con la grinta di chi vuole riprender terreno al passato; e siccome questa battaglia la comprendiamo a pieno, siamo con loro.
Olly vince il premio “idea geniale”, sul palco insieme a Lorella Cuccarini ci teletrasporteranno negli anni ’90 con un cult mai abbastanza celebrato: “La notte vola”. Un po' come Will che canterà “Cinque giorni” con Michele Zarrillo, il pezzo spezza il cuore, intendiamoci, ma forse da un giovane ci aspettavamo qualcosa di più fresco; ma anche quello sarà un momento karaoke niente male.
Il duetto tra Ultimo ed Eros Ramazzotti suona un po' come un passaggio di testimone ufficiale, d’altra parte abbiamo spesso scomodato paragoni azzeccati per quanto riguarda l’eredità, certamente raccolta da Ultimo rispetto alla dinastia del cantautorato romano; Venditti? Certo, si, innegabile, ma il ragazzo effettivamente ha delle venature pop che lo portano anche in direzione Ramazzotti. Qualcosa ci dice che l’esibizione che vedrà impegnati gIANMARIA e Manuel Agnelli, che rievocheranno la meravigliosa “Quella che non c’è” a firma Afterhours, ci darà grandi soddisfazioni, perché anche se tra gIANMARIA e gli Afterhours c’è un intero universo di vocali pronunciate correttamente, la spinta malinconica è in qualche modo similare essendo la malinconia, come ci tocca constatare in prima persona saecula saeculorum, un sentimento senza tempo.
E poi ci sono Paola&Chiara, celebrate all’improvviso come le salvatrici del pop italiano, le dee la cui assenza ha trafitto mortalmente al cuore l’italica discografia; evidentemente coinvolte in questa rinnovata narrazione, decidono di fare l’unica scelta conseguenzialmente logica: Paola&Chiara cantano Paola&Chiara, un medley dei loro più importanti successi accompagnate da Merk&Kremont, un duo di giovani dj, che in pratica non vuol dire quasi nulla, come se dicessimo che “Mai dire gol” lo presentavano Gennaro e Luis. Comunque, ottima notizia il fatto che Paola&Chiara abbiano abbastanza “importanti successi” da riempirci un intero medley.
E ora veniamo alla ciccia: in tutta onestà tremiamo all’idea di Ariete e sangiovanni alle prese con “Centro di gravità permanente”, Battiato è lontano da tutto, sia chiaro, ma se fosse, appunto, un centro di gravità permanente, un pianeta a sé, di certo l’idea di musica, legittimamente teen, di Ariete e sangiovanni (diciamocelo, soprattutto sangiovanni), è quanto di più distante possa esistere dall’attività del sommo maestro; nel senso che proprio non ci immaginiamo quale potrebbe essere in questo senso la rilettura che i due giovani potrebbero dare al brano, se non svuotandolo della sua eccelsa complicatezza, di quella satira, di quell’ironia così distaccata, per metterne in evidenza solo l’aspetto volutamente pop, ma siamo chiaramente pronti a dirci stupiti.
Bella la scelta dei Colla Zio, sia di chiamare Ditonellapiaga, perché è assai brava, e sia di cantare “Salirò” di Daniele Silvestri; l’obiettivo in questo senso è non alleggerirla troppo. L’esibizione che attendiamo con più curiosità è certamente quella che coinvolge Colapesce, Dimartino e Carla Bruni, che canteranno “Azzurro”; c’è un non so che di ironia anche solo a pensare che Colapesce e Dimartino abbiano pensato di chiamare proprio Carla Bruni, certamente vorrà dire che avranno in serbo qualcosa di speciale ma, attenzione, profondamente artistico, il che ci fa venire l’acquolina in bocca.
L’altra cover che non vediamo l’ora di ascoltare è “Sarà perché ti amo” ripensata dai Coma_Cose e i Baustelle; anche questa scelta potrebbe apparire come un divertissment televisivo, un modo per il duo e la band di stare al gioco al quale ti obbliga il festivàl. Noi in realtà pensiamo che anche in questo caso il brano sarà reinterpretato in una chiave del tutto intellettuale, radical chic se vogliamo, movimento che se avesse una colonna sonora questa comprenderebbe di sicuro brani dei Coma_Cose e dei Baustelle, e sia inteso come un complimento.
Lazza ha scelto di affrontare quella serata con Emma e Laura Marzadori, primo violino dell'orchestra del Teatro alla Scala di Milano, insieme eseguiranno “La fine”, brano firmato da Nesli ma portato al successo da Tiziano Ferro; ora, non è che siamo della parrocchia del rapper per forza duro e puro, anzi, tutt’altro, quella ridicola macchietta svilisce un’arte dalle potenzialità, musicali e sociali, straordinarie. Però. Però un pezzo di Nesli, portato al successo da Tiziano Ferro, cantato a Sanremo in featuring con Emma, mentre di fianco ti suona il primo violino dell'orchestra del Teatro alla Scala di Milano, è proprio un politically correct party.
Non è che pretendessimo una sparatoria sul palco dell’Ariston, anche se probabilmente risulterebbe ottima per svegliarci, tra l’altro Lazza è ragazzo assai profondo, assai bravo, ma non sarebbe stato meglio portare un po' di sano rap game dinanzi al pubblico notoriamente impellicciato dell’Ariston? Poi magari la Marzadori spaccherà il violino, Emma sputerà sulla sezione fiati e Lazza farà stage diving sulle coriste, in realtà sarebbe meraviglioso, ma temiamo che andrà tutto piuttosto liscio. Levante, cantando “Vivere” di Vasco Rossi con Renzo Rubino va sul sicuro, ma soprattutto riporta davanti ad un grande pubblico Renzo Rubino, quindi grazie. Un altro che siamo molto contenti di trovare su quel palco è il rapper Izi, davvero un piccolo genio della parola, uno “real”, come direbbe qualcuno certamente più giovane di chi scrive; lui che è genovese è stato invitato da Madame a cantere “Via del Campo” e noi siamo ampiamente fiduciosi.
Mara Sattei la butta nettamente in caciara con Noemi cantando “L'amour toujours” di Gigi D'Agostino, immaginiamo che dietro questa scelta ci sia, di nuovo, la scelta di divertirsi, spiluccare un momento di ancheggiamento a chi guarda da casa puntando così sull’effetto simpatia. È strategia, Sanremo in fondo è una guerra; e allora così sia. Presumibilmente, il momento in cui Mr. Rain canterà con Fasma “Qualcosa di grande” di Cesare Cremonini, tenetelo a mente, potrebbe essere quello adatto per tirare fuori l’amaro, per portare di là le scatole della pizza, per tirare fuori dal frigo il tiramisù, cose così insomma; usiamo il condizionale perché doveroso, tra l’altro Mr. Rain è un artista abbastanza centrato, ma si tratta di una scelta decisamente nazional-popolare che non crediamo aggiungerà niente né alla serata né all’avventura sanremese di Mr. Rain.
Altre due esibizioni che ci incuriosiscono parecchio: potrebbe risultare esplosiva la versione di Rosa Chemical e Rose Villain di “America” di Gianna Nannini, perché Rosa Chemical è capace di tutto, è lì per essere Rosa Chemical, è lì per rappresentare la disobbedienza, musicale e concettuale, anche se impacchettata con il nastro del Festival risulterà piuttosto addomesticata; ma “America”, accompagnata da Rose Villain, è la situazione perfetta, se vuol far succedere qualcosa, per far succedere qualcosa.
L’altra cover che ci fa strabuzzare le orecchie è quella che vede coinvolti la giovane Shari e il suo producer e discografico Salmo; il motivo è che Shari è molto brava, Salmo dal vivo è il più bravo in assoluto e un medley di Zucchero per due così è un terreno fertile per far crescere piante meravigliose. Salmo, noi ci crediamo, ha una tale energia, un tale carisma, che con la sua sola presenza rappresenterà un elemento di rottura, sminuzzerà l’Ariston con uno sguardo, lo farà piccolo piccolo, come ha già ridotto San Siro al campetto sotto casa in terra battuta. Concludiamo questa appassionante carrellata con gli unici due artisti che hanno approfittato della possibilità di portare brani stranieri.
Una è Elodie, che azzarderà “American Woman”, brano dei The Guess Who poi ripreso da Lenny Kravitz, con lei quella potenza nucleare di BigMama; scelta poco pop, forse la più azzardata in assoluto di tutta la lista di brani della serata, cosa che, siamo onesti, non ci aspettavamo da Elodie, così come ha scelto, musicalmente, di lanciarsi in questa figura estremamente pop, lei che avrebbe i numeri per pretendere molto di più.
E poi c’è Marco Mengoni, che in gara quest’anno porta un brano che è molto “mengoniano”, quindi molto bello, perché il ragazzo è bravo e scrive brani molto belli, quindi molto raffinato, come è lo stile del ragazzo, quindi anche molto efficace ed emozionale, perché il ragazzo è molto bravo e quando apre bocca tocca corde che in pochi riescono a toccare, la maggior parte non sanno nemmeno che la musica sarebbe fatta anche per toccarle. E poi c’è Mengoni dunque, che ha scelto evidentemente questo festival di vincerlo, a tutti i costi, così si presenta all’Ariston insieme al Kingdom Choir per cantare “Let It Be” dei Beatles. Come faceva quella pubblicità? Ah si: “Ti piace vincere facile?” e poi partiva una sorta di musichetta, con un coretto che ti restava in testa che faceva tipo “Pongi-pongi-po-po-po'”.