AGI - La seconda serata della 73esima edizione del Festival di Sanremo ci permette di ascoltare la seconda tranche di brani in gara. Favolosi Colapesce e Dimartino, bene Tananai, Madame, Lazza e Rosa Chemical. Forse ci si aspettava qualcosa in più da Giorgia e Articolo 31, ma i brani sono validi. Fedez in freestyle si leva qualche sassolino dalla scarpa, il momento karaoke è affidato al trio Morandi/ Al Bano / Ranieri, bravo Angelo Duro.
Classifica generale: nessuna sorpresa in vetta con Mengoni davanti a Colapesce e Dimartino; nella top five a ben ragione anche Madame e Tananai. Troppo bassi i Coma_Cose, Lazza (7), Rosa Chemical (9) e Leo Gassmann (11); la sala stampa boccia Ultimo, uno dei favoriti, relegandolo al decimo posto. Decisione corretta.
Amadeus – Voto 6: Col bimbo della fiction Rai che gli regala la maglia del Napoli instaura la classica conversazione che all’inizio ti fa ridere e poi finisce in rissa con i genitori. Subito dopo l’esibizione dei Black Eyed Peas chiama un orchestrale di bella presenza per fargli qualche domanda, come fanno i ragazzini durante il viaggio di diploma a Ibiza per provarci con le straniere. Quando Fedez si assume la responsabilità del freestyle tira un sospiro di sollievo talmente sentito che ci appanna la tv.
Trio Morandi/ Al Bano / Ranieri – Voto 10: Non un progetto tra tre mostri sacri della nostra musica ma il genialoide piano di un cattivissimo che vive dentro una montagna per conquistare il mondo.
Fedez – Voto 10: Seguiamo, sosteniamo, applaudiamo, votiamo, quindi stipendiamo, una innumerevole quantità di personaggi che combattono battaglie sociali con pistole ad acqua e spade di plastica. Senza concludere quasi mai alcunchè. E poi c’è Fedez, che dice di fare una cosa e poi la fa; che utilizza gli spazi concessi fuori dalla rete, che potrebbe anche sfruttare per mettersi altri due spicci in tasca, per provocare in maniera autentica. Ne ricava in cambio qualcosa? Si. Embè? Tra l’altro, lui che dice di non essere un rapper piazza un’esibizione tecnicamente molto precisa e incisiva.
Will – “Stupido” – Voto 4,5: Apprezzabile la volontà di voler dire qualcosa, da bocciare l’incapacità di riuscirci. Tutto troppo leggero, talmente teen da fare effetto boy band, ma da solo.
Modà – “Lasciami” – Voto 5: I Modà rappresentano fondamentalmente tutto ciò dal quale la rivoluzione indie c’ha salvato. Questo pop plastificato, anche quando fatto con senno, ed è questo il caso, lo percepiamo sempre debole, ma soprattutto distante chilometri da qualsiasi cosa ci possa interessare ascoltando musica. Tutto didascalico, semplice, armonico, quadrato e senza guizzi.
SetHu – “Cause perse” – Voto 5: Il ragazzo, nonostante ricordi il cattivo inquietante di un film dei fratelli Cohen, sul palco porta qualcosa; purtroppo il pezzo che propone vorrebbe martellare ma nemmeno ti sfiora. Ricorda vagamente lo stile BLANCO, ma senza la distruzione della scenografia.
Articolo 31 – “Un bel viaggio” – Voto 6: Gli Articolo 31 scelgono di giocarsi la carta Sanremo mostrando il loro lato più oscuro, che non è necessariamente il più brutto dei due disponibili. “Un bel viaggio” è un brano commovente, proprio perché autentico, perché si va oltre i lustrini, i green carpet, oltre la gara, e c’è un amico, o perlomeno uno che conosci da davvero tanto tempo, che ti sta offrendo un ricordo nostalgico e coinvolgente, perché anche tu ne facevi parte. Certo, vestiti di bianco sembrano i fantasmi di quello che erano una volta, mentre ancora sono vivi e vegeti e lottano con noi.
Lazza – “Cenere” – Voto 7: Ecco il pezzo che spaccherà radio e classifiche, non solo perché Lazza si piazza in testa a qualsiasi classifica con qualsiasi propria emanazione sonora, ma perché si percepisce l’orecchio da musicista vero. “Cenere” infatti è un brano molto contemporaneo, quindi molto pensato, e lui lo canta tanto, con una precisione nella disciplina quasi spiazzante; fuori dal testo machismi tipici dell’universo rap, anzi, decisi ammiccamenti pop, in questo senso anche una canzone furba. Lazza sembra uno che sa esattamente dove arriverà, ma non lo dice, perché vuole farci una sorpresa. Ma lui è già una bella sorpresa.
Giorgia – “Parole dette male” – Voto 6,5: Giorgia si presenta così come vuole essere e non come tutti si aspettavano che fosse. Accenni R&B, sonorità minimal, contemporanee, insomma tutta roba di grande valore e costruita con grande professionalità, ma che in Italia nessuno vuole sentire, nel pubblico suona come un allarme antincendio. Il pezzo invece è valido, perché Giorgia è forse la più bella voce del pop italiano di sempre (e non ci stiamo dimenticando di nessuno) e il lavoro che sta facendo con il maestro Big Fish davvero notevole. E tutto ciò nonostante abbia scelto lo stesso outfit della protagonista di un film di Indiana Jones.
Colapesce e Dimartino – “Splash” – Voto 10: Il miglior brano di questa edizione di Sanremo. Colapesce e Dimartino si confermano autori di rara fattura, il brano mette insieme ironia e malinconia, regala immagini crude e meravigliose. Il ritornello, quel geniale “Ma che mare?? Ma che mare??” suona come uno sfogo, come nelle migliori canzoni, e resta in testa in maniera indelebile. Il più grande merito dei Festival di Amadeus, quindi di Amadeus, ben oltre i numeri, i risultati, i dati, è aver regalato al mainstream italiano, così povero, misero, di idee, due come Colapesce e Dimartino.
Shari – “Egoista” – Voto 6,5: Peccato per la notevole emozione che assottiglia un po' una voce davvero eccellente, in quel senso un po' più di calore e un po' meno di instabilità avrebbe fatto comodo, così come evitare di presentarsi in versione mamma di Stifler. Il pezzo è molto interessante, riascoltandolo crescerà, inciso esploderà.
Madame – “Il Bene nel Male” – Voto 7,5: Una delle migliori espressioni della musica italiana contemporanea è Madame. Per capire perché basta ascoltare questo pezzo, così furioso, poetico, impegnato, ciccione; lei tra l’altro in scena è immensa. Tutto perfetto. Vax o no vax.
Levante – “Vivo” – Voto 5,5: Tutto abbastanza inconsistente, il dramma che vuole raccontare il pezzo è soffocato da un’interpretazione troppo accentuata.
Tananai – “Tango” – Voto 8: La forza di questo pezzo è ricordare, se “Abissale” non fosse bastato, che Tananai è personaggio ironico ma dotato di una poetica propria ed efficace. “Tango” è struggente, arriva subito dove deve, lui la canta come deve, con quella sua inebriante sprecisione.
Rosa Chemical – “Made in Italy” – Voto 7,5: Rosa Chemical spiazza pure chi si aspettava da lui l’eccesso. Questo perché trucco forte, artigli viola, tatuaggi sul volto, frustino, tutta la messa in scena insomma, rappresentano solo l’antipasto di ciò che poi esplode nella musica. Ironica, potente, pulsante, coinvolgente; anche complessa in certi punti e certamente ficcante negli intenti, ma senza mai spacciarlo per intellettualismo. Bravissimo.
LDA – “Se poi domani” – Voto 5: Pop televisivo liceale e senz’anima. Attenzione, la canzone fila, come i sassi quando li facciamo saltellare in acqua: due, tre impennate veloci, quattro quando sei forte forte, prima di inabissarsi e non li vedremo mai più.
Paola e Chiara – “Furore” – Voto 4,5: Una roba talmente anni ’90 che ci aspettiamo che dalle quinte escano fuori Pippo Baudo e Totò Schillaci. Le due sorelle della musica italiana, o perlomeno del loro condominio, vestite come due palle da discoteca, propongono una versione 2.0 di quel loro pop alla milanese irritante fino all’inverosimile. Tra l’altro, se mettete il muto e osservate la loro coreografia (e gli appassionati di danza abbiano pietà della nostra anima), nel linguaggio dei segni dicono “Sembriamo giovani ma a quest’ora di solito siamo già in vestaglia e ciavatte. Proprio con la v”.