AGI - Altra settimana che accelera e forte sulle uscite discografiche. I Pinguini Tattici Nucleari, dopo aver surclassato di vendite gli stadi di tutta Italia, tornano con un bellissimo album, sempre più generazionale, maturo e centrato. Niccolò Fabi accarezza i suoi brani con un’orchestra, mentre Samuel con “Malinconia” saluta chi lo ha seguito in questo percorso solista. Bene Colapesce e Dimartino, male Emma e sangiovanni, espressioni di due discografie totalmente differenti; ottimi i Ministri, no a Nek, ni ad Aiello. Fantastici gli EP dei Legno e di ESSEHO. Chicca della settimana: “Distante” di Ciulla. A voi tutte le nostre recensioni.
Pinguini Tattici Nucleari – “Fake News”
In questo “Fake News” i Pinguini tornano a raccontare con la dovuta autenticità gioie e malinconie di un’intera generazione, la composizione si fa sempre più attenta e precisa; i testi, firmati dal cantante Riccardo Zanotti, sempre più ficcanti, intensi, maturi, capaci, ancora una volta, di celebrare una visione della vita da antieroe o, come canterebbero loro, da Ringo Starr, un elemento che funge da connessione con il proprio pubblico e che spiega nitidamente lo stratosferico successo del tour negli stadi della prossima estate.
Succede così quando l’approccio alla materia è profondamente artistico, quando si è pregni di cose da raccontare, quindi evidentemente così ancorati alla vita, senza che il successo ti strozzi in una bolla che ti fa perdere il senso della realtà. Infatti “Fake news” è pieno zeppo di realtà, di sensazioni così comuni, eppure raccontate con tale vivacità e poesia che sembrano uniche, facendo sentire di conseguenza noi che le viviamo un po' più speciali di quello che probabilmente siamo.
In brani meravigliosi come “Ricordi”, uno dei migliori pezzi dell’anno in assoluto a nostro parere, o “Hikikomori” o “Cena di classe” o “Forse”, che è un brano incredibile (al momento disponibile solo su supporto fisico) è possibile specchiarsi, spremere un po' di lucentezza dalle nostre vite grigie e robotiche, guardare a questi giorni che ci hanno concesso a spasso sulla Terra con un filo di speranza, magari anche sorridendo attraverso questo favoloso caleidoscopio musicale.
Niccolò Fabi – “Meno per meno”
Per i venticinque anni di carriera Niccolò Fabi si regala quattro inediti e sei pezzi del suo repertorio incisi con il supporto dell’Orchestra Notturna Clandestina del maestro Enrico Melozzi. Brani che invece di soccombere sotto il peso di 35 elementi, vengono semplicemente sfiorati con dolcezza, mettendo in risalto una poetica che si fa sempre più impegnata, sempre più confortante, sempre più alta. Un disco che potrebbe quasi far paura, perché non lascia scampo, è totalmente spietato nel costringere l’ascoltatore ad un’introspezione profonda, ad andare a caccia dei propri demoni per farci pace, a prendere finalmente e definitivamente possesso di quel vuoto che ognuno di noi, chi più chi meno, dipende dalla decenza, si porta dietro; e accarezzarlo.
Samuel – “Malinconia”
A quanto pare si tratta dell’ultimo atto solista di Samuel prima del rientro nella carreggiata dei Subsonica, una deviazione felice, azzeccata, che ci regala una dimensione cantautorale, seppur sempre impregnata di suoni ultracontemporanei, decisamente entusiasmante. Forse non è stata scelta a caso questa canzone per chiudere, perlomeno momentaneamente, questo progetto laterale; non è stata scelta a caso la parola malinconia, che è un sentimento preciso, quello di chi saluta e spera di tornare. Se queste sono le sue fughe, possiamo assicurarlo, noi le ascoltiamo con grande piacere.
Colapesce e Dimartino – “Cose da pazzi”
Brano scritto per la colonna sonora della serie tv “The Bad Guy”, il che risulta essere un elemento importante nella nostra analisi, perché certifica, qualora qualcuno avesse mai potuto metterlo in dubbio, che Colapesce e Dimartino sono due professionisti così alti, che riescono ad imprimere un’impronta caratteriale, ma anche sentimentale, a qualsiasi cosa tocchino. “Cose da pazzi” è un ottimo brano, in cui all’espressione cantautorale si somma anche una sorta di sub linea ironica, diventata ormai marchio di fabbrica.
Sick Luke – “X2 Deluxe”
Cinque nuovi brani per arricchire “X2”, il producer album di Sick Luke, colui che in pratica si è inventato il suono della trap all’italiana. Un suono che anche lui ha ormai evidentemente accantonato, tanto da spostarsi su un pop più accessibile e più impegnato. Sick Luke è un pittore del suono, uno dei pochi a non limitarsi a far bene il proprio lavoro, decifrando le esigenze di un artista traducendole in sound, ma a creare di proprio pugno delle sfumature decisamente interessanti, innovative, rivoluzionarie.
Emma – “Sbagliata ascendente Leone”
Pezzo strutturato, funzionante, totalmente nitido e accessibile per chiunque; tutto in fin dei conti bene se i brani di Emma, come questo, non ci risuonino nelle orecchie così sempliciotti e innocui, una conflagrazione di egocentrica umiltà plastificata che dà letteralmente sui nervi. Clicchiamo play e ci sentiamo affondati dalla noia come quando qualcuno ci racconta un sogno del quale non ci frega assolutamente nulla. Ecco, si tratta di musica talmente priva di intellettualismo, di impegno, talmente smarmellata, che ci impoverisce l’anima e la reazione è che vogliamo scapparne il più lontano possibile.
Per qualcuno la musica di Emma funziona e capiamo anche perfettamente il perché funzioni, cioè trattasi di una patologia per quanto intellettualmente grave, certamente comprensibile; probabilmente è lo stesso qualcuno che attendeva con ansia l’uscita dell’omonimo documentario, su Emma, nato da un’idea di Emma, nel senso che un giorno si è svegliata e si è detta “Ehi, potremmo fare un documentario su di me!”, che è già una cosa che fa riderissimo, ma quella è certamente una persona che dalla musica potrebbe pretendere qualcosa in più. Ma, come si dice, contenta lei.
Sangiovanni – “Mon amie freestyle”
Per chiunque abbia acquistato il biglietto per una delle date del tour dell’ex “Amici di Maria De Filippi” Sangiovanni, questo brano non è nuovo; per chi invece ne capisce di musica, ecco un nuovo exploit di banalità con le vocali sbagliate di Sangiovanni, da dover ignorare facendo finta che il mondo non sia 2:37 minuti più brutto.
Aiello – “Domani torno”
Da quello che abbiamo capito del pezzo: Aiello esce con una ragazza che evidentemente le piace, poi una volta riaccompagnata a casa, non si comprende bene la motivazione, i due non si baciano; e questa narrazione si accosta preoccupantemente a ben oltre la metà degli incontri amorosi della nostra esistenza, ma noi non siamo Aiello quindi non fa notizia. Ma continuiamo: a quel punto lui, dà di matto, torna a casa e scrive questa canzone divertente e funzionante. Una canzone, lo spiega lui stesso, dedicata a tutte quelle storie finite troppo presto, tutte quelle storie che “tornassi indietro”; ma l’autoerotismo non l’hanno inventato apposta?
Ministri – “Da questo momento in poi”
Rock cantautorale e spettinato, dal sapore epico e definitivo, nevrotico e coinvolgente. Dio abbia in gloria i Ministri, sempre così retti nell’interpretare anche il pensiero, non solo concettuale, ma anche musicale, di chi non ha alcuna intenzione di cedere a questa faciloneria pop, alle volte leggera e gradevole, quando va bene vagamente frizzante, molto spesso totalmente insopportabile. Quella dei Ministri è la declinazione musicale di quei pensieri che affollano la testa di chi non si lascia in pace, i loro pezzi, compresa questa bellissima “Da questo momento in poi”, è come se traducessero questa sensazione di soffocamento, di ingabbiamento, perché no?, anche di rabbia, per un mondo che va sempre dalla parte sbagliata. Grazie mille.
Nek – “5030”
50 anni, 30 di carriera, per la doppia occasione Nek decide di rivedere in chiave vagamente più tech e giovanile alcuni dei suoi pezzi più famosi. Il risultato è che le canzoni bruttarelle, e ci mettiamo in mezzo anche l’inedito “La teoria del caos” che apre l’album, restano bruttarelle, le canzoni belle o, se non belle, perlomeno funzionali, restano canzoni belle o, se non belle, perlomeno funzionali. I nostalgici della musica di Nek ne resteranno soddisfatti, specie per i featuring con gli amici Jovanotti, Giuliano Sangiorgi e Francesco Renga; noi abbiamo abbandonato Nek al proprio destino nel 1998 e siamo sopravvissuti piuttosto bene.
Yung Snapp feat. ANNA – “Shawty”
Yung Snapp è talmente bravo che riesce a prendere ANNA e trascinarla in quell’universo musicale partenopeo così raffinato, tirandola via dai ridicoli claim da gangstar dello stile milanese. Quello che ne viene fuori è un brano davvero divertente, tremendamente cool, una chicca imperdibile. Bravissimi.
MezzoSangue – “Sete”
MezzoSangue, un rapper dal talento davvero notevole, inaugura il suo nuovo progetto con la title track, con un manifesto che anticipa un album che potrebbe portare MezzoSangue lì dove merita: nell’Olimpo di quelli che vengono trascinati fuori dalla bolla rap per essere celebrati come artisti completi, significativi per appassionati del genere o meno. Questo, lo specifichiamo, lo scriviamo esclusivamente sulla scia dell’ascolto di questa “Sete”, che ci ha davvero impressionati.
Boro Boro feat. Don Joe e Timongothekeys – “Paura e soldi”
Per riuscire a farci piacere questo brano, che non è un brano del tutto sbagliato nonostante sia del tutto ipercafone, dovremmo non ascoltare (t)rap per almeno un paio d’anni, poi ne potremmo anche parlare. Oggi come oggi risale su la colazione dopo venti secondi netti; questo mondo crollerà sotto il peso insostenibile del vuoto cosmico al quale ci stanno condannando.
Alfa – “5 Minuti”
Si tratta del brano che Alfa per ragioni di salute non ha potuto portare a Sanremo Giovani dal quale purtroppo è stato tagliato fuori. Una storia triste perché forse si tratta del brano di Alfa più ispirato, nel senso di meglio fatto, si, pur restando in quell’universo Alfa così semplice e didascalico, senza guizzi poetici o musicali, così liscio, così poco interessante.
Legno – “Lato B”
I Legno sono tra i più interessanti progetti dell’attuale circuito indie, e l’EP “Lato B”, si percepisce, è un passo importante nel loro cammino. Si tratta del momento in cui si tolgono le scatole dalla testa, sono pronti a proporre la propria idea di cantautorato con maturità; in fondo lasciando sempre quella sorta di linea comica, una leggerezza originale declinata in stile, ben oltre la trovata dell’anonimato che, lo sappiamo, ormai intriga tanto quanto. No, i Legno prima di tutto fanno musica e questo EP è davvero un piacere ascoltarlo; perché è pieno di felici intuizioni, perché è solido, perché è divertente, perché è sentimentale senza mai sdegnarti, perché è pensato, programmato, costruito con senno, in maniera seria e professionale. I Legno possono sorprendere solo chi non li conosce e chi li conoscerà con questo EP se ne innamorerà.
Nesli – “Rivoluzione”
Uno sfogo, un reflusso rap senza controllo, quasi monocorde, una serie di immagini proposte in maniera confusa e incisiva, eppure musicalmente lucida. Una corsa affannosa lontano da tutto ciò che ci circonda e che non ci siamo scelti, compresi noi stessi ed ogni singolo aspetto della nostra vita, sempre così ingarbugliata, sempre così all’inseguimento di una qualche vertigine in questo cinico deserto. Insomma, un gran bel pezzo.
Dolcenera – “Lo-Fi”
Brano che si regge su una struttura sonora che insegue in maniera piuttosto centrata delle sonorità nuove, cosa che non stupisce pensando a Dolcenera, cantautrice autentica, musicista visionaria e preparata. Non è che questa “Lo-Fi” regali chissà quale emozione, ma è una canzone certamente corretta, d’altra parte parliamo di una delle artiste più sottovalutate del tremendo pop di inizio 2000; la sensazione è che a questo pezzo manchi un po' di anima, che non riesca a toccare le giuste corde per stimolarci un qualsiasi sentimentalismo. È un buon pezzo: lo ascolti, lo approvi, lo dimentichi.
Tredici Pietro e Lil Busso – “Lovesick”
La verità è che dopo l’uscita dell’ultimo singolo, l’imbarazzante “Why U Naked?”, ci aspettavamo un disastro quasi totale; invece “Lovesick” funziona, soprattutto per l’idea di rap proposta in fase di produzione grazie allo splendido lavoro di Sedd. Non parliamo di certo di un album immortale, di un disco che ci resterà nel cuore, anzi, gli angoli da smussare sono tanti, molti di questi con fermezza, tipo la parte relativa ai contenuti, ancora decisamente deboluccia; però chi è interessato al genere dovrebbe concedergli un ascolto attento. Colpo in canna. Touchè.
Dadà – “Mammamà”
Dadà era certamente la concorrente di X Factor più centrata, più fatta e finita, pronta per un mercato dove in realtà già era presente e strutturata. Così il fatto che questa sua “Mammamà” sia un pezzo travolgente, intriso di quel ritmo sotterraneo di ispirazione Neapolitan Power che non lascia scampo, stupisce tanto quanto. Inutile dire che il pezzo finisce dritto dritto dentro ogni nostra singola playlist.
Giuse The Lizia – “Sincera”
“Sincera” è il brano con cui Giuse The Lizia proverà a Sanremo Giovani a guadagnarsi un posto tra i big di febbraio; ce la farà? Dovrebbe, perché è ormai tempo che porta avanti la propria idea musicale; ed è un’idea che parte dal cantautorato dei cciovani, quello con le vocali sbagliate, con questo caratteristico strascicamento delle parole e una quasi svogliatezza che però l’artista siciliano bilancia con una grande verve nella costruzione sonora dei suoi brani, che infatti funzionano tutti alla perfezione.
Clavdio – “Freccia”
Dopo l’exploit di “Cuore” (anno domini 2018) lo avevamo un po' perso di vista, oggi torna con questa “Freccia” e la sensazione è che sia decisamente maturato; anche se la tematica resta intima e comune, le immagini che propone si fanno più complesse, più articolate e così di conseguenza anche la scrittura. Se Clavdio si è concesso questa assenza per tornare cresciuto, per provare a non vivere sulle spalle di una hit di un mondo indie che ormai è tornato ad essere invisibile, allora meglio così, perché “Freccia” è seria, concettualmente azzeccata, musicalmente mai banale e piacevolissima all’ascolto.
Junior Cally – “Deviazioni”
Non è che il percorso che nelle ultime settimane ci ha accompagnati, singolo dopo singolo, all’uscita dell’album “Deviazioni”, sia stato entusiasmante, anzi, quando abbiamo appreso che ci saremmo dovuti ingollare tutto il disco abbiamo pensato: “Menomale che è finito”.
Poi in realtà abbiamo capito che Junior Cally ha semplicemente sbagliato i singoli, perché l’album è molto intenso nei contenuti, nonostante manchevole di particolari guizzi, qualcosa che renda i brani (o perlomeno un brano) memorabili, poi si rivela dignitoso, mai banale, molto centrato nelle produzioni, intimo, sincero, come se fosse spinto dalla necessità autentica di raccontarsi. A noi è piaciuto particolarmente il duetto con Jacopo Et, “Romanzo e criminalità”.
ESSEHO – “Sangue//Saliva”
Un EP davvero notevole, cinque brani uno più entusiasmante dell’altro, che offrono il fianco a tutto ciò che di buono la musica contemporanea ha da offrire. Il cantautorato impegnato, che accarezza attimi di poesia mai troppo smielati, che limona duro con sonorità tech, complesse e rigeneranti, entusiasmanti, ipnotiche. Eccellente.
Dj Jad feat. Wlady e Ivana Spagna – “Volevo tutto”
Sappiamo che dal nostro mai celato radical-chiccismo vi aspettavate chissà quale perfida stroncatura, la verità è che questa “Volevo tutto” è divertentissima, autentica nel riprendere sonorità anni ’80 che tra l’altro chi ha fatto il pezzo conosce perfettamente. Il brano funziona che è una meraviglia, non nascondiamo di averlo già ascoltato diverse volte e che qualcuno, poi adeguatamente corrotto per il suo silenzio, ci avrebbe anche potuti cogliere in evidente flagranza di reato. “Reato” è la parola utilizzata in casa quando azzardiamo una mossa di danza. Eh vabbè…
Dile feat. Federica Carta – “Che mettevi sempre”
Non c’è niente di male nel pop, partiamo da questo presupposto; e siete autorizzati ad utilizzare “Alta fedeltà” di Nick Hornby per schiaffeggiare chiunque tenti di convincervi del contrario. Non c’è niente di male nello scrivere di amore, d’altra parte, di cos’altro dovremmo scrivere come esseri umani se il 99% delle azioni che compiamo durante la giornata, dalla più inutile e minuscola alla più significativa, sono strettamente legate all’amore verso qualcuno, verso qualcosa o verso noi stessi?
E se c’è qualcuno che tenta di convincervi che l’amore è una questione da mammolette, potete tranquillamente rispondere che questa falsità che sta provando a vendervi è ridicola nonché ipocrita, nonché figlia di una società in cui chi siamo viene regolarmente schiacciato da chi vorremmo essere. Questo per dire che Dile e Federica Carta hanno confezionato un bellissimo pezzo pop d’amore, molto intenso, molto equilibrato, molto coinvolgente, forse anche molto più grande del loro status di artisti, nel senso che, sarà che ci avviciniamo, ma un pezzo del genere a Sanremo avrebbe anche potuto spaccare; perché perfettamente accessibile, perfettamente solido e perfettamente significativo per chi ascolta. Vive l'amour. Bravissimi.
Bengala Fire – “Bobby Eroina”
Pezzaccio carico di cazzimma, fieramente e felicemente anacronistico. Liberate la stanza dai vostri ninnoli borghesi, alzate il volume, cliccate play e rockeggiate senza pudore, pestate forte sul pavimento, se i vicini protestano invitateli a partecipare alla festa, se chiamano i carabinieri, invitate pure i carabinieri…nessuno è corretto che si esima da questa danza liberatoria, corroborante, la vita dovrà aspettarvi ancora 3:15 minuti.
Il Ghost – “Io sono solo”
“Io sono solo/io non ho amici/io nella scena italiana ho solo nemici”…boh, prova a scrivere pezzi decenti.
Samia – “Tutto un fake”
Voce calda, accattivante, interpretazione perfetta, da star, sciolta e impegnata. “Tutto un fake” di Samia è una mina di brano che si srotola senza regole, indomabile, veloce e cool, in perfetta sintonia con quel rap suonato che rappresenta la più illuminata tra le innovazioni del genere. Samia si prende in carico tutto il brano, giocando con tonalità, pause, intenzioni, raccontando con un graffio veloce e profondo l’inconsistenza della nostra esistenza. Hit.
Ciulla – “Distante”
Delicatezza, pacatezza, in un mondo che si arroga il diritto di inquinare le nostre orecchie con rumori assordanti e inutili. “Distante” è una poesia che ti fa chiudere gli occhi, ti concede attimi di riposo, di assenza pregna di significato, ti fa abbracciare la stanchezza di questa vita, un brano talmente distante, appunto, da ciò che va nella musica italiana, da fare il giro e diventare quasi punk, se per punk intendiamo quella rivoluzionaria rabbia che ci spinge a voler cambiare le cose. E in un mondo, quello della musica, affollato di gangster, pistoleri, machi, pericolosi drogati, latin lover dal “bitch” facile, street credibility celebrata come termometro per far capire quanto si è forti e duri; cosa c’è di più clamorosamente anticonformista che proporre un brano così intenso, etereo, calmo? Che prova (e riesce) a rimettere in ordine i tasselli di questo sbilenco puzzle che chiamiamo esistenza? Ottimo lavoro.
Ambra – “Crudelia”
Brano incisivo e diretto, pulito e arrabbiato, quasi una lettera di ammissione, utile per tutti quei momenti in cui ci ritroviamo peggiori di quello che siamo. Ambra ci da la possibilità di ballarci su; quindi brava, quindi grazie.