AGI - Si capisce perfettamente il motivo per cui Niccolò Contessa, uno degli artefici della rivoluzione cantautorale degli anni ’10 del nuovo millennio, quella ormai convenzionalmente definita “indie”, si sia interessato alla scrittura di Tutti Fenomeni. Si capisce cosa ha trovato di unico e irripetibile nello stile interpretativo, quasi ai limiti del parlato, di questo ragazzo.
Forse quella capacità di rendere stilisticamente valida un’idea di musica in realtà molto comune al progetto I Cani, anche se decisamente meno matura, meno poetica e più sfacciata. Detto ciò, quello di Tutti Fenomeni è un ottimo secondo disco, per certi aspetti anche superiore al primo, l’asticella si è alzata, è ricco di colpi di tacco, di guizzi, di ispirazione. È molto chiaro negli intenti e tutti i brani, nonostante questo recitato neutro e monocorde, si fanno ascoltare molto piacevolmente.
Qual è la necessità artistica dietro la scrittura di “Privilegio raro”?
Il mio progetto va aldilà della musica, perché è una ricerca su ciò che mi affascina, sulle parole, una ricerca a ritroso nella cultura, nella letteratura, nel cinema; quindi cerco quello che mi interessa e per il momento lo veicolo nella forma canzone. Poi non sono sicuro che farò questo per sempre, ma delinea comunque i miei interessi. È qualcosa da dire al mondo ma non da una cattedra, anche io parlo dalle macerie.
Come mai non sei sicuro di farlo per sempre?
Perché, appunto, il lavoro di musicista implica cantare e tutta una serie di cose che magari non ti andrà per sempre di fare. Però la passione per la scrittura dei testi credo che resterà per sempre.
Ed è questo il tuo privilegio raro?
Si, esatto. Sto cominciando ad avere una pazienza nei confronti dei testi, delle fonti, quello che mi piace mi fa trovare quasi tutto interessante e questo è un privilegio raro.
L’ambiente un po' ti aiuta, la poetica vincente dell’indie è proprio quella: trovare il bello, l’epica, nelle piccole cose della vita…che è un po' il tuo stile.
Certo assolutamente, e penso che con quello che ho proposto finora, che è niente rispetto alla cultura italiana, sto trovando intorno a me sempre più pezzi di persone che per me hanno un valore, sia nel mondo della musica indipendente che nel mondo in generale. Questa musica mi sta facendo avvicinare a persone che stimo ed è veramente il mio obiettivo: trovare persone belle, che siano amici, collaboratori, persone che si propongono per progetti; per avvicinarmi sempre di più, non dico a persone che si avvicinino a me, ma che per me hanno un valore.
È molto complesso capire quali sono i tuoi riferimenti musicali…
Ho capito che anch’io potevo fare canzoni ascoltando la musica di Battiato, perché mi ha aperto gli orizzonti testuali, mi ha fatto capire che tutto si può dire in una canzone. In questo disco ogni canzone ha una storia particolare, io non sono un musicista, il genio che l’ha fatto suonare bene è Niccolò Contessa, io un giorno vado in fissa con una canzone e voglio calarmi in quella parte, tipo un attore, ogni giorno è diverso, ascolto musica molto varia.
La satira è un elemento fondamentale del tuo lavoro, come se con questo tono monocorde che usi facessi un passo indietro per guardare il mondo da fuori e in qualche modo deriderlo…
È assolutamente vero ma questo lo faccio in maniera un po' anacronistica, vado a ristudiarmi, a riprendermi, i grandi satirici del passato e mi rendo conto che le loro formule funzionano per criticare il presente. Poi non saprei come criticarlo veramente il presente, ma secondo me vale la pena riproporre agli ascoltatori le formule e poi farle usare a loro.
Com’è avvenuto l’incontro con Nicolò Contessa?
Nel 2018 lui mi ha contattato per farmi i complimenti per i primi pezzi e in maniera molto naturale mi ha cambiato questa parte di vita, perché ho trovato una persona incredibile mi ha dato davvero tanto. Ma è nata per caso.
Possiamo considerarlo parte integrante del progetto Tutti Fenomeni?
Fino a ora si, “Del doman non v’è certezza”. Io credo che potrei essere grato di lavorare anche con altri, ma quello che facciamo noi due è una cosa ben precisa che non è riproducibile, insieme a lui io divento un altro. Poi io sono camaleontico, attoriale, nei confronti della musica, non sono propriamente un cantante, non sono propriamente un musicista, ho delle idee, quindi le mie idee, sviluppate con lui, sono diventate questi due album. Poi non prevedo il futuro, ma io non lo abbandonerei mai.
Lui è una sorta rivoluzionario, quello che ha fatto negli anni ’10 è incredibile…ti ha mai svelato perché questo passo indietro?
No, diciamo che è così e basta. Non c’è un segreto.
Io ho sempre pensato che forse proprio attraverso te lui si consideri in qualche modo rimasto…
Qualche cosa di sicuro in me di se stesso lo ha visto. Magari si è rotto le scatole, ma è attivo, non è uno che sta con le mani in mano, quindi magari la vedeva una cosa più giovanile. Ma ama la musica, la qualità, la cultura, ne risentirete parlare.
C’è qualcosa che senti che il pubblico o la critica ancora non hanno capito del tuo progetto?
Credo che sia lo stesso che non ho capito io.
E che cos’è che non hai capito?
Eh, non ho capito né cosa voglio né perché lo faccio. Intanto mi sembra che non valga la pena di sprecarlo, mi sembra che comunque lo devo fare. Anche io sono un po' fuori da logiche capitalistiche, di proiettarsi nel futuro come un’azienda e guadagnarsi pezzi di mercato, il mio lavoro è anche sgangherato, me lo impacchettano gli altri.
C’è qualcosa in questa discografia che non ti è piaciuta?
Ma no, io sono un lavativo timido e alle volte non mi vanno bene delle cose che però sono normalissime e dello stare al mondo, quindi tutto sommato non sono stato costretto a fare nulla.