AGI - L’estate è stagione di hit, ce ne sono di fatte bene, come quella che propone Marco Mengoni, e di fatte male, come quella che propone Irama. Nel mezzo una generazione di rapper appena appena maggiorenni che produce musica di livello altissimo, tipo Blanco (anche se questo duetto con Sfera Ebbasta non convince al 100%), Claver Gold o Leon Faun. Dal mondo dell’indie invece sempre ottime notizie, bello il nuovo singolo di Cimini, stupendo il nuovo singolo di Ginevra, meraviglioso il nuovo disco de La Municipal.
Marco Mengoni – “Ma stasera”: Contemporaneo, cool, senza mai che il tutto suoni come un prodotto infiocchettato e con una data di scadenza alle spalle. Il pezzo è scritto insieme a Davide Petrella e Federica Abbate, ed è prodotto da Tino Piontek, ovvero il dj tedesco Purple Disco Machine, se fosse una squadra di calcio sarebbe il Brasile. È un pezzo altamente ballabile, eppure, pur suonando al citofono dell’estate per salire e far festa, non ha affatto la conformazione della hit estiva, del tormentone, ma semplicemente della musica fatta come si deve. Questo fa la differenza, per questo nessuno rinfaccia più a Mengoni il lancio attraverso il talent televisivo, perché la musica che produce, pur essendo pop col semaforo verde, accessibilissimo a tutti, estremamente radiofonico, è sempre fatta a mestiere, ha sempre guizzi interessanti, non serve mai inquadrarla a favore di telecamera, social o classifica. Fosse sempre così la musica estiva, ce la spasseremmo tutti un po' di più, anche quelli che odiano le feste, la sabbia nelle mutande, i cocktail fatti male e se ne stanno musoni in un angolo per tutta la sera.
Irama – “Melodia proibita”: Chiunque l’abbia proibita ha fatto bene, chiunque ne abbia permesso la pubblicazione meriterebbe una tortura cinese, suggeriamo l’immobilizzazione con costrizione all’ascolto di “Melodia proibita” ininterrottamente per una settimana.
Blanco feat. Sfera Ebbasta – “Mi fai impazzire”: Il pezzo funziona, forte di quella modernità che comincia ad essere solita, la base di partenza di ogni disco, tipo che ci mancherebbe anche che le melodie non risultassero nuove, fresche, andanti; il limite del brano è certamente il testo, che si ferma a livello WhatsApp tra due ragazzini delle medie.
Michele Bravi feat. Sophie And The Giants – “Falene”: Suona e passa, senza lasciare alcunché, se non quel vago sentore di feat ad hoc, buono per accompagnare la spesa al supermercato senza deconcentrarci dalla lista mandata tramite messaggio dalla compagna e dalla quale dipende la nostra stessa esistenza. Ogni riferimento è puramente casuale.
Cimini – “Gelosia”: Un brano divertente, che vuole parlare di estate ma che alla fine finisce quasi per prenderla in giro, per farsi beffe delle nostre storie mordi e fuggi, che diventeranno solo aneddoti da sfoderare, ennesime volte, alle cene con amici. Con quel pizzico però di nostalgia, perché la pericolosa spensieratezza dell’estate è un sentimento che ci teniamo nel cuore, come quel tempo in cui ce la potevamo permettere. Ora quel tempo non resta che ricordarlo, raccontarlo o cantarlo, bene, come fa Cimini, che in realtà canta bene sempre tutto, disegnando parabole di emozioni che coinvolgono dalla prima all’ultima nota, dalla prima all’ultima parola.
Side Baby – “2016”: Brano di rara bruttezza in cui l’ex Dark Polo Gang parla quasi esclusivamente di droga; quanta ne consuma, di che qualità… è preoccupante che ci siano così tanti ragazzi interessati a un argomento così noioso. Unica nota positiva: la durata, un minuto e 52 secondi, ma si dimentica tutto in meno, ve lo mettiamo per iscritto. Fortunatamente la trap è diventata anche altro, altrimenti ci toccherebbe dare ragione a quegli anzianotti che la vedono come il capitolo nero della storia della musica, ignorando che in giro c’è anche chi sta in fissa per il reggeaton.
La Municipal – “Per resistere al tuo fianco”: Un disco perfetto, da brividi, un piccolo capolavoro, perfettamente in linea con tutto ciò che La Municipal ha prodotto fino a oggi, raccogliendo tanto ma estremamente meno di quanto meritasse. Il cantautorato raffinato di Carmine Tundo colora l’immaginazione di chi ascolta, permette viaggi tra i luoghi più extraterrestri della sua Puglia e storie d’amore e umanità che ti scavano dentro un buco grosso in cui è piacevole affogare. “Per resistere alle mode” fa letteralmente venire la pelle d’oca dalla bellezza, dalla precisione chirurgica con cui Tundo azzecca le parole, le sillabe, le note, gli attimi, le sensazioni. Categoria: imperdibile.
GionnyScandal – “F*ck You”: “Non sono come Coez che vuole dirti tante cose ma non sa da dove cominciare, io voglio solo dirti Fuck You”…si si, il pezzo comincia proprio con questa perla, che si va a incastonare tra i grandi incipit della storia della musica tra “Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno, giuro che lo farò” e “Quei giorni perduti a rincorrere il vento, a chiederci un bacio e volerne altri cento”. La musica è una cosa seria, non mangime per l’ego di pischelli che hanno più tatuaggi in faccia che parole in bocca. Per piacere.
Ginevra – “Club”: Una bomba di pezzo, il club come problema e soluzione insieme, come causa, effetto e cura, discesa in inferi bui che accolgono anime distorte, metafora del nostro intimo desiderio di libertà, non solo da un lockdown ma da tutte le regole che ci vengono imposte, dal perbenismo vuoto e farlocco delle giornate di sole. Ginevra è un fenomeno vero, tra i più sbrilluccicanti della scena italiana, unisce alla capacità di scrivere testi profondi e diretti un’interpretazione moderna e pungente, che arriva esattamente dove vuole arrivare; nel mezzo lampi di talento di inestimabile valore. Wow.
Marco Castello – “Avò”: Immaginatevi di immergervi nel mare della Sicilia, siete voi, da soli, che vi aggirate meravigliati in quell’ambiente non vostro e proprio perché non vostro così affascinante e così facile da ingolfare delle nostre schifezze (ma questa è un’altra storia), immaginatevi una musica eterea, che conserva lo stesso peso piuma del vostro corpo che nuota felice, come se niente avesse importanza, come se il mondo aldilà dell’acqua non avesse niente a che fare con voi. Marco Castello ci porta proprio lì con questa sua “Avò” e noi dobbiamo solo ringraziare.
Claver Gold – “Lampi nel blu”: Un rapper vero che smutanda in rima tutti quei colleghi che pensano che la microdelinquenza sia un punto in più sul curriculum, che mitizzano fino a mortificare l’energia pura della strada. Claver Gold vive in bilico su quella linea di confine, sempre più labile, tra rap e cantautorato.
Mirkoeilcane – “Povera me”: In pochi in Italia hanno la capacità narrativa di Mirkoeilcane, un’ironia così precisa, così chiara, così pungente eppure così raffinata. Stavolta si mette nei panni di una donna e ne descrive sensazioni, paure e pensieri rispetto agli ordinari fatti della vita di tutti i giorni, col solito garbato realismo.
Leon Faun – “Camelot”: Rap si, ma dalle sonorità piene, imponenti, dalla potenza quasi orchestrale; un testo costruito con mani da chirurgo sopra cui non fanno ombra egotrip e vanti da bulli di periferia. Leon Faun è una promessa già mantenuta. Bravissimo.
Cassandra Raffaele – “Antidoto”: Brano che conferma la raffinatezza inarrivabile di Cassandra Raffaele, cantautrice dallo stile unico che confeziona con il supporto del polistrumentista Alberto Bazzoli un brano che ti avvolge di bellezza.
ESSEHO – “Aspartame”: Debutto vincente quello di ESSEHO, cantautore e producer già noto a chi frequenta la scena romana, che mette insieme un disco eccellente, denso di quel cantautorato che strizza l’occhiolino al rap che funziona maledettamente bene quando fatto a dovere, e lui lo fa che meglio non si può. Ci è tanto piaciuta “Costellazioni”, ma non molto di più degli altri otto pezzi. Bravo.