Max Gazzè – “La matematica dei rami”: Nonostante sia un artista particolarmente proficuo, l’uscita di un disco di Gazzè va sempre affrontata con estrema attenzione, come un evento imperdibile. Di imperdibile questo disco ha diverse cose, certamente al primo posto va messa la nuova versione di “Del mondo”, capolavoro assoluto dei CSI, presentata anche al Festival di Sanremo durante la serata delle cover in coppia con Daniele Silvestri; imperdibile allora, dato che ci siamo, è proprio l’apporto di Silvestri, che non rivoluziona affatto il sound del Gazzè che conosciamo, questo è bene dirlo, d’altra parte parliamo di due persone che suonano insieme da trent’anni e ci sta che prevalga una sorta di simbiosi, ci sta ancora di più che la suddetta simbiosi risulti poi così piacevole e ben fatta. Ma la capacità di Gazzè e Silvestri, senza dimenticarci di tutta la Magical Mystery Band, è quella di illuminare la propria intesa, il proprio divertimento nel voler far musica, sperimentando o, meglio, facendo il cavolo che gli pare, senza la pressione dell’inseguire nessuno in classifica, in radio, su Spotify, forse concentrandosi di più sull’esibizione live, paradossalmente, in un periodo come questo in cui il futuro dei live è accompagnato da un deprimente punto interrogativo. Infatti i brani de “La matematica dei rami” sembrano costruiti per esplodere dal vivo, è un disco privo di hit, nemmeno “Il farmacista” è riuscita a bucare lo schermo e farsi valere nella classifica di Sanremo, e questo dettaglio della mancanza di pezzi facilmente fruibili al largo pubblico solitamente pone la storia di un album davanti ad un bivio: o è un disco brutto o e un disco intellettuale. “La matematica dei rami” non è certamente un disco brutto.
Gue Pequeno – “Fastlife 4”: Il disco parte con un avviso: “Attenzione, le liriche che state per ascoltare potrebbero urtare la vostra sensibilità”, che per quanto ci riguarda è come spiegare una barzelletta o leggere un giallo partendo dalla fine. “I racconti contenuti in questo mixtape – prosegue – sono riferiti a fatti reali che riflettono le opinioni e le esperienze del protagonista. La gang non accetta responsabilità sul contenuto di questo album”…uuuh, paura vera. In pratica un ragazzone di 40 anni, invece di cominciare a bucare il pallone ai bambini della scena facendo arte pura, incide un disco in cui dice ai finti gangster di essere lui il vero gangster, però, attenzione, il disco si rivolge a chi guarda film e legge libri, lo dice sempre lui, quindi il rap che diventa roba da intellettuali elitari…come Gue Pequeno, no? Eh vabbè. Tralasciando queste perle di inutilità, il disco in sé è nobilitato dalla presenza di professori del rap come Salmo, Marracash, Lazza, Nitro, Gemitaiz…ma non va oltre il compitino, niente che un collega con la metà degli anni di Mr. Fini non faccia con la mano sinistra. Anche meglio.
Alessandra Amoroso – “Sorriso grande” / “Piuma”: Solito pop televisivo per chi non vuole andare oltre il già sentito…letteralmente, un milione di volte. Ma c’è davvero qualcuno che riconosce una canzone di Alessandra Amoroso da un’altra? Chiediamo per un amico critico musicale in enorme difficoltà.
Motta – “E poi finisco per amarti”: Motta rientra in grande stile, orchestrale e imponente, senza perdere comunque un briciolo della propria poetica, che andrebbe perfezionata, andrebbe smussata negli angoli, portata qualche passo in avanti forse, ma che risulta sempre molto efficace. Per quanto ci riguarda Motta ha pubblicato due dischi e non ne ha sbagliato nessuno, probabilmente non sbaglierà nemmeno quello che verrà, perché si tratta di un artista dotato di un’evidente sensibilità; ma ci piacerebbe vedere qualcosa in più, qualcosa che ci faccia dire “wow”. Questo nuovo pezzo, per esempio, si sarebbe prestato all’epica, invece resta lì nel territorio di Motta, che è un gran bel territorio, figuriamoci, però…
Eugenio in Via di Gioia – “Non vedo l’ora di abbracciarti”: Gli Eugenio sono sempre delicati e incisivi, è la loro cifra stilistica, ciò che li rende unici in qualche modo, e anche adorabili. Questo nuovo singolo, come tutta la produzione della band torinese, mette in mostra la loro genuinità devastante, che anche se bussa e non sfonda le porte arriva esattamente e regolarmente dove vuole arrivare, con un bel sorriso e, appunto, un abbraccio.
Franco126 – “Che senso ha”: Amaro come il finale dei migliori film di Verdone, torna Franco126, “Che senso ha” è forse uno dei migliori brani della produzione del rapper romano che ha trovato fortuna all’incrocio tra rap e indie. Sarà quel procedere svogliato che segna la sua voce, sarà la sua capacità di narrazione così quieta e precisa, ma ogni volta che canta ci salgono in testa, come flash accecanti, tutti i ricordi che abbiamo di Roma, che c’è, anche quando non viene citata nel testo, sta sempre lì a fare da meraviglioso scenario, quasi se ne può respirare l’aria frizzante mentre Franco si interroga sul senso delle cose, piccole e grandi della vita, che potrebbe essere un tema trappola, che ti potrebbe far cascare con tutte le scarpe in un oceano di clichè, eppure no, il pezzo è coinvolgente nella sua nostalgia.
Mara Sattei – “Scusa”: La voce di Mara Sattei è ipnotizzante, le produzioni del fratellino tha Supreme la consacrano, la elevano, la esaltano, ne disegnano i contorni precisi e affascinanti. “Scusa” è un brano che non si discosta tantissimo da lavori proposti in passato dai fratelli Sattei, ma il problema, che chiaramente problema non è, è che non riusciamo mai a stancarci. Questo nuovo pop, che strizza l’occhio al pop ma non è esattamente pop, che proviene dagli ambienti del rap ma non è rap, è il vero futuro della musica, perlomeno nei prossimi dieci/quindici anni, capiamo che rispetto al cantautorato tradizionale risulti meno epico, ma almeno non è plastificato come la musica leggera che ci viene somministrata da oltre vent’anni. Poteva andarci peggio insomma.
Selton feat. Margherita Vicario – “Karma Sutra”: Parte come una sigla tv anni ’70 e prosegue con quel ritmo coinvolgente italobrasilero dei Selton. Margherita Vicario si cala perfettamente nella parte, d’altra parte è anche attrice, e il risultato è un cocktail frizzante e alcolico, quelli più subdoli, da sbronza assicurata. La delicatezza della melodia incrocia la timida ma efficace malizia di un testo che esplode nelle parti recitate, il dialogo sul “problema sono io”, classicone nel repertorio di chi pianta il proprio partner, è esilarante.
Federico Rossi – “Pesche”: Federico Rossi, per chi non l’avesse capito al volo, tipo chi vi scrive, è il Fede di Benji&Fede, che si sono separati, con enorme dispiacere del loro pubblico di ultra minorenni. Ma, tranquilli, tirate un sospiro di sollievo, la musica è ugualmente brutta come quando stavano ancora insieme, solo che ora non stanno più insieme quindi presumibilmente di musica brutta ne uscirà il doppio, e forse noi non siamo pagati abbastanza per tutto questo.
ICON808 feat. Nicola Siciliano, Nitro e Braco – “NO STICK”: Gli ICON808 sono un duo di producer estremamente preparati e raffinati, l’incontro con tre dei più interessanti rapper della scena è esplosivo. “NO STICK” addomestica e indirizza con precisione letale l’incisività di Siciliano, Nitro e Braco, che sono dei ragazzacci se li lasci a briglie sciolte, qui invece vengono gestiti con una sapienza da grandi mestieranti e il risultato è una bomba di pezzo.
Pacifico – “Gli anni davanti”: Pacifico per il film “Genitori Vs. Influencer” scrive questa canzone assolutamente splendida, trascinante, che ti tira via un pezzo di cuore; che poi è caratteristica delle canzoni migliori, che non sono quelle che ti danno qualcosa, sono quelle che ti tolgono qualcosa. “Gli anni davanti” sprigiona lampi di epicità, ti fa ondeggiare, le parole ti accarezzano, gli occhi chiusi puntano al soffitto…niente insomma che non siamo obbligati ad aspettarci da un maestro come Pacifico.
Rachele Bastreghi feat. Silvia Calderoni – “Penelope”: Rachele Bastreghi, che forse in molti conosceranno più come voce femminile dei Baustelle, è un’artista estremamente interessante. Questa “Penelope” è una forza electro pop del tutto inedita, puro power girl complesso, andante, che ti fa alzare il pugno al cielo a ritmo; uno strappo beffardo, un distacco pungente, poesia lineare e distorta. Una chicca imperdibile.
Cassandra Raffaele – “LADY JANE X sempre”: Se sapessimo volare vorremmo essere cantati da Cassandra Raffaele. Che l’effetto è quello, la leggerezza, la ricercatezza, l’eleganza di un volo felice, trasognante, come quelle cose belle che finiscono, che sono sempre le cose più belle. Ecco, i brani di Cassandra Raffaele sai che prima o poi finiscono e ogni volta il pensiero ti disturba un po'.