Sara Potente, la donna che ha riportato in vita la Numero Uno di Mogol, Battisti e Mara Maionchi
S ul finire degli anni ’60 Giulio Rapetti, già il Mogol che in coppia con Lucio Battisti stava rivoluzionando il pop italiano, fondò la Numero Uno, etichetta discografica, si, ma non solo, anche segno di un cantautorato che aveva bisogno della massima libertà espressiva e discografica possibile.
Con la Numero Uno, Mogol, Battisti, ma anche una giovane arrembante Mara Maionchi, parteciparono attivamente ad una piccola rivoluzione, cui la spina venne staccata alla fine degli anni ’90, quando tutto era cambiato e mancava ormai la volontà e il carisma di rivoluzionare alcunché.
Nel 2020 però la Sony ha scelto di riprendere in mano quel marchio che fece storia, forse perché oggi è di nuovo tempo di rivoluzione, una rivoluzione che in realtà è già in atto da molto tempo e che ha già preso diversi nomi, il più famoso è “indie”. Ed è proprio attorno agli “indie”, i protagonisti della scena indipendente, che orbita la nuova Numero Uno, con la mission di dare una casa più grande e confortevole, una major, a questo nuovo e affascinante cantautorato.
Una buona idea? Per rispondere a questa domanda basta guardare ai numeri di “Musica leggerissima” o “Amare”, i due brani portati rispettivamente in gara alla 71esima edizione del Festival di Sanremo dalla coppia Colapesce e Dimartino e dal duo La Rappresentante di Lista.
Inutile dire che i due autori siciliani sono ormai vincitori assoluti della gara post festival, quella che si gioca sulle classifiche di vendite, quelle delle varie piattaforme e quelle dei passaggi radio; la loro presa in giro ai tormentoni è diventata un tormentone, il primo ufficiale di questo 2021. Il festival di Sanremo che si è chiuso da poche settimane rappresenta la prima uscita ufficiale della nuova Numero Uno, cui direzione artistica è stata affidata a Sara Potente, una delle donne più lungimiranti della nuova musica italiana, una delle ancora troppo poche persone dell’ambiente musicale che hanno capito lo straordinario valore del lavoro svolto negli ultimi anni, in maniera decisamente esplosiva dal 2014, da etichette ed artisti indipendenti.
Si può dire che Sanremo è stata la prima festa alla quale la nuova Numero Uno ha partecipato…il riscontro non può che essere molto positivo, sia lato La Rappresentante di Lista che lato Colapesce e Dimartino, no?
Assolutamente si, il bilancio è positivo, se si pensa che il lavoro sulla Numero Uno ha una gestazione di un anno e mezzo e ne stiamo parlando a quattro mesi dal lancio, i numeri parlano molto chiaro: nella classifica FIMI della prima settimana post festival i ragazzi de La Rappresentante di Lista erano al quinto posto tra i dischi più venduti, primi tra i dischi degli artisti in gara al festival e al primo posto tra i vinili, un exploit incredibile. Il brano portante “Amare” è stato eseguito in maniera eccellente da Veronica e Dario, lo sguardo di Veronica che ha fatto l’amore con la steadycam ha fatto innamorare tutti credo…
Sinceramente, quando è stata ufficializzata la partecipazione di questi due progetti a Sanremo, quale pensavate potesse essere il risultato, il riscontro del pubblico, il riscontro in classifica…?
Il cast di quest’anno era un cast veramente molto bello ed era anche fedele a quello che succede nelle classifiche degli store digitali, per cui è stata una grande battaglia, perché nelle altre edizioni erano meno gli outsider, quest’anno invece il cast era praticamente tutto fatto da outsider. Noi ce la siamo vissuti ovviamente molto bene, la cosa bella di andare a Sanremo è che ti stimola la competitività e ti spinge a dare il meglio che puoi dare, Colapesce e Dimartino e La Rappresentante di Lista hanno portato due brani che non hanno assolutamente snaturato il progetto, anzi, sono stati al servizio loro e fortunatamente anche al servizio del festival. Bilancio super positivo.
Visto che parli di competitività, molti si sono arrabbiati per il quarto posto di Colapesce e Dimartino
Perché loro volevano arrivare quinti!
Però forse, con un sistema di votazioni diverso, loro sarebbero potuti arrivare anche più in alto, i numeri che stanno facendo ci dicono che si poteva anche vincere…c’è un minimo di rammarico?
In realtà sono stati tutti vincitori in qualche modo, sono stati tutti ben rappresentati secondo me. Poi è ovvio che ci speri nel podio, ma l’importante è quello che succede poi nelle classifiche, per cui devono sentirsi veramente ricompensati da questo successo.
Questo nuovo rapporto con il Festival di Sanremo quindi vi ha soddisfatti?
Io spero che questo lavoro venga riproposto pure l’anno prossimo, perché davvero è stato vincente. Chiunque sarà spero che porti avanti questa direzione, perché è davvero la direzione giusta, abbiamo visto davvero i nostri artisti valorizzati, finalmente in un contesto televisivo, con la possibilità di avere una così grande vetrina.
La Sony ha prestato particolare attenzione all’universo indie
La Sony è sempre stata attenta alla varietà del repertorio, ad ogni sfaccettatura della musica italiana e alla diversificazione del mercato che va dall’urban al pop e all’indie. Dico indie perché proprio per questo motivo è stata rivitalizzata la Numero Uno, perché il ruolo delle etichette indie nell’ultimo anno è stato importantissimo per la rinascita del nostro mercato. Se ci pensi, le etichette indipendenti sono quelle che per prime hanno parlato il linguaggio della rete e hanno saputo veicolare e ricercare gli artisti sul web, imbastendo numeri che, grazie alle piattaforme digitali, si sono poi moltiplicati.
Qual è il ruolo di una major in un rapporto di questo tipo?
Lato nostro, come Sony, abbiamo messo la nostra esperienza, che da sempre ci fa muovere in ambiti più istituzionali, i nostri rapporti con i media tradizionali, con i nostri partner commerciali, i nostri team specializzati…tutti i mezzi di cui disponiamo per chi per primo ha saputo sfruttare la rete, il passaggio all’era digitale. Questa è proprio la missione di Numero Uno all’interno di Sony, il grande team che si unisce alle sorelle indie e mette a disposizione la struttura. Per cui io spero che tutto questo lavoro, che noi stiamo facendo già da diverso tempo, venga perpetrato anche nel prossimo festival…
Credi che in qualche modo il mondo della major sia arrivato un po' tardi sul famigerato indie?
C’è stato un processo per cui le due realtà si sono incontrate, non sono cose che possono capitare da un giorno all’altro. C’è stato un dialogo che si è aperto con le etichette indipendenti e forse il processo ha avuto solo le tempistiche che meritava. È stato un corteggiamento reciproco, una volta magari c’era maggiore diffidenza nei confronti di una major, oggi questa cosa è stata totalmente annullata vedo.
Anche perché la sensazione, e ce ne siamo accorti con Lo Stato Sociale, con i Pinguini Tattici Nucleari, oggi con Colapesce e Dimartino, è che questo nuovo cantautorato oltre a fornire musica di una qualità perlomeno più ricercata, sia anche capace di sfornare prodotti altamente vendibili….
Assolutamente. Noi riprendiamo quelle parole chiave come ricercatezza, sperimentazione, innovazione…che erano già nella prima Numero Uno, ma non vuol dire che vogliamo fare tra di noi il ghetto degli invendibili, anzi il contrario.
Dopo i preascolti tutta la stampa era convinta che “Musica leggerissima” fosse un ottimo brano, ma che diventasse, paradossalmente, una sorta di tormentone ve lo aspettavate?
Noi dal primo giorno che l’abbiamo ascoltata siamo impazziti, abbiamo urlato “Hit!”, devo essere sincera…
Quali sono secondo te invece i punti di forza de La Rappresentante di Lista?
È un pop altissimo, raffinatissimo, Veronica ha una voce e un’espressività mai viste. Poi è una band che si muove con contenuti forti, sono attualissimi, raccontano esattamente quello che avviene fuori dall’Italia, mi viene in mente Christine and the Queens per citarne una, questo essere così a fuoco, così pieni di contenuti, così tecnici, così ispirati…
…completi…
E usiamo anche complessi, che non ha un’accezione negativa, complesso vuol dire denso.
Vorrei parlare un attimo di Neffa, che la Numero Uno ha riportato alla luce del grande pubblico; forse oggi con un solo nuovo pezzo ci rendiamo conto di quanto era avanti anni fa…
Verissimo…e come si sposa benissimo con Coez…
Risulta molto nuova anche l’idea dell’utilizzo della lingua napoletana…
Si, assolutamente. Quando abbiamo sentito il progetto di Neffa abbiamo detto “Questa è la Numero Uno”, perché rientra perfettamente nella nostra linea editoriale. È un progetto fuori dai canoni, in napoletano, per cui fin da subito è stato identificato come artista e progetto Numero Uno.
Com’è avvenuto il corteggiamento? Perché lui era in silenzio da molti anni…
Noi ci siamo sempre sentiti con Giovanni, c’è sempre stato un grande scambio, di pezzi, di opinioni…era tanto tempo che aveva in cantiere questo progetto e quando è nata la Numero Uno ha trovato casa.
In che modo la Numero Uno decide di aprire una collaborazione con un artista? Immagino che abbiate la fila fuori dalla porta…
Io sto lavorando tantissimo sui giovani esordienti, prima di tutto perché è la cosa che mi piace di più personalmente, mi fa impazzire sviluppare da zero. Io quando ho firmato con un artista sono sempre rimasta fulminata dalle canzoni, dalla personalità (sempre delle canzoni), quindi dal gusto, dal timbro e in ultima fase, quando ci si incontra fisicamente, lo vedi quando uno “sposta l’aria”, è carismatico…se tutta questa costellazione è in piedi sai che farai un bellissimo lavoro, mettendoci poi un team, perché le cose si fanno sempre in team. Io ai ragazzi dei laboratori dell’università dove insegno spiego sempre la mia discografia delle 4 “T”: talento, tenacia, team e tempistiche, per me queste sono le quattro cose per muoversi.
Quanto è enorme la responsabilità di riprendere in mano un nome così pesante come quel “Numero Uno”?
Eh l’eredità è immensa, per cui c’è tanta ansia a dover ribattere una strada, ma la prima scelta è stata quella di guardarsi indietro per mettere le fondamenta a questa nuova casa. Abbiamo proprio guardato all’ultimo decennio degli indipendenti, Colapesce e Dimartino sono stati i primi a firmare, poi Iosonouncane, La Rappresentate Di Lista…sono colonne portanti dell’ultimo decennio, ripartire da lì dava una direttiva forte, un segnale forte, e la scelta alla fine è stata giusta.
Quali sono gli obiettivi di questa nuova Numero Uno?
Di essere presenti nelle classifiche, di essere presenti nel mercato, di essere comunque sempre slegati dalle logiche canoniche, di alzare l’asticella. E credo che questa visione ripaghi…
Presenti nelle classifiche con artisti che però hanno bisogno di essere lasciati liberi e, soprattutto, non producono prodotti con l’intento di andare in classifica…
Iosonouncane l’ha anche dichiarato in conferenza stampa: “Ho firmato perché mi hanno garantito la mia libertà”
La cosa veramente innovativa sta proprio qui: portare questa grande qualità ad essere da classifica…
Con Iosonouncane eravamo sicuri che non potevamo fare il lavoro fatto con Colapesce e Dimartino o con La Rappresentante Di Lista, ma il bello è questo, la diversificazione anche all’interno dell’etichetta, come succede nella grande major, che diversifica il proprio repertorio. Anche in Numero Uno succede questo mantenendo la linea editoriale ricca, con queste caratteristiche.
La Numero Uno è anche un luogo della musica storico, no?
La Numero Uno dell’epoca non era solo un’etichetta ma anche un luogo fisico. Purtroppo siamo rinati in questo periodaccio, però noi in Sony abbiamo uno studio di registrazione che porta un marchio storico, quello di RCA; uno studio fortemente voluto dal nostro presidente Andrea Rosi. E Numero Uno è anche quello: Iosonouncane è stato produttore di Colapesce, Dimartino è stato ospite de La Rappresentante Di Lista, La Rappresentante Di Lista impazzisce per Iosonouncane…Per noi ricreare anche un luogo artistico dove si incontrano i nostri artisti è prioritario, proprio come succedeva allora.
Dicono sia uno studio con un’atmosfera del tutto particolare…
A me da sempre l’idea della bottega di un artigiano, anche all’interno di una major con una certa tradizione, mi da sempre quell’impressione lì. Chiunque venga ospite, da produttori, manager, artisti, per tutti diventa tipo la Mecca, “Adesso andiamo in studio, vero?”, il giro dello studio diventa fondamentale. A me fa anche molto ridere il fatto che hanno cablato il bagno, perché tutti si mettono a cantare nel bagno, perché lì c’è un riverbero pazzesco, sia per la voce che per la chitarra. Alle volte si vede qualche artista che fa video dal bagno, lo fa per il riverbero particolare…saranno le piastrelle, sarà l‘assenza di arredamento, ma abbiamo deciso di cablare anche il bagno.
Da ormai tanti anni si parla di misoginia nel mondo della musica italiana, dalla tua posizione, non solo nella nuova Numero Uno, ma anche come ambassador di Keychange, che è un movimento che lotta per la parità di genere nell’industria discografica, è un problema che avverti?
È un problema di cultura, di tradizioni. Te lo dico perché anch’io ogni tanto nei miei atteggiamenti sono maschilista, me ne accorgo e mi rimetto sulla giusta strada. Proprio perché Keychange mi ha dato questa opportunità di studiare la parità di genere, perché siamo tutti bravi a dire “Si! Parità di genere!”, però va studiata e quando veramente ti metti a studiare incontri questa parola: “Bias”, e ci cadiamo tutti e tutti i giorni. Ogni tanto capita anche a me, non voglio essere la Santa Maria Goretti né la Giovanna D’Arco della parità di genere, perché io sto studiando e sto imparando, e sono contenta che Keychange mi abbia dato questa occasione, e me l’ha data perché sono un esempio positivo, come lo è Mara, come la Caselli e come tanti altri colleghi. Ultimamente le donne stanno ricoprendo tanti ruoli importanti, se io guardo nelle varie etichette ci sono tantissime donne, poi è un percorso faticoso, tortuoso, arrivare a coronare la carriera professionale; lo so perché ci sono passata, però piano piano le cose cambieranno. Sono ottimista, le nuove generazioni sono fluide e già non gliene frega niente di che genere sei e con chi vai a letto.