AGI - Finalmente esce il nuovo disco di Gazzelle, attesissimo dalla comunità indie, e per il profeta dell’itpop si tratta di un nuovo passo in avanti. Riabbracciamo felici Neffa che canta in napoletano; Lo Stato Sociale propone il disco curato da Carota, la parte più cantautorale della band; Nitro completa il suo ultimo album con altri sei piccoli capolavori rap. E poi ancora La Rappresentante di Lista si sgranchisce i muscoli in attesa di Sanremo, Mr. Rain esce con il suo disco pop rappato e Joan Thiele pubblica un EP dal fascino ipnotizzante. Ottimo il singolo di Quentin40 e il featuring tra i Rovere e Mameli. Disco della settimana certamente quello degli Studio Murena, che mescolano jazz e rap in maniera esplosiva.
Gazzelle
“Ok”: Forse nessuno in Italia sta seguendo un percorso simile a quello di Gazzelle, chi si trovava ai nastri di partenza della rivoluzione indie con lui, nel migliore dei casi, è rimasto lì dov’era, si è lasciato coccolare dai millemila followers raccattati, è evidente che non ha sentito la necessità di evolversi, di capire che si trattava dell’inizio di un percorso e non del punto di arrivo, così con ogni probabilità verrà spazzato via dal tempo, quando l’onda che l’ha portato lì si ritirerà come natura vuole.
Gazzelle no, Gazzelle ha intrapreso un percorso impegnativo che non solo lo porta oggi a pubblicare un ottimo album quale è “Ok”, in cui si rinnova la sua capacità innata di riuscire a catturare e mettere in musica il sentimentalismo di un’intera generazione, ma che ci fa pensare, ed è certamente la cosa principale, che dopo “Ok” arriverà altro e probabilmente sarà qualcosa di migliore e più maturo di “Ok”.
Così si diventa grandi artisti, con uno stile inconfondibile, confezionando canzoni che abbiano un senso profondo nella vita di chi le ascolta, e mantenendo la concentrazione nell’inseguire sempre la parte migliore di se stessi. “Ok”, ancor più importante di dirci che Gazzelle c’è oggi, ci dice che Gazzelle ci sarà anche domani.
Neffa feat. Coez
“Aggio perzo ‘o suonno”: Tempismo perfetto di Neffa, che ritorna sulle scene dopo troppi anni di assenza, e torna cantando in dialetto napoletano che è la lingua del suo passato, quella che rivela le sue origini campane, ma è anche la lingua di domani, quella che meglio si adatta alle sonorità urban contemporanee.
Lo accompagna Coez in quello che è un ottimo pezzo, che riprende alla perfezione tutti i canoni del sound che oggi “va”. Siamo curiosi di capire questo nuovo inizio con la rinata etichetta Numero Uno dove porterà, l’impressione è che si siano trovati i giusti presupposti per riportare in cima, dove merita di stare, uno degli artisti più interessanti degli ultimi 20/25 anni della nostra musica. Bentornato, ci sei mancato.
Lo Stato Sociale
“Carota”: I ragazzi de Lo Stato Sociale non l’hanno mai nascosto, anzi lo hanno sempre dichiarato volentieri e senza peli sulla lingua: Carota è il vero musicista tra loro. Con questa consapevolezza clicchiamo play per quello che è il terzo capitolo di questo folle progetto della band bolognese: cinque album in cinque settimane, ognuno affidato alle cure di uno dei cinque de Lo Stato Sociale, un percorso a zig zag che li porterà dritti dritti a Sanremo.
Oggi tocca a Carota ed effettivamente si sente un tocco di accuratezza in più, un progetto artistico più nitido, musicalmente più efficace, un’attenzione più sottile per quanto riguarda le produzioni, affidate in parte ai bravissimi Mamakas. Ottime “Il giorno dopo”, in featuring con Willie Peyote, anche con lui si ritroveranno all’Ariston, e “Colorado”; buona anche l’idea di ripulire “Dj di merda” dall’inutile apporto di Arisa e Myss Keta, che diventa così una canzone vera e anche molto bella.
Arrivati alla terza parte di questo progetto il puzzle comincia ad avere un senso più chiaro, chi pensava che lo Stato Sociale fosse esclusivamente “Una vita in vacanza” non ha idea dell’essenza di una band che farà storia, non solo perché funzionali davanti ad una telecamera, non solo perché bravi a rompere con la loro simpatia qualsiasi liturgia a portata di microfono, ma perchè lo Stato Sociale produce musica dal sapore sarcastico, pungente, alle volte politico, sgargiante, ma anche profondo, cantautorale. Carota ci mostra questa faccia dei regaz di Bologna ed effettivamente è una delle più interessanti.
Nitro
“GarbAge Evilution”: Nitro aggiunge al suo ultimo album, che era già uno dei migliori del 2020, sei nuovi brani, confermandosi un rapper di razza, certamente tra i migliori della scena italiana. Sei brani tutti belli, tutti interessanti, da far cascare la mascella in certi casi, stando a guardare la costruzione delle barre, il ritmo che insegue la metrica, quasi in levare sugli attacchi, una cosa che lo rende assolutamente unico, e come il tutto si incastra con produzioni molto contemporanee e tutte azzeccatissime.
Sulla carta stupisce il featuring con l’ultima vincitrice di X-Factor Casadilego, che regala al brano, “Mr. & Mrs Smith”, quella pulizia che bilancia perfettamente la meravigliosa ruvidità della voce di Nitro. Altissimi livelli la collaborazione con Vegas Jones, volevate capire cosa intendiamo quando diciamo che il rap diventa puro cantautorato? Ecco…
La Rappresentante di Lista
“Alieno”: Per quanto ci riguarda il direttore artistico di Sanremo Amadeus ha vinto tutto inserendo nel cast del prossimo festival una delle realtà più interessanti della scena musicale (tutta) nazionale. Un paio di settimane prima di debuttare davanti al grande pubblico nazionalpopolare al teatro Ariston, esce questa “Alieno”, che è un brano quasi perfetto per introdurci nell’universo La Rappresentante di Lista, un universo affascinante, intrigante, quasi erotico, ma soprattutto complesso, in cui le personalità teatrali di Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina vengono fuori in maniera schietta, palese, bellissima.
Non vediamo l’ora di vedere le vostre facce quando scoprirete quello che i più attenti hanno scoperto già da diversi anni. Meglio tardi che mai.
Mecna feat. Ghemon e Ginevra
“Soli”: Un coro moderno a tre voci, quella di un rapper, quella di un rapper che ha intrapreso la coraggiosa strada dell’R&B e una delle giovani più interessanti della scena cantautorale italiana. Un incastro perfetto, un brano splendido che non puzza di rastrellamento di follower, ma di confronto artistico. Bravissimi.
Mr. Rain
“Petrichor”: Mr. Rain è il cantautore del futuro, abile ad equilibrare in scioltezza rap e pop, e in questo senso “Petrichor” potrebbe rappresentare un manifesto della musica che sarà. A noi piace il rap e piace il pop, questo miscuglio per accontentare un po' tutti ci lascia qualche dubbio, ma Mr. Rain produce musica che ha un senso, ben strutturata, priva di inutili esplosioni di egocentrismo; la sensazione è che presto lo troveremo al centro della scena.
Brusco feat. Gemitaiz
“Mi accendo”: La produzione di Frenetik&Orange conferisce al duetto tra due dei principali rapper della scuola romana un inaspettato tocco di classe, una sorta di surrealismo di strada affascinante e quasi cantautorale.
Joan Thiele
“Atto I – Memoria del futuro”: Impossibile ascoltare Joan Thiele senza innamorarsi perdutamente, senza restare imbambolato come dopo il primo bacio con un grande amore. In questo EP composto da due canzoni, “Cinema” e “Futuro wow”, la sua voce viene modellata da due geni della produzione come MACE e Ceri, il risultato è un volo atmosferico ad alta quota in cui non mancano capriole e turbolenze. Eccezionale.
Federica Abbate
“Se non fosse”: Non si fa fatica a capire come mai dietro una quantità spropositata di hit del pop degli ultimi anni ci sia la firma della giovanissima Federica Abbate, si capisce molto meno come mai la carriera solista non abbia mai spiccato il volo; in fondo i brani che ha deciso di tenere per sé sono semplici e innocui esattamente quanto quelli che hanno sfondato con la voce degli altri.
Anzi, in molti casi Federica Abbate, ragazza di rara gentilezza e simpatia, è chilometri avanti artisti che hanno fatto fortuna grazie al suo talento. Eppure tutti sanno chi sono Baby K, Fred De Palma, Irama o Alessandra Amoroso, ma ancora in pochi chi è lei. Un vero peccato, specie oggi che in “Se non fosse” mostra una voce particolarmente intensa.
Rovere feat. Mameli
“Freddo cane”: L’incontro tra due delle più interessanti realtà del panorama indipendente è esplosivo, “Freddo cane” è pop di altissima qualità, anche discretamente radiofonico, roba che basterebbe la spinta con un mignolo per mandarli in orbita, che è la dimensione che spetterebbe sia ai Rovere che a Mameli. Un po' di idee nuove alla “musica leggera” servono e servirebbe che questa nuova linfa vitale sia spinta, promossa, che si senta nell’aria, perché “pop” non è una parolaccia, si può fare bene e in questo caso è fatto benissimo. Bravissimi.
VillaBanks feat. Papa V
“Il doc”: Quello di VillaBanks e Papa V è uno di quei brani che farebbero tremare gli indici delle mani ai perbenisti di questo paese, che vorrebbero tutti educati e incravattati, come se tutti avessimo Campanellino come vicina di casa. VillaBanks invece è diretto, scorretto, provocatore, cosa che naturalmente ce lo fa adorare dalla prima all’ultima sillaba.
Perché serve qualcuno che canti l’amor cortese, che ci porti in un mondo rosa fatto di stelline, orsacchiotti cucciolosi e struggenti sentimenti piagnucolati sotto un balcone nel bel mezzo di un fitto temporale; e poi, allo stesso identico modo, serve qualcuno che ci dica che gli serve una donna per San Valentino per irripetibili acrobazie notturne.
Se la musica deve inquadrare la realtà, e deve assolutamente, bisogna essere pronti ad accettare che la realtà è fatta di tutto e del suo contrario. Detto ciò “Il doc” è un rap perfettamente strutturato che arriva dritto per dritto al punto, il che lo rende particolarmente efficace, sensato e vivo.
Quentin40
“Nontiscordardime”: Quella che si è inventata Quentin40 è una vera e propria lingua, non uno stratagemma per distinguersi. Un mondo immaginifico dalle parole troncate buono per raccontare la strada e anche, come dimostra in questo caso, un sentimento più profondo. È uno dei nostri rapper preferiti e questo pezzo non fa altro che confermare quello che già pensavamo di lui, che si tratta di un innovatore in un mondo che, non ha ancora fatto in tempo a godersi i fuochi d’artificio provocati, e già tende sempre di più ad assomigliare a se stesso. Quentin40 invece esplora, lotta, rischia e alla fine ne esce sempre vincitore.
Studio Murena
“Studio Murena”: Jazz e rap si incontrano in uno dei progetti più interessanti mai sentiti negli ultimi anni. Una roba unica in cui, attenzione, il jazz non impreziosisce il rap e il rap non volgarizza il jazz, ma le due forme d’arte si incastrano perfettamente trovando più punti di incontro di quanti mente umana potesse prima immaginare. È un disco che si beve con estrema facilità, che trasuda qualità, se dovessimo tradurlo in un linguaggio da bar sarebbe un buon rum con dell’ottimo cioccolato fondente, i due generi una volta mescolati lasciano quell’intenso e avvolgente sapore in bocca. Letteralmente imperdibile.