AGI - La scorsa settimana è uscita una nuova versione di 'Varietà', title track di un album di Gianni Morandi del 1989, testo di Mogol e musica di Mario Lavezzi. A rimettere le mani su quello che è un grande classico della discografia di Morandi e della musica italiana tutta è Federico Poggipollini, uno dei chitarristi più importanti del panorama italiano, divenuto famoso anche al grande pubblico per il suo lavoro a fianco di Luciano Ligabue con il quale condivide studio e palco da oltre vent’anni.
“Io sono sempre stato innamorato di questa canzone”, dice all’AGI Poggipollini. 'Varietà' è l’ultimo singolo del disco di cover che ha studiato e realizzato negli ultimi mesi, prima di questo brano erano già usciti 'Monna Lisa' di Ivan Graziani, rifatta insieme all’indie Cimini e 'Trappole' realizzata in una nuova versione insieme allo stesso autore Eugenio Finardi. Anche Gianni Morandi ha deciso di prestarsi alla registrazione di questa nuova 'Varietà'. “A Morandi è piaciuta da morire – racconta Poggipollini - io lo conosco, ma non è che usciamo insieme tutte le sere. Quando gli ho mandato il brano dicendogli che stavo facendo questo disco di cover, chiedendogli se era interessato ad un featuring, ho pensato che non mi avrebbe mai risposto. Invece mi ha richiamato subito ed è venuto in studio a registrare il giorno dopo”.
“Varietà” è l’ultimo singolo del disco di cover che il bolognese ha studiato e realizzato negli ultimi mesi, prima di questo brano erano già usciti “Monna Lisa” di Ivan Graziani, rifatta insieme all’indie CIMINI e “Trappole” realizzata in una nuova versione insieme allo stesso autore Eugenio Finardi. In questa versione di “Varietà” Capitan Fede, così come è conosciuto nell’ambiente musicale, non poteva che fare uscire la vena rock di un brano che ai tempi, pur portando la bandiera del titolo, fu oscurato dal successo di “Bella signora”. Poggipollini la rielabora, la ritaglia a suo piacimento, se la disegna addosso in chiave rock, che è la chiave a lui più congeniale, senza mai mancare di rispetto ai tre mostri sacri, chi l’ha scritta, chi l’ha composta e chi l’ha cantata, con i quali si sta confrontando.
Come mai un disco di cover?
Per il grande amore che ho per la musica, anche perché non sono brani miei, sono brani cui proventi della Siae io dovrò cedere.
Come mai proprio “Varietà”? Quand’è che ti è venuta l’idea di riprendere questo brano?
Da ragazzino avevo varie band ma nel 1989 feci un provino per Gianni Morandi; mi prese, era la mia prima esperienza lavorativa grossa, avevo 21 anni. Un bel giorno ero in camerino con Morandi e venne a trovarci Mario Lavezzi, il compositore del pezzo, che prese la chitarra e ci insegnò a suonarla. Dopo io me la sono rielaborata ma la prima volta che ho sentito questo brano è stato suonato dal compositore e sono impazzito, ho pensato “che bel brano”. Quindi qualche anno fa, quando ho deciso di fare questo disco di cover andando a pescare pezzi inediti molto ricercati, ho pensato a “Varietà”, un pezzo molto bello che non ha avuto il successo che si meritava, è stato un singolo ma non importante, perché la canzone importante di quel disco fu “Bella signora”. Mi piaceva l’idea di riprenderla in mano, smagrirla, renderla più rock, mi sono permesso anche di tagliare delle parti, Lavezzi mi ha detto “mi piace molto la versione, è molto più rock, mi hai riportato alle mie origini”.
Come l’ha presa Morandi?
A Morandi è piaciuta da morire. Io lo conosco ma non usciamo tutte le sere, quando gli ho mandato il brano dicendogli che stavo facendo questo disco di cover, chiedendogli se era interessato ad un featuring, ho pensato che non mi avrebbe mai risposto. Mi ha richiamato subito ed è venuto in studio a registrare il giorno dopo. Gli è piaciuta proprio, è stato anche carino a partecipare al video. Mi ha scritto anche la figlia dicendomi che ho ridato luce al brano.
La prima cosa che si nota immediatamente è che hai ripescato tutte canzoni di un cantautorato del passato…
Le canzoncine di adesso, non voglio essere critico, ma sono tutte molto leggere, non c’è niente di impegnativo, questo è un brano scritto in maniera molto impegnata, scritto da un grande compositore e un grande autore. Un omaggio alla canzone d’autore senza alcun tipo di lucro, proprio per l’amore che ho per la musica.
Un’altra cosa è che le tue collaborazioni variano da i grandi della nostra storia come Morandi e Finardi a CIMINI che invece è uno del nuovo cantautorato, tu cosa ne pensi di questa nuova scena?
Mi piace molto, CIMINI è un mio amico, gli ho fatto sentire l’album proponendogli un featuring ma pensavo mi avrebbe proposto un inedito, invece lui mi ha chiesto di fare “Monna Lisa” perché è innamorato di quella canzone, ed io ho accettato.
Cosa pensi di questa nuova scena?
Mi piace tantissimo, i brani di CIMINI mi piacciono quasi tutti, soprattutto “Scuse”, c’è una bella scrittura; poi non posso negarti che Calcutta mi piace molto molto molto, ritengo che abbia una scrittura veramente bella, mi emoziona, mi tocca, è un linguaggio nuovo, lo ascolto molto volentieri, ritengo che lui in particolar modo sia stato il promotore di questo nuovo linguaggio, che abbia trovato un modo molto moderno di poter raccontare delle cose mantenendo una grande scrittura armonica e melodica, è un grande compositore. Poi ce ne sono altri ma quello che ascolto di più è Calcutta. Mi piace anche Achille Lauro, abbiamo fatto delle cose insieme, sia al Dopofestival che al Primo Maggio, dovevamo fare anche un tour ma io poi ero impegnato con Ligabue. Mi piace il suo atteggiamento rock 'n' roll, dove c’è un uso della chitarra fatto in un certo modo. Poi i Pinguini Tattici Nucleari mi piacciono molto, suonano bene, le composizioni son belle, li ascolto volentieri, vengo anche stimolato da certe cose e mi fa piacere che siano in vetta.
A proposito di rock 'n' roll, diamo una risposta definitiva a questa domanda: esiste il rock in Italia in questo momento?
Qualcosina c’è, i Bud Spencer Blues Explosion fanno rock secondo me, c’è blues ma c’è un uso del riff che è rock, si rifà a modelli stranieri. Secondo me rock in questo momento significa fare qualcosa insieme ad altri dove non usi il computer, non usi troppe macchine, ma usi gli amplificatori, usi una batteria acustica, i microfoni…in questo momento questo è un approccio che ha una matrice di verità, di purezza. Noi in “Varietà” suoniamo dietro una band, c’è un basso distorto, è stata registrata con un microfono lo-fi, volutamente, proprio perché non sia così leggibile e preciso il suono. Questo è un atteggiamento rock, anche su un pezzo pop.
Cosa pensi invece della scena rap?
Con Sfera Ebbasta e quel mondo rap lì faccio proprio fatica, non mi piace. Poi posso anche sentire delle cose interessanti, Salmo mi piace moltissimo ma Capo Plaza non so chi sia.
Il video della tua versione di “Varietà” è stato girato al Covo Club di Bologna, uno dei tanti club italiani in crisi a causa di questa crisi sanitaria, cosa prova uno che di club ne ha girati come te a ritrovarsi in quel luogo storico vuoto?
Quando abbiamo girato il video era fine novembre, avevano comprato, perché pensavano di riaprire, una quantità di sedie per poter organizzare un pubblico a sedere con le distanze del caso; quell’effetto lì in un locale super rock, dove la gente stava in piedi, sudata, anche se le sedie erano ancora chiuse, mi ha fatto pensare ad un grosso cambiamento. Dentro di me vedere un club rock per eccellenza, dove ci ho visto tutto e ci ho suonato da ragazzino, e dove ci sono passati quasi tutti, dai Franz Ferdinand a Dave Grohl, con i posti a sedere mi ha fatto venire in mente che è finita un’epoca.
A questo proposito avrai seguito tutta la bagarre attorno alla prossima edizione di Sanremo, tu che conosci molto bene l’ambiente del festival, cosa ne pensi?
Secondo me è giusto fare un Sanremo senza pubblico, anche per rispetto di tutti i teatri, perché dovrebbe aprire quel teatro e non gli altri? Io Sanremo l’ho frequentata molto, conosco bene Sanremo e l’atmosfera di Sanremo durante il festival, credo faccia anche bene agli introiti della città, potrebbero spostarlo a quando si potrà. Noi abbiamo fatto Fazio con Ligabue e non c’era pubblico, attenendoci alle regole che ci stanno chiedendo, sarà un Sanremo diverso senza pubblico ma rimane un Sanremo.
La tua testimonianza è anche preziosa rispetto all’attuale situazione dei lavoratori dello spettacolo, tu prima di tutto sei un musicista…
È un momento in cui bisogna restringere, io sono un musicista e non suono, non posso vivere di quello che mi da lo Stato perché non mi ha dato niente, cerco di vivere cercando di non spendere troppo e sperando che finisca, con una prospettiva, la stessa cosa la farei per Sanremo.