I primi album di artisti italiani pubblicati nel 2021 
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Francesca Michielin feat. Vasco Brondi – “Cattive stelle”: L’ex concorrente di X-Factor rimpingua il progetto “Feat”, esplorazione pop nei meandri della musica leggera italiana, con un duetto insieme a Vasco Brondi, l’ei fu Luci della Centrale Elettrica, uno dei pionieri dell’indie italiano asceso ormai quasi alla figura di santone ermetico dall’ascendente mistico. Capiamo che tutto ciò sembra scritto con ironia, ma la verità è che Brondi ha la capacità di rendere etereo, e quindi anche vicino al suo, qualsiasi cosa tocchi; dall’altra parte la Michielin è capace di adattarsi a qualsiasi personaggio la affianchi davanti ad un microfono. È per questo che “Cattive stelle” funziona.

Ermal Meta – “No Satisfaction”: Solitamente i brani di Ermal Meta stanno fermi lì dove sono, non si muovono da quella comfort pop zone ben arredata ma anche abbastanza noiosetta, “No Satsfaction” invece ci porta completamente altrove, un Meta cupo che abbandona quel romanticismo stantio protagonista da sempre della sua scrittura e si lancia in un rap di dubbio gusto che esplode in un ritornello in cui si lamenta che “Non trova più satisfaction!”, cosa che chiaramente ci dispiace ma, siccome in fondo siamo perfidi, sotto i baffi ce la ridiamo perché l’effetto è quello di Steve Urkel che per farsi il figo si traveste da Fonzie.

MACE feat. BLANCO e Salmo – “La canzone nostra”: Sono questi gli esperimenti che aprono la mente nei confronti del rap, quelli che mostrano i limiti, ben più ampi di quelli che possiamo pensare, di un genere che rappresenta in tutto e per tutto il nuovo cantautorato italiano. BLANCO è un classe 2003 ma la sua scrittura è complessa, punk e raffinata come quella di un veterano, magari proprio di quel Salmo che lo accompagna in questa avventura, lui che ne sa qualcosa di rap che dipinge pezzi di anima. Ecco, la capacità di “La canzone nostra” di essere moderna e allo stesso tempo profonda, nostalgica e romantica, è esemplare.

Il Tre – “Pioggia”: Il fatto che il nuovo rap abbia allargato i confini del pop, non è un problema, esistono i generi, si, ma esistono anche i concetti, qualsiasi cosa può essere pop, anche il rock, anche il rap, anche il jazz, poi però deve possedere un’anima ben definita, riconoscibile. Ecco, Il Tre propone un rap dalle forti pretese pop, il che annacqua tutto, lo rende poco credibile sia come rapper che come pop star. Certo è apprezzabile il fatto che faccia rap mostrando un lato più romantico di se stesso, che non faccia bella mostra musicale di quanto e di cosa si droga, come è ormai vezzo di tanti colleghi, ma è ancora tutto un po' fermo, pasticciato, irrilevante.

Brusco – “Isola di plastica”: Il rapper romano torna in pista con un brano che anticipa l’album in uscita in primavera; un atto d’amore verso madre natura che non poteva che provenire da un artista di una certa età, che magari crescendo si rende conto che la musica può (deve?) affrontare temi un po' più seri; in questo caso il consumo ossessivo di plastica che sta soffocando questo nostro pianeta. Lo fa in maniera semplice ma poco convincente (qualora ovviamente serva convincere qualcuno di una cosa elementare: la plastica fa male e noi ne utilizziamo più del necessario), non è insomma un brano capace di smuovere coscienze, ma è un ritorno felice e sensato.

Filo Vals – “Insonne”: In un’altra epoca Filo Vals avrebbe avuto la strada in discesa, perché la sua voce è molto interessante, ci sono i contenuti, c’è il talento, quello vero. “Insonne” è un ottimo brano, purtroppo manca ancora la scintilla, quella capace di accendere la miccia e far esplodere una carriera. Ancora.

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