D a circa una settimana è uscito “Quel raggio nella notte”, inedito contenuto in “Grandissimo”, ultima fatica discografica di Irene Grandi uscita dopo la sua partecipazione alla 70esima edizione del Festival di Sanremo. Il brano si va ad inserire in quella collezione che fanno della Grandi una delle interpreti rock al femminile più importanti del nostro panorama musicale. Il suono della sua voce blues si mescola meravigliosamente ad una narrazione eterea, surreale, trasognante.
“Non è un amore inteso solo tra due persone, è un amore spirituale, quello che ci fa scoprire anche noi stessi - racconta in un'intervista all'AGI - come siamo fatti, questo vuoto esistenziale che tutti abbiamo e il bisogno di riempirlo non con qualche cosa di materiale, ma con quello che fa bene all’anima, che può essere una canzone, una persona, anche un padre, una madre. Si tratta di un amore cosmico, divino, quello che nasce da un affidarsi alla vita, alle forze superiori, che in qualche modo vogliono che continuiamo a vivere nonostante le difficoltà”
Un brano confortante, forse è quel genere di amore sul quale tutti noi dovremmo concentrarci in un momento come quello che stiamo vivendo…
“Anche secondo me, è un amore che va al di là. La conoscenza di sé è la conoscenza delle nostre risorse, di ciò che ci fa bene all’anima. Tutti abbiamo delle cose che fanno bene all’anima, durante il lockdown ci siamo concessi del tempo e abbiamo tutti scoperto cose che ci fanno stare bene”
Il lockdown poteva rappresentare in questo senso una pausa e davvero ne saremmo potuti uscire migliori, poi però non è andata proprio così…
“E' vero, migliori non ne siamo usciti, però questa piccola coscienza di quanto potremmo cambiare e migliorare è nata. Ci ha fatto riprendere l’amore per la natura, per gli alberi, alla gente è mancato tanto questo aspetto nelle città…è come se si fosse costruita un po' di consapevolezza sul fatto che dovremmo essere uniti per ricostruire il mondo nelle parti in cui lo abbiamo distrutto o la stavamo distruggendo. Ed io come artista vorrei coltivare questo messaggio attraverso questa canzone, perché credo che sia l’unica cosa positiva che possa nascere dopo un momento così drammatico, così brutto, così difficile; una riflessione su tutti i valori, sulle priorità che dovremmo avere in un mondo post-Covid, perché nella nostra coscienza questo dramma potrebbe essere una svolta”
Cinquant’anni, portati che meglio sarebbe impossibile, e quasi trent’anni di carriera, immagino che sarai piena di ricordi…
“Ce ne sono svariati naturalmente, forse gli incontri con le persone che hanno fatto dei pezzi di strada con me, non voglio riferirmi solo a Pino Daniele, a Vasco Rossi, che sicuramente mi hanno dato tanto tanta fiducia in me stessa, ma anche Stefano Bollani, Francesco Bianconi che ha scritto “Bruci la città”….questi incontri fortunati che mi hanno dato linfa vitale, che mi hanno dato quell’entusiasmo, sono molto importanti. Mi sono evoluta anche grazie all’aiuto di tanti amici nel mondo della musica”
In “Grandissimo” possiamo riascoltare alcuni dei tuoi brani più famosi, dicono che gli artisti quando firmano brani così poi se ne disinnamorino, è vero?
“Le canzoni un po' più famose le ripetiamo molto spesso, è un po' quello che ci fa innamorare delle canzoni più sconosciute. Poi la canzone che esce deve venire incontro al momento storico del mercato, magari ne rimane indietro una che è bellissima ma non funziona, quindi va a finire che molte persone non la vengono nemmeno a conoscere, soprattutto adesso che la musica non è più fruita attraverso gli album, quindi ci sono canzoni che, poverine, rimangono quasi nel cassetto; per noi quindi, che siamo madri e padri di tutte loro, ci dispiace per quel figlio mai visto, in questo senso siamo quelli che amiamo di più le canzoni che gli altri non conoscono”.
Ma ce n’è una in particolare del tuo repertorio della quale sei particolarmente innamorata?
“Ce ne sono svariate di canzoni che amo per questa ragione, una si chiama “Buongiorno Blu”, poi nell’album “Lasciala andare” ce ne sono diverse. Nell’ultimo album mi piace molto “Accesa” e ce n’è un’altra che si chiama “Bucolico” nell’album “Prima di partire per un lungo viaggio”. Ogni album insomma ha il suo brutto anatroccolo che in realtà è un cigno bellissimo”
Tra quelle più note ce n’è una invece che un po' ti ha stufato?
“Più che stufarmi mi fa un po' più fatica cantare, forse “Che vita è”. Molto bella la canzone, quando la sento in radio mi piace molto, ma ricantarla mi appesantisce un po', non so perché”
Nel tuo disco ci sono tante collaborazioni con alcune delle più importanti colleghe della musica italiana, ma dal 1994 ad oggi com’è cambiata la figura della donna nella musica? Hai mai sentito di essere stata trattata in modo diverso?
“Non lo so esattamente, perché non ho confronti con altri artisti, non ho mai chiesto che contratto avessero, sono un po' timida su queste cose. Sicuramente mi avranno trattato malissimo perché io sono una abbastanza imbranata su queste cose, ma credo che ancora la donna nella musica è come se dovesse fare un po' più di fatica. Generalmente è un po' meno ricettivo anche il pubblico stesso alla musica femminile e quindi di conseguenza anche i produttori preferiscono sempre gli uomini, cosa che non dovrebbe essere, dovrebbero investire nelle donne, perché poi quelle brave tendono ad evolvere di più e avere una carriera più ricca, nel lungo periodo le donne possono dare di più, sono più mobili, gli uomini tendono a ripetersi di più, perché noi siamo fatte così. Dovrebbero sostenerci…che cavolo”.
Ce n’è qualcuna del nuovo cantautorato che ti piace particolarmente?
“Io mi ero innamorata di una ragazza che, non so perché, non riesce ad emergere che si chiama Nyv. Per me lei è un talento incredibile, mi piace da morire, è una grande cantante”
Un commento sulla situazione politica della musica, sei d’accordo con queste nuove chiusure che riguardano la cultura? Come pensi si stia comportando il governo rispetto le maestranze dello spettacolo?
“In modo completamente insufficiente, non hanno fatto niente per noi, quindi direi male. Noi comunque lavoriamo quando andiamo a fare gli spettacoli, è un lavoro, non è che ci si diverte e basta, cioè, ci si diverte perché ci piace fare il nostro lavoro. Mi piacerebbe sapere come mai hanno preso queste decisioni, perché pare che proprio non gliene importi niente che la gente possa continuare almeno ad arricchirsi un po' l’anima con i contenuti artistici. Sarebbe interessante sapere quali sono i dati che li hanno spinti a prendere queste scelte, poi se i dati effettivamente fossero disastrosi, almeno anche noi si accetterebbe più facilmente la situazione”
Quasi 30 anni di carriera, ha scritto per te Vasco Rossi, hai duettato con Pino Daniele, inciso un disco con Stefano Bollani, a questo punto cosa ti resta da sognare ancora?
“Fino a che ho qualche messaggio a cui tengo, che sia bello oppure importante, sogno di potergli dare voce, di potermi esprimere, perché comunque è vero che il mondo della musica è dei giovani ma ci siamo pure noi che siamo più grandi e rimaniamo innamorati del nostro mestiere. Sogno che anche la musica non si appiattisca nella moda, perché in questo momento i cantanti come me, non più giovanissimi ma nemmeno anziani, non trovano facilmente uno spazio e invece sappiamo di essere amati ancora da tanta gente. Non ti parlo solo di me, ma anche di altri che hanno un linguaggio più classico e meno vicino al mondo dell’hip hop, della trap, tutto quello che è uscito negli ultimi anni, che è giusto che abbia successo, ma non che i contenitori che lo promuovono ci cancellino dall’esistere. Tanta gente mi dice ‘ma che musica schifosa che si sente ormai’ “
E tu sei d’accordo?
“Abbastanza... si”
Pensi anche tu come tanti che questo movimento sia un po' povero di contenuti?
“No, non penso che sia povero di contenuti, però non può essere l’unico contenuto che abbiamo nella musica italiana. Intanto perché non è vero, Samuele Bersani ha fatto un disco meraviglioso, ma quanto vuoi che lo passino in radio? Non credo stia passando dalla mattina alla sera. Io sto parlando di chi ha il potere di diffondere la musica, non è possibile che passi solo quei dieci pezzi dei giovani e non consideri altri artisti; perché esistiamo e c’è tanta gente che ci vuole bene e facciamo delle scelte artistiche in evoluzione, che portiamo avanti con un certo impegno, una certa sensibilità, non è la sensibilità dei giovani ma è la nostra”
Quando escono i vostri dischi però la differenza è palese e se ne accorgono tutti…
“Però dovrebbero darci attenzione, alla radio non ci passa più nessuno, Spotify non ci mette mai nelle playlist, ci mette sempre le solite quattro schifezze. C’è qualcosa che non va nella difesa delle figure esperte, bisognerebbe traghettare questo passaggio dal fisico al web rendendolo interessante anche per chi non è il tipico pubblico di Internet, perché la gente più grande la musica la ascolta, la ascolterebbe volentieri una playlist con canzoni che piacciono a loro. Non è giusto che una musica valida venga spazzata via; Baglioni, Dalla, sono diventati maestri, delle icone, mentre la nostra generazione è stata spazzata via, è incredibile”