Max Pezzali: "Le mie canzoni nella vita della gente, un miracolo"
Max Pezzali: "Le mie canzoni nella vita della gente, un miracolo"

Max Pezzali: "Le mie canzoni nella vita della gente, un miracolo"

Gabriele Fazio
 Max Pezzali
 Max Pezzali
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"E alla fine è strano perché poi quando vedi tante persone cantare la stessa canzone ti rendi conto che in qualche modo è diventata qualcos’altro, quella canzone che hai scritto in quella cantina umida, da solo o quando c’era anche Mauro, in una situazione fuori luogo, noi avevamo questa cantina ricavata nel magazzino del negozio di fiori di mio padre, coesistevamo con le attrezzature da fiorista di fianco quindi dovevamo farci largo tra fiori finti, piante di seta"."Pensare che una roba nata lì, per scherzo, poi sia uscita e sia entrata nella vita di così tante persone, ha del miracoloso, per me è una cosa ancora quasi esoterica, ancora nell’ambito dell’imponderabile, non capisci neanche tu come sia successo, perché sia successo ma alla fine ti rendi conto che quella canzone è uscita da quella scala a chiocciola, da quella porta ed è entrata nella vita di tante persone, accompagnandole".
"Poi nel giro di pochi giorni eravamo arrivati al sold out, una cosa folle, e mi diceva Clemente Zard di Vivo Concerti: ‘Guarda che la chiave di tutto, te lo dico da ascoltatore, da fan, non è solo una questione di canzoni che hanno accompagnato un’epoca, ma è che vogliono proprio bene a te".
"Le persone lo hanno capito, nel bene e nel male, con i miei difetti e i miei pochi pregi si sono affezionate a quella roba lì e di fatto mi conoscono meglio di quanto non mi conosca io, perché a loro arriva la verità, perché non riesco a raccontarla in maniera diversa la storia”
"È un limite dal punto di vista della scrittura, per esempio ti è più difficile scrivere per altri, il vero autore, il vero compositore, il vero songwriter deve essere in grado anche di scrivere come se fosse un’altra persona, mettendosi in altri panni, io ho grosse difficoltà perché io quando scrivo le canzoni è un processo molto visivo, se non ho delle immagini, anche emotive, di un particolare momento, non riesco a tradurle in parole".
"Non vi preoccupate perché è stato già detto alla mia generazione da quelli prima trent’anni fa, quindi è una storia che si ripete, una ruota che gira, ogni generazione deve commettere i propri errori e sporcarsi le mani di vita, ognuno di noi deve vivere per raccontare in qualche modo la propria storia e tramandarla"."Quindi da parte mia c’è sempre un occhio benevolo nei confronti di chi è più giovane perché ho provato ad essere ostracizzato come parte della generazione X dei coglioni, che ‘non avete il sacro fuoco della politica’, da parte di quelli che avevano fatto parte di una generazione importante, quindi dico: ok, non siamo stati una generazione così figa come quelle di prima, però qualcosa abbiamo da raccontare, le nostre piccole storie"."Ci siamo rifugiati nell’amicizia, nella solidarietà, nel fare gruppo, nell’amore non tanto facilmente raggiungibile ma magari molto desiderato anche se un po' di nascosto, con pudore. Sono storie che sento di tramandare in modo che anche i più giovani non solo le possano ascoltare ma che possano trarre esempio per scrivere le proprie"."Quindi credo che i ragazzi di oggi avranno molto da raccontare della propria contemporaneità e sarà l’eterno ciclo di generazioni che raccontano se stesse a quelle che arrivano dopo”

"Ognuno le canzoni le interpreta a modo proprio, ognuno in modo diverso, magari tu non pensavi quella cosa lì però poi ascoltando uno che ti dice ‘io l’avevo interpretata così’, pensi ‘cazzo, ma sai che forse ci sta?’"."Per quanto mi riguarda, ancora oggi cantare “Hanno ucciso l’uomo ragno” mi emoziona perché mi ricordo esattamente il momento in cui l’abbiamo scritta, mi ricordo i sogni, la passione che ci mettevamo in quello che facevamo, mi commuovo a pensare che due stronzi qualunque di Pavia – e ride – studenti falliti in quel momento, così convinti di scrivere delle canzoni per il gusto di farlo, per il solo piacere di farlo, poi oggi sentano questa canzone diventata quasi un classico, quindi secondo me non ti puoi stufare, non puoi vivere un rapporto conflittuale con una tua canzone che ha avuto successo”.
"Poi passa il tempo e arrivano quelle cose del mondo adulto, le responsabilità, i problemi, man mano che vai avanti le possibilità si riducono, è come la chiusura della Morte Nera, la finestra di opportunità si richiude sempre di più e il tuo destino è sempre più scritto; cominci che sei un battitore libero, sei nel mondo, non hai niente, non hai un soldo in tasca ma hai un milione di opportunità, poi arrivi dopo pochi decenni e hai un figlio quindi non puoi andare dove vuoi, perché devi mandarlo a scuola, devi prenderti cura di lui, ci sono tutta una serie di persone alle quali devi fare riferimento".
"I tuoi genitori invecchiano e non sono più i tuoi genitori forti di quando eri giovane ma sei tu che devi prenderti cura di loro, improvvisamente sei tu il capitano dell’aereo e non puoi permetterti più di fare le acrobazie, di fare i 360, devi per forza fare i conti con le tue responsabilità. è quella spensieratezza là, non quella per l’anno…era il 1987, il 1990, si ma sti cazzi, si può vivere pure senza il 1987 e il 1990, ma la cosa figa era il profumo che aveva l’aria perché eri tu diverso”.

"Dal punto di vista musicale, ci sono ancora dei momenti in cui pensi ‘bah, probabilmente le canzoni, per come le concepisco io, sono obsolete, sono un linguaggio un po' troppo passato’, invece poi ci sono dei momenti che scrivi una canzone e pensi ‘non è che accendi la radio e ci sia questa gran qualità’, quindi alla fine le canzoni servono ancora a qualcosa, o perlomeno serve a te scriverle perché ti diverti, poi se qualcuno le apprezzerà meglio, sennò c’hai provato”.
"L’etica ‘do you self punk’ di una volta, che secondo me è la loro forza, perché arrivano al grande pubblico in una dimensione in cui hanno già costruito quello che sono e non sono più manipolabili o addomesticabili più di tanto. Hanno inventato una via alternativa che ha soppiantato il talent nella costruzione di un successo, così invece di essere manipolati dal talent in funzione dell’obiettivo del talent, crescono da soli liberi di raccontare la propria storia…”

"Poi un ricordo strano e bello che ho è stato quello di una conversazione piacevolissima con Edmondo Berselli, che aveva parlato della poetica degli 883 e mi chiedevo ‘perché un intellettuale, un politologo di questo livello parla di noi?’"
"La verità è che questa roba in un’economia moderna è ingestibile, in un’economia neo liberista nella quale stiamo vivendo, in cui tutto deve andare molto velocemente, in cui la crescita è l’unico valore possibile, nel momento in cui si ferma tutto il sistema implode"."Durante il lockdown con Lo Stato Sociale abbiamo fatto questa cosa, DPCM Squad, perché in quel momento non ne parlava nessuno, abbiamo tentato di attirare l’attenzione delle persone che vivono questa tragedia, tutte le maestranze del mondo della musica, perché il vero problema di fondo è che si tratta di partite IVA e di piccole cooperative, nessuno è un dipendente, sono lavori a progetto"."Io credo che un ottimo inizio sarebbe (sarebbe stato) non esigere tasse da persone che non guadagneranno soldi e poi sarebbe importante, trattandosi di professionisti, creare dei fondi perduti, tu così investi nella rinascita del paese, quindi non assistenzialismo ma investimenti a fondo perduto, per salvaguardare la professionalità di questa gente".
"Durante il flashmob dei bauli era presente anche Davide Ferrario, mio amico, collaboratore, produttore, chitarrista strepitoso, che ha partecipato a questa cosa e su Instagram ha fatto un bellissimo post, sotto c’era un commento che diceva ‘Ecco, forse è il momento che vi troviate un vero lavoro’, è un segno, si pensa al lavoratore dello spettacolo come a noi, dei privilegiati che vanno sul palco, in realtà è tutto diverso, è un arcipelago, mezzo milioni di persone, tantissima roba, 570mila nuovi poveri non se li può permettere nessuna nazione, non esiste una cosa del genere, viene giù tutto”

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