AGI - Sono gli 'anziani' Negramaro, Francesco Guccini (un omaggio fatto da vari autori), Francesco Bianconi dei Baustelle e J-Ax a guidare la pattuglia delle novità in uscita in settimana. Oltre a loro nomi più o meno nuovi del panorama musicale: da Carl Brave a ANNA, da Izi a Random e The Bluebeaters. Ecco le recensioni dei dischi in uscita.
Negramaro – “Contatto”: Sono dei Negramaro dalle sonorità molto più pop, quelli di “Contatto”, più radiofonici direbbero i malpensanti, certamente più accessibili. L’impressione è che sia un pezzo che farà esplodere i muri dei palazzetti, una volta arrangiato ad hoc, solo che nei palazzetti al momento non ci suona nessuno quindi non ci resta che l’ascolto da casa. C’è una leggenda che gira nell’ambiente musicale secondo la quale Giuliano Sangiorgi pare conservi i testi che scrive in un comodino con due cassetti, uno è per le canzoni belle, l’altro per le canzoni per gli altri. Non sappiamo se la leggenda sia vera, dovessimo scommettere diremmo di no, ma “Contatto”, seppur parola significativa in un periodo in cui è vietato, non ci sembra la migliore canzone di quello che è indubbiamente uno dei migliori autori degli ultimi trent’anni.
Francesco Guccini feat. AAVV – “Note di viaggio – Capitolo 2”: La miglior recensione al disco l’ha fatta lo stesso Guccini che, comprensibilmente, arrivato a 80 anni, non sente più la necessità di tenersi dentro quello che pensa. Alcune versioni delle sue canzoni contenute in questo progetto gli sono piaciute e altre meno, alcuni artisti coinvolti li conosceva, altri non aveva la minima idea di chi fossero; e poi non vuole più cantare, la voce gli va via alle 11 del mattino, ma Mauro Pagani, coordinatore di entrambi i volumi di questa saga, lo ha costretto a mettere la sua voce in “Migranti”, un brano che scrisse qualche anno fa su richiesta esplicita dell’amica Caterina Caselli e inserito nell’album. Non ha fatto nomi, giustamente, ma è facile intuire chi è andato bene e chi un po' peggio, quali artisti gli sono familiari (Zucchero, Vecchioni, Capossela, Nannini, Mannoia…) e chi meno. Per quanto ci riguarda il progetto risulta un omaggio gradevole, Guccini è più che un cantautore, rappresenta la memoria storica e non solo artistica di una parte, ci verrebbe di dire la migliore, del nostro paese, quella cresciuta con le sue storie, che sono sue, quindi impossibili da replicare restituendone quell’unicità che, appunto, non sarebbe unicità se fosse replicabile. Quindi rispetto per lui e rispetto anche per chi c’ha provato.
Francesco Bianconi – “Certi uomini”: In un certo senso si tratta di un Francesco Bianconi politico che, a ben ragione, restando se stesso nell’essenza cantautorale raffinatissima, si distacca da quello che tutti noi abbiamo conosciuto con i Baustelle; il che ovviamente rende tutto molto più interessante. Tecnicamente il cantautore è uno che si occupa di cantare ciò che egli stesso scrive, in un periodo di grossa confusione, durante il quale la musica viene impacchettata e venduta sempre più come un prodotto, quella stessa figura forse rappresenta qualcosa in più, un’intenzione, abbastanza dichiarata come avviene in “Certi uomini”, di ribadire la necessità di fare arte, anche volutamente, ostinatamente, più impegnata in un’epoca di reggaeton e superficialità. “Certi uomini” è una canzone splendida, scritta in maniera azzeccatissima, capace di riequilibrare su una melodia, che arriva come una carezza, la poesia alla dissonanza terrena che la anima, non a caso il ritornello dice “Io so che son venuto dalla fica e so che lì voglio tornare, per avere l’illusione e l’impressione di inventare un tempo buono, un altro figlio, una preghiera contro il male”, capite? Cielo e terra insieme. Un altro livello, un’altra cosa, un’altra storia.
J-AX feat. Mr. Rain – “Via di qua”: Una canzone che va sul sicuro, che si adagia su questo ormai trito e ritrito ibrido tra rap e pop che finisce per offendere entrambe le categorie. Sarà che ne sentiamo una valanga tutti i giorni, sarà che stiamo vivendo in Italia la più esaltante stagione rap della nostra storia musicale, certamente molto più vivace rispetto a quella durante la quale al grande pubblico arrivavano praticamente solo Jovanotti e gli Articolo 31 (ai quali, comunque, della questione gliene deve andare merito); ma questa “Via di qua” non arriva, c’ha una struttura che ricorda altri 300 pezzi ascoltati non negli ultimi anni, ma negli ultimi giorni. I rapper ormai ribaltano le montagne con beat sconvolgenti, quello è ed è giusto che sia il nostro riferimento, tutto il resto è robaccia da classifica che tra una settimana scompare e nessuno ne sentirà mai la mancanza.
Carl Brave – “Coraggio”: Al momento Carl Brave è certamente uno dei cantautori più moderni dell’intera scena italiana, è venuto a galla come anello di congiunzione tra rap, trap e indie e allo stesso modo si sta facendo largo in questa giungla 2.0 che è diventata la musica. Non serve nemmeno cliccare play al disco, basta semplicemente scorrere la lista dei featuring e accorgersi che alla festa partecipano Elodie, ex “Amici di Maria de Filippi”, i fratelli Sattei (Mara e Tha Supreme), quelli che stanno rivoluzionando la scena rap italiana, e poi ancora Ketama126, Gue Pequeno, Taxi B e Pretty Solero, non uno che c’azzecca niente con l’altro, tutte concezioni totalmente diverse di intendere la nobile arte marziale dell’hip hop. E in mezzo lui, cui presenza, come lo zenzero, non stona mai, che si diverte a zompettare da un lato all’altro delle barricate come Homer Simpson all’entrata dell’ambasciata statunitense in Australia. Dentro “Coraggio” Carl Brave poi ci mette di tutto, dai social al sociale, senza mai scadere nell’inautenticità, senza che mai i pezzi, diciassette in tutto, nonostante siano leggeri, facilmente accessibili, suonino come spot; è tutto leggero ma mai superficiale, è tutto tangibile ma mai ruffiano. Nota di merito per “Spigoli”, “Gemelli”, “Fratellì”, “Buuu!” e “Le guardie”.
ANNA feat. Gue Pequeno – “BLA BLA”: I puristi della scena rap non amano molto ANNA, trovano questo rappare sulla cassa dritta un po' troppo new school, un po' troppo distante dalla tradizione italiana; i puristi della scena rap, talebani come tutti i puristi di ogni genere musicale, però si dimenticano che ANNA ha appena 17 anni e acchiappare al volo un’intuizione e saperla contenere in un brano non è cosa da tutti, anzi è veramente roba da pochi. Forse se n’è accorto Gue Pequeno, che in termini anagrafici potrebbe esserne il padre, e infatti decide di mettere lo zampino in quello che tecnicamente è il suo secondo brano, che non si distacca moltissimo dalle atmosfere di “Bando”, infatti funziona abbastanza bene.
Izi feat. Vaz Tè e Guesan – “Pusher”: brano frutto della collaborazione tra tre giovini rapper della scena genovese, particolarmente fertile ultimamente. Il brano funziona moltissimo perché gioca su quegli elementi che ormai fanno girare a mille i brani rap, niente di illuminante o particolarmente autorale, c’è da dirlo, facilmente dimenticabile, ma non affatica, il che è un pregio mica da ridere.
Random – “Ritornerai 2”: Dopo aver messo subito in chiaro che si tratta di una canzone dal sound banalotto e dalle metriche piuttosto elementari, c’è da dire che dietro si scorge senza particolare fatica un’onestà quasi totale che poi, a giudicar male il pezzo, fa sentire tremendamente in colpa. Verrebbe voglia di accoccolarci Random sul divano di casa, portarlo a prendere un gelato, presentargli un’amica, regalargli una carezza, insomma fare tutto ciò che faremmo con un amico appena mollato da una donna. Non sappiamo se Random in questo momento sta davvero soffrendo per amore, speriamo di no, ma la canzone, pur nella sua purtroppo eccessiva semplicità, arriva dove vuole arrivare, chi non ha pretese si farà un bel pianto.
Ensi feat. Giaime – “MARI”: Anno domini 2020 e c’è ancora chi dedica canzoni alla marijuana, manco fossero gli Articolo 31 degli anni ’90. “MARI” non c’entra niente con “Ohi Maria”, sia chiaro, il mood è totalmente diverso, ma funziona ugualmente bene, anche se, appunto, viviamo, grazie a Dio, un momento storico in cui l’argomento è totalmente sdoganato. La produzione del maestro Andry The Hitmaker impreziosisce come al solito.
The Bluebeaters – “Shock!”: accogliamo con gioia il ritorno dei The Bluebeaters, principi del suolo italico per quanto riguarda reggae e ska, stavolta in versione inedita, con brani originali. Nel disco, godibile dalla prima all’ultima nota, mai noioso, mai ridondante, mai accartocciato in una presunzione di genere, ospitano Coez, Willie Peyote, Cimini e Zibba. Una perla da non perdere. Vogliamo dirlo? Anche meglio del periodo Giuliano Palma.
Leo Pari – “Lucchetti”: Leo Pari, penna in mano, non è mai stato De André, questo c’è da dirlo, nemmeno un suo cugino di terzo grado, se proprio vogliamo essere sinceri, ma c’è qualcosa nelle sue canzoni che in qualche modo affascina, tiene attaccati. Questa “Lucchetti” anticipa un concept album sulle donne che attendiamo con ansia e ascolteremo certamente con attenzione.
Roshelle – “00:23”: Roshelle l’abbiamo conosciuta tra le under di X-Factor una manciata di anni fa, oggi la ritroviamo 25enne compiere i primi ben poco timidi passi nel mondo del rap, che è il suo mondo, non ancora esploso ai tempi della partecipazione al talent, per questo probabilmente l’abbiamo persa di vista per un po'. Si tratta di un ritorno felice, il brano, prodotto da quelle manine sante di Andry The Hitmaker, funziona benissimo e lei sembra la donna giusta nel momento giusto. In bocca al lupo.
Bonetti – “Camionisti”: Nel 2020 incidere un brano lungo 6:29 con il cantato che entra superati ampiamente i due minuti, a prescindere dalla validità o meno del brano stesso, è una follia. Se poi il brano è anche così bello, così ben strutturato, così ben ragionato, allora capiamo cosa stiamo ascoltando, ovvero la musica di un cantautore vero, che sente prima di tutto la necessità artistica di fare il cavolo che gli pare. Bonetti si conferma un tesoro di parole e musica ingiustamente rimasto ancora sotterraneo. Ci piacerebbe tanto spulciare uno ad uno i vostri profili Spotify per capire cosa ascoltate quando cliccate play e concedervi una compassionevole occhiataccia per ogni tormentone, tommasoparadiso e regghetòn al quale donate inutilissimi respiri di esistenza. La produzione di Bonetti andrebbe ascoltata tutta, anche solo per ricordarsi come va scritta una canzone, qual è la motivazione che dovrebbe muovere gli ingranaggi della nostra sempre più sgangherata discografia. Ci siamo persi la poesia per strada, ci stiamo dimenticando delle emozioni più profonde, ci stiamo divaricando dinanzi alla superficialità, che poi in superficie solitamente lo sappiamo cosa galleggia. Di Bonetti ne servirebbero almeno una decina.
Voodoo Kid – “non è per te”: Voodoo Kid non canta, flirta con le nostre orecchie, ci sussurra la propria melodia creando un rapporto quasi intimo. Una cantautrice moderna, efficace, bravissima che canta una canzone moderna, efficace, bellissima. Top.