AGI - Vogliamo sperare si sia concluso il tempo dei tormentoni, nel senso che quello che doveva uscire è uscito e ora non resta che stringere i denti aspettando che il loro quarto d’ora di luce passi in fretta. Nel frattempo tanti nuovi brani interessanti da ascoltare. Levante, in attesa di tornare sul palco, fa un regalino ai suoi fan con un brano a sorpresa; Mahmood racconta il suo ultimo anno e mezzo in “Dorado”; si fa risentire Fabri Fibra, anche se in featuiring con Nerone, ma finalmente è di nuovo lui. E poi, ancora, bocciato Luca Carboni ma ampiamente promossi il ventenne Geolier e il Maestro Pellegrini. La sorpresa della settimana è il debutto di Amalfitano, imperdibile.
Levante – “Sirene”
Il nuovo singolo di Levante esce come sorpresa di fine lockdown in corrispondenza di un’estate durante la quale la cantante ex regina dell’indie ha deciso di annullare, a ragionevole malincuore, tutte le date in programma. Così dialoga con il suo pubblico attraverso una canzone che manifesta ancora una volta la sua onestà che, pur spesso risultando forse un po' troppo architettata a favore di social, consapevole del proprio essere dannatamente cool, “sul pezzo”, il che non è assolutamente una critica, fa di lei una artista che colpisce regolarmente nel segno. “Sirene” è forse uno dei suoi migliori brani, un passo in avanti in termini di maturità artistica, che se l’indie ammette di tutto, il pop contemporaneo deve risultare sempre perfettamente sbrilluccicante e, in questo senso, “Sirene” acceca.
Mahmood feat. Sfera Ebbasta e Feid – “Dorado”
Arrivati quasi a metà luglio Mahmood avrebbe potuto proporre il proprio tormentone, invece se ne esce con un pezzo molto personale e interessante. Ok, l’ascolto non è facile come ci ha abituati da “Soldi” in poi, forse proprio perché nel brano tira le somme di tutto ciò che “Soldi” ha scatenato nella sua vita e ora sentiva più forte l’esigenza di cantare il normale, il tangibile, la sua gioia nel notare come e quanto l’essere entrato nel giro più giusto della discografia italiana non l’abbia cambiato, il Bugs Bunny che è in lui e che si manifesta anche sulla cover del singolo, ricoperto di gioielli, ma sempre Bugs Bunny resta.
Un brano talmente personale che gli interventi di Sfera Ebbasta e Feid risultano totalmente fini a se stessi. Il risultato, da un punto di vista meramente tecnico, è che l’azzardo abbia spinto il sound più verso la colonna sonora di un videogame vintage che verso la radio; va ascoltata più volte per essere apprezzata e in questo clima sfiancante di tormentoni potrebbe ingiustamente passare inosservata. Sarebbe un peccato perché si tratta evidentemente di un tassello fondamentale nella narrazione di Mahmood.
Luca Carboni – “La canzone dell’estate”
Siamo lieti che i big del cantautorato indie, uno in particolare, Tommaso Paradiso, siano riusciti a riacchiappare per le orecchie la carriera di un cantautore che ci ha regalato lavori di gran pregio e che giustamente viene considerato precursore di un fare canzoni che lui faceva già negli anni ’90 con risultati enormemente più apprezzabili.
Ora però sarebbe il caso che Carboni ci vada piano nell’adattare le produzioni dei suoi brani al sound che va per ora, per due motivi fondamentali: il primo è che non si adatta, non ci sta, suona fuori luogo, scoordinato, come voler infilare un cubo nello spazio destinato a un cilindro; il secondo è che non ne ha bisogno, considerato che Carboni è uno dei pochi esponenti della storia recente del pop italiano ad essere riuscito a combinare con agilità il tormentone al cantautorato impegnato. Basta ascoltare quel capolavoro di “Mare mare”, così atmosferica, nostalgica e coinvolgente; se l’estate degli adolescenti si è trasformata in “La canzone dell’estate” spiace tanto per loro, non sanno che si sono persi.
Nerone feat. Fabri Fibra – “Bataclan”
Ottimo pezzo rap che vanta forse il featuring di Fabri Fibra più sensato tra gli innumerevoli che ha regalato (anche se non crediamo siano stati esattamente regali) ai brani di artisti senza apportare niente di più del proprio nome, con tutto il carico di follower e stream che ne consegue. Nerone è invece un rapper vero, serio, sulla scena da prima che esplodesse la bomba del mercato del genere; così forse Fibra, che piano piano assume i connotati del punto più alto e mistico della Santissima Trinità del rap, si vede costretto a fare qualcosa che sia all’altezza. Così quando le rime dei due si incrociano il risultato è di fattura notevole.
Margherita Vicario feat. Izi – “Pina Colada”
Pur considerando Margherita Vicario artista un po' troppo in corsa sulla scia di Levante, quindi non la nuova voce femminile che il pop italiano sta cercando con non troppo impegno da anni, “Pina Colada” potrebbe essere la hit estiva più azzeccata dell’estate 2020. Proprio perché la più azzeccata potrebbe far fatica a farsi ascoltare più di altri colossi del settore, ma ci sta, sarebbe pretendere troppo dalle proprie forze. Detto ciò, ottima interpretazione e notevole anche il featuring del trapper Izi, produzione allegra ma non necessariamente da lido e vodka di scarsa qualità, è una canzone che si fa ascoltare almeno per quanto si fa ballare.
Geolier – “Emanuele (Marchio Registrato)”
Cinque brani, un EP che si va ad aggiungere a quell’”Emanuele” che ha già lanciato il rapper partenopeo, appena ventenne, nell’Olimpo dei protagonisti della scena nazionale. La potenza di Geolier sta nella sua capacità di produrre musica contemporanea e funzionale con estrema scioltezza. È il suo linguaggio, è il suo mondo, lo domina ancor prima di raccontarlo e dipinge un quadro, meraviglioso nella sua crudità, usando la lingua napoletana come solo la lingua napoletana permette di fare. Le immagini si susseguono, la narrazione è fluida, il suono avvolgente, la voce intensa, l’interpretazione essenziale. Se tutti inseguono Geolier un motivo c’è ed è che è l’unico che sa tradurre a chi ancora non ci è arrivato che suono ha il 2020.
Mecna – “Paura di me”
È un buon momento per lanciarsi in un rap che punta a qualcosa in più che vantarsi dei carati delle collane che si portano al collo. Però serve un po' più di incisività sotto tutti i punti di vista, questi tre assaggini scorrono troppo lisci, finiscono e ti accorgi che ti sei distratto. Brutto segno. Paradossalmente meglio quando strizza l’occhio al pop con “Ho guardato un’altra”, teen ma sensata. Rimandato a settembre.
Davide Shorty feat. Elio – “Canti ancora?!”
Davide Shorty conclusa la sua avventura a X-Factor ha avuto il buon senso di restare un artista disinteressato al successo pop a tutti i costi, eppure per tanti è rimasto il capellone di quel talent e niente di più. Non c’è da puntare il dito verso nessuno, è il normale effetto tv che si deve prendere chi si rischia quella strada lì. Certo, ci sono casi e casi, Davide Shorty si è rivelato da subito artista particolarmente dotato, con un’idea di musica in mente ben precisa, tant’è che conclusa la sua esperienza ha continuato a produrne, prima da solo e dal 2018 con quei geniacci dei Funk Shui Project.
“Canti ancora?!” è una scrollata di spalle con la complicità di Elio, giudice che lo seguì nel suo percorso dentro il format di Sky, per denunciare tutto il clamore di plastica che si crea attorno a chi fa musica da dietro uno schermo televisivo. Un percorso pericoloso che porta poi a dover faticare il doppio per togliersi di dosso un’etichetta che in certi casi, tipo quello di Davide Shorty, non rappresenta più. Si tratta di un pezzo allegro e scanzonato, in pratica una presa per i fondelli allo specchio ma, attenzione, anche un grido di allarme forse anche in rappresentanza di numerosi artisti che vengono masticati e sputati ogni anno dai talent e che alle volte annegano in sabbie mobili di depressione una volta che i riflettori si sono spenti e vengono scaraventati nel vicolo di dietro.
Maestro Pellegrini – “Fragile, Vol.1”
Il Maestro Pellegrini, uno dei migliori chitarristi del circuito indie, dal 2018 in pianta stabile nel cast degli Zen Circus, continua a snocciolare pezzi del suo primo album che vediamo venire al mondo e crescere con sempre più entusiasmo. Questo perché i brani del Maestro sgorgano fuori così intimi e onesti, in maniera così naturale, come se non riuscisse a mantenere più dentro quelle parole, quelle storie.
Quattro brani fino ad ora, a formare un EP dal titolo “Fragile, Vol.1”, ignoriamo il motivo di questo titolo ma possiamo assicurare che sono brani da maneggiare con estrema cura, da ascoltare con l’attenzione che si deve a chi ci sta dicendo qualcosa di importante. “Semplice”, in featuring con Lodo Guenzi de’ Lo Stato Sociale, è un brano particolarmente interessante per capire all’ombra di quale albero un’intera generazione di artisti è cresciuta; e in che modo; e perché. Bravissimo. Imperdibile.
Deiv – “TPS – Tutto può succedere”
Il debutto di Deiv è importante soprattutto in quanto prima uscita della LEBONSKI 360°, la label fondata da Salmo con l’intenzione di proporre un nuovo modo di produrre e vendere la musica. In questo senso “TPS” rappresenta, immaginiamo, una chiara dichiarazione d’intenti, prima di tutto perché non si tratta del genere che maneggia Salmo, non è quindi rap e a dirla tutta non è che si possa definire neanche pop, ma si tratta di questo nuovo ibrido luce in fondo al tunnel di entrambi i generi. Un linguaggio nuovo, contemporaneo, brani minimalisti, cool, iperprodotti. Questo ci aspetta e poteva andarci molto peggio. Buona fortuna.
Il Cile feat. Pianista Indie – “Andrà tutto bene”
Duetto particolare quello tra Il Cile, eterna promessa del cantautorato italiano, con numeri da fenomeno in qualità di autore; e Pianista Indie, spuntato come un fungo un giorno del 2018 in cima alla classifica Viral di Spotify con “Urologia” e con quel nome, “Pianista Indie”, che sembra quasi una presa in giro ad una corrente che nel 2018 era una cosa e due anni dopo è certamente un’altra. Detto ciò, il brano funziona che è una meraviglia, forse si sarebbe potuto spingere un po' di più a livello di produzione, non perché questa non vada bene ma solo per dare al brano un respiro più ampio, perché per il resto è scritto ed interpretato come si deve. Chissà.
Amalfitano – “Ti amo piano bar”
Chi segue i Joe Victor, band parecchio conosciuta nel panorama musicale romano, sa che Gabriele Mencacci Amalfitano è indiscutibilmente il miglior cantante in circolazione nel nostro paese. Di gran lunga e senza alcun dubbio. Chi segue i Joe Victor dunque non poteva che aspettare con ansia il debutto da solista e in italiano di Amalfitano e sapeva che sarebbe stato un debutto felice e rappresentativo della sua anima fortemente artistica.
“Ti amo piano bar” infatti, brano che già si presenta vestito con un titolo geniale, è una fotografia vintage e nostalgica che racconta un tempo che non esiste più, un caleidoscopio per guardare al mondo attraverso gli occhi di una figura mitologica, quella di chi fa piano bar, tra musica e miseria, tra sbrilluccichio dei locali e tristezza, euforia plastificata in luoghi dove prosperano mignotte dalle labbra a canotto e non c’è spazio per l’amore. L’interpretazione di Amalfitano è potente, precisa e graffiante come al solito, come si aspettava chiunque abbia seguito i Joe Victor in questi anni. Chi non li ha seguiti, che se li vada a recuperare di gran corsa.