A nche questa settimana le uscite sono tante ed interessanti, Nina Zilli e Nitro si divertono con “Spaccacuore”, Rocco Hunt esplora con successo nuovi orizzonti, Colapesce e Dimartino festeggiano con “I mortali” i loro dieci anni di carriera proponendosi come nuovo orizzonte del cantautorato italiano, mentre una superband coordinata dai ragazzi de Lo Stato Sociale ricorda nostalgicamente gli anni ’90 e Tedua ci mostra quanto può risultare interessante l’ascolto di un disco trap. Buon divertimento.
Nina Zilli feat Nitro – “Spaccacuore”
Nina Zilli non è solo estremamente cool ma è soprattutto capace di fare salti mortali tra generi molto poco conosciuti e praticati in Italia, rendendoli immediatamente POPolari, il che, naturalmente, è detto come un gran complimento. La Zilli in un panorama discografico in rosa praticamente morto (o perlomeno non vivo come dovrebbe), risulta essere artista quasi necessaria. In “Spaccacuore” si diverte insieme a Nitro, uno dei più talentuosi esponenti della scena rap italiana, e il gioco prende, piace, pezzo radiofonico ma raffinato, costruito con senno, senza sbavature, che non stanca. Bravi.
Rocco Hunt – “Sultant’ a mia”
Il tempo rende cinici, inutile prendersi in giro, ma ha anche un vantaggio, se si è abbastanza coscienziosi da sapersi controllare, si lascia sempre lo spiraglio per lasciarsi sorprendere, per fare qualche passo indietro alzando le braccia in segno di resa. Ecco, pur ammettendo che la musica di Rocco Hunt avesse un senso, non ci siamo mai strappati i capelli davanti ai suoi meritatissimi successi.
Poi ecco che ascoltiamo “Sultant’ a mia” e anche se è giugno ci mettiamo un cappello giusto per togliercelo; Rocco Hunt si dimostra artista intelligente, capisce che la maturazione è elemento essenziale in una carriera, non si può pensare di saper fare una cosa e una soltanto, perché quella cosa che va bene oggi, alla grande in certi casi, tra dieci minuti è già preistoria e non gliene frega niente a nessuno. Questa nuova uscita del rapper partenopeo dimostra poi quanto la lingua napoletana possa andare ben oltre struggenti sonorità neomelodiche, anzi, ancora una volta dimostra di essere avanguardia pura, apripista per il futuro. “Sultant’ a mia” è un pezzo azzeccatissimo.
DPCM Squad feat. Max Pezzali e Lo Stato Sociale – “Una canzone come gli 883”
Una superband dove dentro ci troviamo davvero di tutto, coordinata da Max Pezzali e i ragazzi de Lo Stato Sociale, mette insieme questo pezzo che richiama romanticamente agli anni degli 883, ovvero agli anni ’90, che naturalmente anche noi ricordiamo con nostalgia, anni che a vederli da quaggiù, dal 2020, sembrano molto meglio di quanto in realtà non fossero, bisogna dirlo.
Colapesce e Dimartino – “I mortali”
“I mortali” non è il primo progetto in cui affondano le quattro mani Colapesce e Dimartino, ala siciliana dell’indie italiano, e parliamo dell’indie vero, di una rivoluzione cantautorale storica cui frutti purtroppo si stanno perdendo a poco a poco ingoiati dal mainstream. Ecco perché un album di questo tipo, che risulta quasi politico nella sua bellezza, nella sua genesi, nel modo di approcciarsi alla musica dei suoi interpreti, diventa ancora più necessario per ricordarci che esiste una tradizione e che abbiamo i giusti talenti con tutte le capacità per prendersene cura.
“I mortali” è un album splendido, una narrazione ben precisa, un quadro che dipinge una poetica della quale sentiamo una dannata nostalgia. Si racconta poi la Sicilia, finalmente nella sua bellezza, priva di quei cliché insopportabili, una realtà schietta come ci si aspetterebbe e contemporanea come non ci siamo ancora abituati a vederla. Perla assoluta “Luna araba” cantata insieme a Carmen Consoli, un’intera filmografia di Giuseppe Tornatore in pochi minuti. Colapesce e Dimartino con “I mortali” decidono di celebrare il decimo anno di carriera, alle loro spalle già una serie di piccoli capolavori che si faranno ascoltare anche tra parecchi anni, il futuro del cantautorato italiano sta in mano ad artisti seri come loro. Ottimo.
Mecna – “Ho guardato un’altra”
Non è che si tratti di un brutto pezzo di Mecna, artista tra l’altro molto interessante, ma è che l’esplosione del rap ha portato ad una moltiplicazione esponenziale dell’offerta e ora sentiamo proprio di tutto. Il brano è ben prodotto, niente male, ma ha inciso decisamente di meglio.
Tedua – “Vita Vera Mixtape”
La trap piace al 90% dei più piccoli ed è odiata dal 90% dei più grandi, il problema non è il genere, è ovvio, odiare un genere a prescindere non ha senso, al limite non lo si ascolta, che mica qualcuno ci punta una pistola alla testa. Il problema è che nella maggior parte dei casi tutto resta troppo in superficie, buttato lì, come se la musica non fosse la fine del percorso, ma un mezzo per arrivare ad altro, e quell’altro, appunto, con l’arte non c’entra niente, ed è una cosa che crea nei più sensibili istinti quasi vandalici.
Poi capita che Tedua, t/rapper genovese che ha già alle spalle collaborazioni con i colossi del genere, incide un album ascoltabilissimo, con una logica centrata, strutturato, sensato, che scava più nel profondo non solo per quanto riguarda i testi, che non sono soltanto la solita, noiosissima, ostentazione della propria fortuna, della quale, lo diciamo a scanso di equivoci, non ci frega niente, ma che esplora le potenzialità di un genere che da noi è stato immediatamente bollato e archiviato. Questo perché finora di roba veramente valida ne è uscita poca probabilmente, ma l’impressione in questo senso è che siamo soltanto all’inizio. Ecco, a proposito di inizio, se volete dare una possibilità alla trap “Vita Vera Mixtape” potrebbe essere un’ottima scelta. Bene. Bravo. Bis.
I Camillas feat. Giurato, Leonardi e Oliva – “La scuola tedesca”
Il 5 giugno Mirko Zagor Bertuccioli de I Camillas avrebbe compiuto 47 anni ma, com’è noto, il Covid l’ha strappato alla vita; “La scuola tedesca” è un brano inedito che si è deciso di fare uscire per ricordarlo e, di quanto è bello, sale su una rabbia indescrivibile. Perché va bene che morire capita e capita a tutti, anche a chi è troppo giovane per un’esperienza del genere, ma noi arriviamo sempre tardi sulle palle, così si perdono le partite a calcio e così si finisce per non dare il giusto tributo, quando saremmo ancora in tempo, ad artisti che lo avrebbero meritato. I Camillas non sono solo estremamente divertenti, ma anche portatori sani di semplicità e follia, un mix fulminante.
Valentina Parisse feat. Space One – “Ogni bene”
Pop al femminile che si fa ascoltare, conquista, ha la straordinaria capacità di dare all’ascoltatore una visione piuttosto netta del punto di vista di una donna, in un universo discografico che in questo senso risulta quasi totalmente cieco e sordo, non è cosa da poco. Superchicca il featuring con uno dei più importanti rapper della scena.
Kaufman – “3 Gin Tonic”
I Kaufman sono una formazione bresciana dal sound molto interessante, da vera band, di quelle da seguire su Spotify, da tenere d’occhio insomma. Presto arriverà il singolo dell’esplosione, ci verrebbe di dire esplosione circoscritta all’ambiente indie, ma essendosi fatta sempre più sottile la linea tra ciò che è indie e ciò che non lo è, allora parliamo semplicemente di boom, di fuoco d’artificio. Potrebbe essere “3 Gin Tonic”? Potrebbe, stiamo a vedere, il brano è molto ben fatto e loro meriterebbero palchi più prestigiosi.
Legno feat Rovere – “Instagrammare”
Se non fosse che il verbo “instagrammare” fa venire i brividi, bisogna dire che qualcuno che canta questa generazione con il suo linguaggio serve e i Legno, ironicamente uniti ai Rovere, due realtà ancora piccole ma ottimamente consolidate, lo fanno molto bene. Non si può non riscontrare che, appunto, questa generazione suona esattamente così e anche se chi scrive ha imparato a mettere la musica nelle proprie stories da un quarto d’ora, quando ascolta il pezzo fa “si” con la testa divertito. Bravissimi.
L’Elfo – “Si cummatti”
Rap in salsa siciliana, come non siamo abituati a vestirlo, e l’esperienza è molto interessante. “Si cummatti”, in italiano “Si combatte”, ha una valenza del tutto particolare per i siciliani, è una risposta piuttosto comune quando si chiede a qualcuno come sta, come vanno le cose, come procede la vita; “Si combatte” si risponde, con l’aria quasi rassegnata di chi ha capito ormai da tempo che non è che nella vita si abbia altra scelta. Allora questa lotta va raccontata e il rap è il linguaggio al momento più popolare, interessante e consono per farlo. Al rap in napoletano ci siamo abituati ormai da molti anni, L’Elfo ci costringe ad aprire un’altra pagina della cartina e il paesaggio che scorgiamo all’orizzonte è estremamente intrigante.