A d una settimana dalla sua scomparsa Ezio Bosso conquista la classifica Viral di Spotify, la classifica, per intenderci, che registra le impennate di ascolti su quella che è la più importante piattaforma per l’ascolto della musica in streaming.
Il termine “conquista” va preso praticamente alla lettera perché le melodie al pianoforte del maestro occupano cinque posizioni delle prime dieci della chart e altre tre le troviamo fino alla ventesima posizione, e altre tre fino alla 40. Nessuno come lui in questo momento.
La notizia potrebbe non creare grande scalpore, è chiaro che la morte devia la riconoscibilità di un artista, specie quando così bravo, specie quando così ingiustamente in anticipo sottratto all’affetto dei propri cari e del proprio pubblico, verso il mito, la leggenda; Bosso nell’ultima settimana è stato in assoluto e a ben ragione omaggiato in tutti i modi, si è parlato tanto di lui e della sua visione del mondo e della vita attraverso due caleidoscopi ben precisi: la sua malattia e la sua musica.
Una visione che ha conquistato il mondo intero e oggi abbiamo motivo di crederci un po' di più; già perché gli utenti di Spotify, basta dare uno sguardo all’albo delle classifiche degli ultimi anni, raramente hanno premiato musica che non arrivasse dal mondo del rap e della trap, ciò fa intuire che il target di riferimento della piattaforma guardi comprensibilmente altrove, che abbia un impatto più efficace su un pubblico giovane, che è la vera anima del mercato discografico da sempre; eppure oggi in cima a quella classifica c’è un pianista con la sua “Rain, In Your Black Eyes”, una composizione di una delicatezza quasi inarrivabile che arriva a toccare gli 11 minuti.
Lungi dal pensare che non esistano giovani interessati ad ascoltare con attenzione un pezzo di musica classica lungo 11 minuti, ma è un dato oggettivo che i brani dei generi che spopolano sulla piattaforma spesso non raggiungono i 3 di minuti; allora da dove deriva questa passione riaccesa improvvisamente per Ezio Bosso? Solo dalla sua morte?
Può darsi, ma sarebbe più bello e anche più interessante pensare che in realtà, a prescindere dal nome e dalle onorificenze giustamente concesse ad un grande maestro come Bosso, siano state le sue parole, la sua passione disarmante, strabordante, incontenibile per la musica a stimolare negli utenti più giovani la curiosità di sommergere di click la sua pagina su Spotify.
La musica è bella e importante tutta, intendiamoci, non stiamo qui a festeggiare il successo di Ezio Bosso su un esercito di trapper, non è nostra intenzione ed è facile intuire perché non avrebbe alcun senso; d’altra parte poi è un successo destinato presumibilmente ad affievolirsi con il passare dei giorni, più che altro è confortante pensare che le parole di Ezio Bosso possano restare, possano fungere da ispirazione per chiunque, giovane o anziano che sia, per guardare alla vita con più musicalità e con tutti quei concetti che la musica ha sempre portato con sé: unione, tolleranza, compassione, profondità e sentimentalismo.
Che poi sia la classica o la trap non fa molta differenza, quello che Ezio Bosso portava avanti andava ben oltre se stesso, il proprio genere e il proprio talento, Bosso trovava nella musica il mezzo perfetto per rendere questo mondo migliore ed è importante credere, constatare, specialmente oggi che questo mondo è messo a dura prova, che le sue parole, la sua visione illuminata, non sia andata perduta e, perché no?, stia anche qualche giorno prima in classifica, lì in alto a sbandierare una speranza che non va mai smarrita, proprio con quella tenacia che ha caratterizzato la sua vita di musicista e di uomo.