I l mondo della musica non ha ancora risposte chiare sul proprio futuro, un futuro sempre più a rischio considerata l’importanza del live, dell’evento, e quindi dell’assembramento umano.
A farne le spese, oltre naturalmente al pubblico che deve accontentarsi di sterili dirette Instagram e vecchi concerti ritrasmessi in tv, i lavoratori dello spettacolo, quella folla di persone che lavora per offrirci quegli show così emozionanti, impossibili da realizzare senza il loro duro supporto.
Sono in tanti gli artisti noti, importanti, quelli, giusto per intenderci, che questa pausa dal punto di vista economico la possono ammortizzare senza troppi danni al portafogli, che hanno provato ad accendere un riflettore sulla situazione, restituendo il favore a quanti lo hanno acceso su di loro ad ogni singolo concerto della loro carriera.
Tiziano Ferro qualche settimana fa, ospite di Fabio Fazio a “Che Tempo Che Fa”, ha chiesto a gran voce al governo chiarezza; ed è stato subito investito in rete da una triste “shit storm”, questo il termine tecnico, come se stesse lì a piangere miseria.
Perfino Vasco Rossi ha ricondiviso la domanda fatta da un utente, evidentemente suo fan, durante una diretta di Conte, che voleva sapere se il concerto del Blasco si sarebbe potuto fare, commentando “Premier ci faccia sapere!”.
Mercoledì è toccato ad Antonello Venditti, che però non ha fatto appello alla politica ma ai suoi colleghi, pubblicando una stories che diceva: ”Antonello perché non parli? Antonello perché non ti fai vedere? Il mio silenzio lo dedico a tutti gli artisti veri che non hanno diritti e a tutti coloro che non hanno voce... Si avvicina il Primo Maggio e vorrei che si tramutasse in una giornata del silenzio della musica a favore di tutti quelli che ci lavorano senza essere minimamente calcolati né sentiti! Chiedo a tutti i miei colleghi una giornata lontana dai socials e dalla televisione per far capire che la musica tutta è cultura e fa parte essenziale della nostra vita! Rispetto e diritti per chi ci lavora ed amore per i fan che l'aspettano e la amano incondizionatamente”. Far sentire la propria assenza dunque, anche solo per 24 ore, far capire quanto può essere povera la nostra vita senza la musica.
Se urlare non funziona, provare col silenzio. Venditti, che lancia questa proposta in rete, evidentemente con tutte le migliori intenzioni del caso, purtroppo però arriva in ritardo: il primo maggio italiano sarà anche quest’anno pieno di musica, perché nonostante l’impossibilità di riunirsi in piazza San Giovanni, il tradizionale Concertone romano si farà.
Certo, tutto è stato portato in tv, dalle 20 a mezzanotte su RaiTre, registrato, in parte dall’Auditorium Parco della Musica di Roma e in parte da altre location in giro per l’Italia scelte dai vari artisti. Un’edizione triste, forse la più triste della sua storia, che proprio quest’anno avrebbe tagliato il traguardo dei trent’anni, ma che comunque resiste e certamente rappresenterà uno spot per tutto il mondo della musica, che sia sul palco a suonare o dietro le quinte a far sì che sul palco proceda tutto con ordine.