L ’indie è morto, un mantra che ormai sentiamo ripetere sui social da almeno un paio d’anni. È morto giovane, ingoiato immediatamente da quel mainstream che ne aveva totalmente ignorato l’esistenza fino a pochissimo tempo fa. C’hanno provato a declinarlo in “itpop”, sulla scia di quel “britpop” che aveva fatto fortuna in Gran Bretagna, ma non c’è stato molto da fare.
L’indie comunque è esistito, su questo non c’è dubbio, è stato una creatura che negli anni ’90 italiani ha spiegato le ali con progetti di assoluto valore come Afterhours, Marlene Kuntz, Verdena, Bluvertigo, C.S.I., tutti nomi che adesso maneggiamo con più dimestichezza, che abbiamo avuto modo di vedere emergere anche sui palchi più importanti del palinsesto musicale italiano, compresi Sanremo e Primo Maggio, fino a diventare figure totalmente pop, come in particolare nel caso di Morgan e Manuel Agnelli.
Il tutto ovviamente prima che arrivasse il nuovo secolo con i suoi talent musicali a spazzare via tutto e restituire per un’altra quindicina d’anni l’indie all’underground, dove continua ad esistere, a formarsi, a radicalizzarsi, a diventare quello che è. Per questo l’uscita del primo album da solista di Giovanni Gulino, voce dei Marta sui Tubi, sa di evento; perché se l’indie è l’indie è perché sono esistiti progetti come quello dei Marta, al quale un’intera generazione che ha visto nascere, crescere e, l’abbiamo detto, ormai morire, la scena, è sempre rimasta affezionata.
L’album di Gulino, dal titolo “Urlo gigante” esce oggi, già anticipato dai singoli “Bambi” e “Un grammo di cielo”. Un album di assoluto valore, che riesce a mettere insieme quella scrittura inconfondibile di Gulino coi Marta ad un sound più orientato verso la contemporaneità. La prima domanda, comunque, resta d’obbligo:
Dopo Pipitone anche tu intraprendi la strada da solista, che fine hanno fatto i Marta sui Tubi?
“I Marta sui Tubi sono in letargo, diciamo che è un progetto in standby, al momento non c’è nessuna progettualità sul futuro dei Marta. Semplicemente letargo, magari un giorno ci si sveglierà e si ricomincerà a suonare assieme, o magari no. Non lo so neanch’io sinceramente”
Cosa porta una band come i Marta sui Tubi, arrivata ad un certo grado di popolarità, riuscita ad assumere una posizione stabile nella discografia italiana, a prendersi una pausa così lunga?
“In realtà la pausa doveva durare molto meno di quanto poi si è protratta. L’idea era quella di tenerci fuori dalle scene un annetto in cui ognuno di noi avrebbe fatto quello che voleva. Le cose però si sono allungate perché Carmelo si era portato avanti già con gli Ork, che è una band internazionale ed ha fatto il suo disco solista, io ho gestito una piattaforma sul web, ho fatto il direttore artistico di una casa discografica…il tempo è passato senza che nessuno di noi alzasse il telefono e dicesse ‘facciamo un bel disco insieme’. Le cose vanno così a volte, bisogna volerle tutti insieme; fin quando non ci sarà la voglia, la volontà, di rimetterci in gioco il progetto rimarrà un po' fermo. Ma non si sa mai, tutto può accadere”
Ti saresti mai aspettato un’esplosione così intensa della scena indipendente?
“È stata una piacevole sorpresa. Gente come Brunori in classifica sicuramente è una cosa che fa bene all’anima. Gente come Coez o Cosmo o Salmo, che provengono da esperienze molto rock o indie, vederli raggiungere grandi numeri è sicuramente meglio di vedere in classifica il melenso pop italiota degli anni 2000. Quindi va bene così”
Da allora come hai visto cambiare questa realtà? Quali sono le differenze che più ti saltano agli occhi rispetto a com’era la scena quando coi Marta sui Tubi ne eravate massimi esponenti?
“È cambiato quasi tutto. Direi che da quando le classifiche vengono fatte principalmente dagli ascolti in streaming è cambiato anche il modo di fare musica, sono cambiati i generi…forse sarà stata una coincidenza, però sta di fatto che l’esplosione della trap ha determinato un cambio di marcia totale. Oggi è molto più semplice far musica, tutti quanti possono accedere al mercato musicale da protagonisti (o quasi). È cambiato il modo di fare musica soprattutto per l’attitudine dei nuovi musicisti di ricercare pedissequamente un singolo a tutti i costi, quindi le canzoni si sono fatte un po' più banalotte, un po' più facili, c’è meno spazio per un ascolto consapevole, per un ascolto adulto, per apprezzare gli album nella propria interezza. Oggi si ascoltano frammenti di album, si ascoltano soprattutto playlist che magari non sono redatte nemmeno dall’ascoltatore ma da altre persone. È un approccio diverso, non mi fa impazzire sinceramente, ma il segno dei tempi e dobbiamo in qualche modo tenerne conto”.
Cosa troveranno i fan dei Marta sui Tubi nel tuo disco da solista?
“Troveranno la voce dei Marta sui Tubi che cerca di aprire un nuovo capitolo della sua vita artistica, portandosi dietro il DNA dei Marta sui Tubi con un campo da gioco diverso, con dei panorami sonori diversi, più ariosi probabilmente. I fan dei Marta avranno la possibilità di vedere qual è l’evoluzione del suono dei Marta, almeno secondo il mio punto di vista. Dal vivo potranno apprezzare gran parte del repertorio dei Marta, perché dal vivo la scaletta sarà composta per metà dai pezzi del nuovo album di Gulino e per l’altra metà dai classici dei Marta sui Tubi, rivisitati, riarrangiati per l’occasione”