Q uanto durerà la quarantena per il coronavirus e quanto tempo ci vorrà perché si torni alla normalità dopo la fine dell'emergenza? Una questione che accomuna molti lavoratori, ma che preoccupa particolarmente alcune categorie. Su tutte quella de musicisti. L'Agi ne ha parlato con Alessandro Gwis, storico componente degli Aires Tango nonchè pianista di Gianni Morandi e Samuele Bersani. "L'attività concertistica per definizione comporta assembramento, ed è evidente che sarà una delle ultime attività che riprenderanno a tempo pieno - racconta il pianista romano - per questo la grande ansia è quella di avere la prospettiva di un periodo molto molto prolungato di stop".
Una crisi, quella che stiamo vivendo, che non si era mai vista. Il settore musicale, spiega ancora il musicista, negli ultimi trent'anni ha dovuto affrontare molte crisi, "dalla guerra del Golfo alla svalutazione della lira del '92, dall'11 settembre alla crisi di Lehman Brothers", eppure "le proporzioni dello sconvolgimento attuale non hanno confronto con nessuna delle crisi già vissute negli anni passati".
L'emergenza coronavirus ha bloccato tutto. E per un musicista, che vive facendo concerti, prove in sala, registrazioni, tenendo lezioni di musica, rappresenta un colpo economico durissimo. "Mai in passato mi era successo di rimanere quasi totalmente disoccupato: a me, come a tutti i miei colleghi, sono saltati tutti i concerti, tutte le tournèe, i festival, le attività di registrazione, eccetera", dice il musicista.
"Per me il grosso del lavoro è, da sempre, l'attività concertistica, e in questo momento il mio reddito si è abbattuto grosso modo dell'80%. E a molti colleghi purtroppo sta andando perfino peggio", spiega ancora il pianista, che si è visto annullare molti concerti (tra cui quelli con gli Aires Tango, con Javier Girotto, con Gianni Togni e con Samuele Bersani), la presentazione del suo terzo disco col suo trio jazz e l'uscita in sala del film 'La prima donna' di Tony Saccucci (presentato alla Festa del cinema di Roma 2019) di cui ha scritto le musiche insieme a Riccardo Manzi.
"Già per definizione il nostro è un mestiere con poche tutele, ma ora il senso di incertezza sul futuro è enorme - racconta all'AGI - non si sa quando riprenderemo, ovviamente". Il fatto che alcuni concerti siano stati riprogrammati per il prossimo autunno, "tra l'altro con relativi ingorghi e sovrapposizioni nel calendario", non mitiga in alcun modo le preoccupazioni per il futuro. "Confesso che ora come ora mi sembra un orizzonte temporale perfino troppo lontano. Non a caso, infatti, alcune riprogrammazioni sono state già ulteriormente spostate o annullate, segno di un'enorme incertezza di tutto il sistema".
Sulla scena musicale da oltre trent'anni, Alessandro Gwis confessa di non aver mai vissuto una crisi come questa. "Ho 50 anni e da quando faccio questo mestiere, più o meno dalla fine degli anni '80, il mio settore si è dovuto confrontare con le conseguenze di varie crisi sistemiche - racconta il musicista - dalla guerra del Golfo alla svalutazione della lira del '92, dall'11 settembre alla crisi di Lehman Brothers. E poi, ancora, gli sconvolgimenti che hanno riguardato in modo specifico il mondo della musica, ad esempio quelli legati all'avvento di Internet (lo streaming, la musica liquida, la sostanziale scomparsa del disco, ecc.). Ogni volta abbiamo affrontato delle difficoltà, come tutti i settori lavorativi e in certi casi forse un pò di più - aggiunge - poi si ripartiva, con delle cicatrici più o meno permanenti, ma comunque si ripartiva. Ma le proporzioni dello sconvolgimento attuale non hanno confronto con nessuna delle crisi già vissute".
In questo momento in cui tutto si è fermato anche per i musicisti, Gwis spiega che "l'unica attività che è rimasta in piedi è quella didattica on-line (nel caso mio, grazie al Saint Louis college of music di Roma, la scuola nella quale insegno, che è corsa ai ripari in tempi record)". Fare invece ricorso alla 'piazza virtuale', al web, non lo convince. "Alcuni colleghi stanno provando a creare della alternative sfruttando i social, concerti on line, condivisioni di video, e cose simili - spiega - e devo riconoscere che alcuni sforzi sono lodevoli (un esempio significativo è quello del grande pianista americano Chick Corea che quasi quotidianamente condivide on line le sue session di studio), ma in generale sembra difficile immaginare che tutto ciò possa costituire una valida alternativa lavorativa alla tradizionale attività concertistica. Anzi, secondo alcuni musicisti, potrebbe trattarsi di un approccio che finirà per rivelarsi controproducente".
Fermi concerti, festival e dischi, per un musicista che vede ridotto in maniera considerevole le proprie entrate, spiega ancora Gwis, "un piccolo soccorso arriva da iniziative lodevoli come quella del Nuovo Imaie, che ha stanziato un fondo per fornire un aiuto ai musicisti particolarmente in difficoltà (ad esempio quelli con figli a carico), oltre che dalla Siae che ha creato un fondo di sostegno straordinario a favore di tutti gli associati".