È morto a 67 anni, dopo tre anni e mezzo di lotta con un tumore al cervello, Neil Peart, batterista della storica band progressive rock canadese Rush. Peart entrò nel gruppo nel 1975 con il secondo album, 'Fly By Night', che già segna una parziale svolta stilistica rispetto al tradizionale hard rock dell'esordio. Una svolta dovuta anche all'ingresso di Peart, considerato uno dei migliori batteristi della storia del rock, che da quel momento si sarebbe occupato anche dei testi, ispirati alla fantascienza e alla filosofia, frutto di una vasta e poliedrica cultura personale che gli fa guadagnare il soprannome di 'The Professor'.
Da allora la formazione della band di Toronto, completata da Geddy Lee a basso e voce e da Alex Lifeson alla chitarra, non sarebbe mai cambiata e avrebbe attraversato quasi quattro decenni di musica, durante i quali i Rush dimostreranno di saper sperimentare e aprire la loro musica alle evoluzioni della scena senza mai tradire la propria personalità, inserendo elementi elettronici nei dischi degli anni '80 e strizzate d'occhio al fenomeno grunge nei lavori degli anni '90. Album come '2112' e 'Moving Pictures' sono pietre miliari del progressive, che avranno un'influenza decisiva sulle band del circuito prog metal, come i Dream Theater e i Fates Warning.
Alla fine degli anni '90 due gravi lutti segnano la vita del batterista. Nel 1997 muore la figlia Selena in un incidente d'auto e l'anno successivo un tumore uccide la moglie Jacqueline. Da allora l'attività della band, della quale Peart era mente e motore, inizia a rallentare, per concludersi nel 2015 con il tour finale, che segue di tre anni il diciannovesimo e ultimo album, 'Clockwork Angels'. Un addio alle scene mai reso ufficiale ma legato, come appare oggi evidente, alla malattia che aveva colpito Peart, sulla quale era stato mantenuto finora uno stretto riserbo.