"Invece era una gabbia. Mi è piaciuto fare televisione, mi ha dato molto. Ho potuto sviluppare un progetto occupandomi di tutto: testi, coreografie e costumi con mia sorella Jasmine. Ho fatto perfino il falegname. Un’esperienza che mi ha avvicinato al mio sogno nel cassetto: dirigere un teatro tutto mio. Ma la tv è anche una gabbia: regole, complessità, vincoli organizzativi che uccidono la creatività".
Così Michael Holbrook, in arte Mika, in una intervista al Corriere della Sera. Dopo anni di grande successo in Italia anche grazie alla sua partecipazione come giudice a XFactor su Sky, Mika già da due anni è tornato alla sua attività di popstar. Ma con il Corriere è tornato sulla sua esperienza in tv.
Una tv che a volte uccide la creatività, dice Mika. "Per questo ho deciso di bruciare la mia identità televisiva. E per cambiare, per ritrovare me stesso, non potevo che tornare indietro: riscoprire la mia famiglia, i profumi, le emozioni e anche gli incubi della mia adolescenza".
Mika ha inciso un nuovo disco, il primo dopo quattro anni, che porterà in tour per gli Stati Uniti. "In quello che faccio mi sento sempre obbligato a cercare la perfezione, fino a farmi male. Anche quando creo una canzone dai ritmi accattivanti, con testi apparentemente giocosi: dietro c’è un lavoro duro, ogni volta metto in gioco tutto me stesso. E mi infliggo la sofferenza di questa ricerca quasi maniacale della perfezione. Che, poi, è la chiave del mio successo: creatività ma anche credibilità. Ho fan in tutto il mondo, ma non sono una rockstar commerciale. Mi considero un artista di nicchia. Ampia, planetaria, ma pur sempre nicchia. Per conservarla la buona musica è essenziale ma non basta: servono credibilità e trasparenza".