Lucio Battisti, quello originale, potrebbe presto essere disponibile su Spotify. È quasi un anno che l’ingarbugliata situazione legata alla musica di Lucio Battisti si trova nelle mani di Gaetano Maria Giovanni Presti, avvocato e docente all’Università Cattolica. Presti, per chi si fosse perso le puntate precedenti, non c’entra niente con Battisti, la sua famiglia, Mogol o la società Edizioni Musicali Acqua Azzurra, che al momento detiene formalmente i diritti dei 12 album del popolare cantautore (dal primo del 1969 a “Una giornata uggiosa” del 1980).
Presti è stato nominato dal tribunale dopo che proprio all’interno della suddetta società un anno fa, come avevamo raccontato, la situazione è degenerata in una querelle giudiziaria riguardante in particolare le quote di Mogol e della famiglia di Battisti, da sempre contraria non solo all’utilizzo della musica per pubblicità e film, come lo stesso Lucio pare abbia chiesto prima di morire, ma anche per la diffusione tramite piattaforme come Spotify o Apple Music, che naturalmente al momento della morte dell’artista nemmeno esisteva.
Un patrimonio culturale che nel frattempo, perdendosi lentamente, ha rischiato in questi anni di creare anche una frattura tra i giovani, ormai dipendenti dalla rete per quanto riguarda la musica, e Battisti, uno dei padri assoluti del cantautorato italiano; un classico di fatto negato alle nuove generazioni. Un patrimonio chiaramente anche economico, al momento infatti gli incassi riguardanti la musica di Battisti sono legati esclusivamente alla Siae e fruttano intorno agli 800 mila euro all’anno, che può sembrare una grossa cifra ma risulta alquanto misera all’interno del mercato discografico.
La società Edizioni Musicali Acqua Azzurra è andata incontro alla liquidazione ed è stato lo stesso Tribunale, quello che ha anche affidato la situazione nelle mani di Presti, a dettare ai tempi le linee guida, secondo le quali Presti dunque avrebbe avuto “tutti i poteri di legge — scrivono i giudici — volti alla miglior liquidazione della società, nessuno escluso, che eserciterà nella sua piena discrezionalità e responsabilità senza necessità di autorizzazione alcuna dei soci, compresa la possibilità di concedere licenze di sfruttamento economico delle opere anche online”.
Insomma, uno sviluppo della vicenda piuttosto scontato e che legalmente rende inutile qualsiasi contromossa che potrebbe architettare la famiglia di Battisti per impedire che la sua musica finisca negli smartphone di milioni di ascoltatori. Ad oggi il famosissimo Lucio Battisti farlocco, ovvero il Battisti coverizzato che troviamo su Spotify conserva i suoi fedelissimi 160 mila ascoltatori mensili, arrivando perfino a raccogliere quasi due milioni di stream con una versione de “Il mio canto libero”.
Il Corriere della Sera scrive “Contestualmente alla lettera inviata alla Siae sono stati avvisati anche i soci di Acqua Azzurra: Grazia Letizia Veronese, 75 anni, e Luca Battisti, 46 anni, (moglie e figlio di Lucio, 56% del capitale), l’autore dei testi Giulio Rapetti-Mogol, 82 anni (9%), e la casa discografica Universal Ricordi del gruppo francese Vivendi (35%)”, ma si tratta, appunto, di una comunicazione, le mani di tutte le parti in causa restano legate da una decisione del giudice ormai presa da tempo.