I ncuriosire per comunicare. Si potrebbe riassumere così la filosofia del direttore artistico del Festival Printemps des arts di Monte-Carlo in corso nel Principato di Monaco fino al 14 aprile e giunto alla sua 35esima edizione.
Il messaggio è chiaro e lo si capisce già dalla locandina scelta per il festival nella quale appare Mauricio Kagel -compositore argentino- con la faccia dipinta di verde, a torso nudo che tiene tra le mani uno strumento esotico. L’obiettivo, spiega Marc Monnet durante un incontro con la stampa italiana, “è far sorgere nel pubblico la domanda ‘che cos’è?’”. È quello il momento in cui ci si predispone all’incontro con il nuovo. E questo approccio è lo stesso che il direttore artistico usa per stilare la programmazione della manifestazione.
La Costa Azzurra, racconta Monnet, “è una regione ricca e conservatrice” e l’obiettivo è quello di scardinare e aprire alla novità, mixando il contemporaneo con la musica classica ed educare il pubblico. E come si fa? Prima di tutto “ascoltando opere e compositori di diverse epoche”, ma non solo.
Negli ultimi quartetti di Beethoven, ad esempio, con la violenza del suono che si alterna alla dolcezza, il pubblico si impegna nell’ascolto e quindi “fa lavorare il pensiero”.
Non c’è però solo un intento educativo fine a se stesso. Secondo Monnet, infatti, l’alternanza di “musiche diverse abitua il pubblico ad ascolti differenti apprendendo così la tolleranza”.
Perché, racconta Monnet, spesso “si pensa che la musica che si ascolta sia la stessa che viene ascoltata dal resto del mondo, ma non è così. Quando si ascolta una musica nuova, diversa, l’orecchio cambia”.
Provare per credere. Per il concerto di chiusura della rassegna monegasca (14 Aprile 2019) all’Opéra Garnier andranno in scena musiche e canti difonici tradizionali mongoli la cui particolarità è quella di produrre due suoni contemporaneamente.