C he Loredana Bertè non fosse una avara di rivelazioni si sapeva già e ieri nel salotto di Maurizio Costanzo ne ha dato ennesima prova, aprendosi totalmente alle domande del decano della tv. A far rumore le parole sull’ex marito, il leggendario Bjorn Borg, uno dei più forti tennisti di sempre “Non sono innamorata da 25 anni, 30. Son casta e pura. Ho sposato Borg perché mi sono detta voglio dei figli. Io che di solito non faccio domande, dopo 4 anni di matrimonio gli ho detto: 'Era meglio la parte della fidanzata, io son sposata con te da 4 anni, voglio dei figli!'. Lui, insieme alla madre, ha detto 'Assolutamente no. I figli solo di sangue svedese' ”.
Loredana Bertè tuttofare di Andy Warhol
Spazio anche all’avventura americana, quando ebbe la fortuna di frequentare assiduamente il re della Pop-Art Andy Warhol “Il periodo americano per me è stata una manna dal cielo discograficamente, perché conoscevo Andy Warhol. Lui pensava fossi la barista di Fiorucci sulla 53esima, io ero la madrina di tutti i Fiorucci aperti nel mondo e quindi stavo lì il pomeriggio. Era un tinello con una bellissima macchina da caffè e avevo imparato a usarla bene. Alle 5 del pomeriggio, sempre alle 5, arrivava Andy Warhol che mi ordinava un caffè oppure un cappuccino. Ero un'amica che lo capiva perfettamente. Mi chiamava "Pasta Queen", per lui facevo di tutto. Adorava come cucinavo, voleva sempre cucina italiana”.
L'infazia e la fame
Ma le rivelazioni più toccanti sono quelle sul passato più intimo, a partire dall’infanzia difficile in casa “Non avevamo niente. Non esistevano compleanni, non esisteva Natale. I miei genitori erano degli statali: mio padre preside, il classico padre padrone. È una ferita troppo profonda che è rimasta dentro di me per sempre, ho visto delle scene che nessuno dovrebbe vedere” e oggi arriva a dire infatti “Sono morti e sono molto contenta. Non provo niente.
Non ho sofferto quando sono morti”, fino al rapporto con la madre e, soprattutto, con la sorella, l’indimenticabile Mia Martini, una delle voci più belle e struggenti del cantautorato italiano “Con mia madre avevo un rapporto difficile. Si era sposata a 15 anni. Era un'altra bambina, non era la mamma. Con Mimì eravamo molto più in simbiosi che con gli altri, ci sembravano degli estranei. A 13 anni siamo andate via di casa. Abbiamo patito moltissimo, la fame anche. Vivevamo con poco, non mangiavamo: c'era un bar che ci dava i tramezzini gratis, io questa cosa non la posso dimenticare.
Mimì? Il tempo non cancella
Chi era Mia Martini? Una pazza. Faceva tutto senza pensare, qualunque cosa, non è vero che il tempo cancella tutto perché non cancella niente. Io ce l'ho dentro, quando è morta una parte di me è morta. Mi manca disperatamente, ho dei rimorsi: di non aver detto abbastanza ti voglio bene, non averla stretta mai, non averla mai abbracciata e averle detto ti voglio bene anche diecimila volte. Non l'ho fatto”.
Il momento forse di maggiore impatto emotivo quello dove si lascia andare alla narrazione del suo periodo di depressione, finito con un ricovero in una clinica psichiatrica “Mi faceva male il buio, la solitudine, ripensare a cose che non si possono cancellare. Sono stata in un ospedale psichiatrico. Poi volevo restare io lì, infatti mi trovavo meglio che a casa. Effettivamente ho spaccato con una mazza da baseball la portineria, trent’anni di trapani sono insopportabili. Mi hanno portata via. Ma sono stata male anche di depressione, è stato un periodo per me tremendo perché ero come in un tunnel.
Dopo la morte di Mimì – ha raccontato – non ho elaborato il lutto come si deve, mi sono tenuta tutto dentro. Da sola ho guardato il soffitto ferma immobile per tre anni, e poi ho scritto Luna”.
Quindi da quella immensa sofferenza nasce uno dei capolavori della musica italiana, come anche un altro, “Maledetto Luna Park”, sempre legato ai ricordi con la sorella scomparsa “Mimì per allontanarmi mi prendeva e mi portava al Luna Park. C’è sempre stato da parte mia un amore e odio verso il Luna Park”.
L'amicizia con Fiorella Mannoia
Non commenta invece il rapporto con Renato Zero, ma si lascia andare su quello con un’altra grande della musica nostrana, Fiorella Mannoia, “Fiorella Mannoia è una grande amica. Ci siamo trovate nella disgrazia lo stesso periodo, e quindi ci siamo unite. Questa disgrazia è stata anche una cosa buona perché ci ha fatte ravvicinare moltissimo. Lei ha preso in mano la situazione e mi ha prodotto il disco”. È una donna oggi Loredana Bertè che può comunque godere di un pubblico che non l’ha mai dimenticata, tanto che “ne ho avuto la sensazione forte forte forte quest’estate perché mi sono trovata davanti 40mila persone nelle piazze. Il palco è la mia valvola di sfogo. Io lì posso essere tutto quello che voglio, dimentico qualunque disgrazia”, a dispetto di quei discografici, dice, che ora davanti al suo immutato successo “abbassano lo sguardo”.