A retha Franklin se n’è andata, circondata dai suoi cari a Detroit, la sua città d’adozione. A portarsi via la regina del soul, secondo diversi media americani, sarebbe stato un cancro già diagnosticato nel 2010 e che negli ultimi mesi sarebbe tornato drammaticamente all’attacco.
Un’icona dall’epica irripetibile, vincitrice di 21 Grammy, addirittura otto consecutivi, dal 1968 al 1975, sempre nella stessa categoria "Best Female R&B Vocal Performance", ribattezzata ai tempi "The Aretha Award". La prima donna a entrare a far parte della Rock and Roll Hall of Fame. Un’habituè delle classifiche di Rolling Stones, secondo la quale è autrice del miglior album femminile della storia della musica (I Never Loved A Man The Way I Loved You), e detentrice del primato come voce più bella di sempre. Una voce capace di trasformare in oro qualsiasi cosa sfiorasse.
La biografia
Figlia di un predicatore battista e di una cantante, Aretha si avvicina alla musica partendo dal genere musicale della madre: il gospel. Nasce a Menphis il 25 marzo del 1942 ma la famiglia si trasferisce a Detroit quando la sig.ra Franklin decide di lasciare la famiglia, Aretha ai tempi aveva appena sei anni. A 14 e 16 anni partorisce i suoi primi due figli (saranno quattro alla fine, e tre i matrimoni) e lo status di ragazza madre di colore nell’America a cavallo tra anni ’50 e ’60 non le rende la vita di certo semplice.
Dopo la pubblicazione di qualche album con pochi riscontri, nel 1967, dopo il suo passaggio alla Atlantic Records, arriva "I Never Loved A Man The Way I Loved You" e con lui un successo che fissa ogni singolo di Aretha nella Top Ten della rivista Billboard. Il brano d’apertura del disco, Respect cover di Otis Redding, diventa l’inno di un’intera generazione che lotta per l’affermazione dei diritti di donne e afroamericani; e Rolling Stones la piazza al quinto posto tra le canzoni più belle di tutti i tempi (al momento 153 milioni di ascolti su Spotify).
Sempre in quel periodo registra all’interno di una chiesa battista Amazing Grace, il disco di musica gospel più venduto della storia. Si fa conoscere al pubblico europeo con la sua meravigliosa versione di "I say a little prayer" di Burt Bacharach. E poi ancora le stupende "Chain of fools, (You Make Me Feel Like) A Natural Woman" un altro capolavoro firmato Carole King, "Baby I Love You".
L’indimenticabile "Think", incisa nel ’68 ma che vedrà diventare globale il suo successo quando inserita nella colonna sonora di "The Blues Brothers", commedia musicale cult che la vede protagonista di un divertentissimo cameo che rientrerà, come tutto il film, nella storia della musica al cinema. Un film targato 1980 che la restituirà agli onori del successo commerciale dopo una decina di anni di relativo declino, quando la sua etichetta decise di puntare sulla moda della disco-music.
In realtà dalla fine degli anni ’60 ad oggi l’attività di Aretha Franklin è stata quella soprattutto di interprete, assumendosi un ruolo tanto complesso quanto unico nel suo modo di portarlo avanti con la grazia e l’eccezionalità artistica che l’ha sempre contraddistinta. Quando nel 1998 il nostro Luciano Pavarotti deve rinunciare alla cerimonia dei Grammy per un malore, Aretha Franklin improvvisa in tonalità originale una sua versione di Nessun Dorma, celebre romanza per tenore tratta dalla "Turandot" di Giacomo Puccini, che gela dalla bellezza il pubblico dei colleghi e che resta la miglior esibizione della storia del prestigioso premio. Nel 2009 il neoeletto Presidente degli Stati Uniti Barack Obama vuole sentirla cantare alla cerimonia di insediamento.
L'ultima volta sul palco
L’ultima volta che è stata vista sul palco era novembre, a New York, per la Elton John Aids Foundation; ci sarebbe dovuta tornare il giorno del suo 76esimo compleanno a marzo a Newark in New Jersey e poi il 28 aprile a New Orleans, ma il medico le raccomandò assoluto riposo e il manager dichiarò che la cantante era “molto delusa per non essere in grado di esibirsi come sperava”. Infatti nonostante a febbraio 2017 avesse annunciato a una radio di Detroit il suo ritiro ufficiale dalle scene, aveva comunque promesso che avrebbe rispettato alcune uscite già programmate.
Invece adesso il pubblico di tutto il mondo si ritrova orfano di una delle voci più amate di sempre, una di quelle voci che hanno del miracoloso, che hanno tracciato il percorso per intere generazioni di cantanti che provano a seguirlo senza però riuscire minimamente a restituire a chi ascolta quella vibrante profondità, quella naturale devozione verso il canto, quella passione infinita derivante dalla capacità, con quella voce, di renderci tutti uguali dinanzi ad un incanto.
Aretha Franklin si unisce a quei grandi della storia della musica che non ci sono più ma ci saranno per sempre, che muoiono senza morire mai, questo perché la musica se da un lato ti strappa alla normalità dall’altra ti consegna al mito e ti rende invulnerabile, inattaccabile, e si, anche immortale. Ma è qualcosa che non capita sempre, solo quando il proprio talento incide così profondamente nelle vite di milioni di persone, solo insomma quando ci si può sentire una regina, come lo è stata Aretha Franklin.