S e non è proprio una reazione a catena, poco ci manca. Dopo Fedez, Fabio Rovazzi e Gigi d'Alessio, altri due pesi massimi della musica italiana, J-Ax ed Enrico Ruggeri, hanno annunciato di aver lasciato la Siae per Soundreef, la società fondata a Londra da due italiani, Davide d'Atri e Francesco Danieli, che, dallo scorso marzo, ha ricevuto il via libera dall' Intellectual Property Office britannico per operare come organo di tutela del diritto d'autore. La consacrazione ufficiosa è arrivata con l'ultimo Festival di Sanremo, che ha visto esibirsi cinque musicisti, tra i quali Nesli e lo stesso D'Alessio, in forza alla scuderia di Soundreef, che è attiva in più di venti Paesi e amministra il repertorio di oltre 25 mila autori ed editori. Secondo la Siae, la startup opera in Italia in maniera illegale. La questione non è però così semplice. La legge con la quale l'Italia recepì la direttiva europea che liberalizzava il diritto d'autore, salvando il monopolio di fatto della Siae, contravveniva alle indicazioni di Bruxelles, che fu costretta ad aprire una procedura di infrazione nei confronti di Roma. E il successivo correttivo inserito in manovra non ha affatto risolto la questione, anzi, la ha complicata ulteriormente.
Ruggeri: "Ho trovato combattiva attitudine alla sfida"
Le ragioni del successo di Soundreef stanno anche solo nell'aver portato concorrenza in un settore che in Italia, fino a pochi anni fa, sembrava cristallizzato intorno a un monopolio inattaccabile, consentendo ai musicisti di scegliere. Ma scegliere cosa? "Rendicontazioni dell'utilizzo delle opere musicali entro 7 giorni dal concerto e royalty pagate entro 90 giorni, sia per il nazionale che per l'internazionale", spiegò a suo tempo Rovazzi. "Tutto è nato da un incontro con i 'ragazzi' di Soundreef", afferma invece oggi l'ex cantante dei Decibel, "ho trovato entusiasmo, combattiva attitudine alla sfida e voglia di comunicare progetti, qualità che da sempre cerco nelle persone con le quali lavoro. Non un 'ente', ma un gruppo di persone con un volto e una voce. Ecco perché ho deciso di intraprendere con loro un percorso comune". "L'arrivo di Enrico Ruggeri", ha dichiarato invece D'Atri, che di Soundreef è amministratore delegato, "è un grande onore per tutti noi. Lavorare con il suo repertorio ci rende contenti e orgogliosi del percorso fatto e conferma gli importanti progressi della nostra azienda".
"Dopo averne sentito parlare e aver potuto verificare direttamente come lavora Soundreef ho fatto la mia scelta lasciando Siae. Sono convinto che faremo un ottimo lavoro con i ragazzi di Soundreef", è invece la spiegazione di J-Ax, che ha dato l'occasione a D'Atri di celebrare "un anno di grande lavoro che ha visto aumentare le nuove iscrizioni del 25% negli ultimi 12 mesi superando gli 11mila autori. Questi numeri parlano da soli come i tanti musicisti che sempre più numerosi si stanno avvicinando a noi nell'ultimo periodo".
Per la Siae è una "scelta incomprensibile"
Inevitabile il disappunto della Società Italiani Autori ed Editori che, attraverso il presidente Filippo Sugar, ha espresso "rammarico e dispiacere per una scelta di difficile comprensione, anche alla luce dei rilevanti successi che, nell'interesse di tutti gli associati, Siae ha raggiunto negli ultimi anni. La Siae è e continuerà ad essere una Società no profit, governata dai propri associati, che non può, ma soprattutto non vuole, ingaggiare campagne acquisti. Siae è in linea con la normativa vigente, nel rispetto della Direttiva Barnier, e quindi non fa alcuna discriminazione tra associati, trattando tutti nello stesso modo", ha commentato il presidente della Siae, Filippo Sugar, riferendosi alle dimissioni sia di Ruggeri sia di J-Ax.
Più duro il direttore generale della Siae, Gaetano Bladini, che ha parlato di "scelta incomprensibile" in quanto Soundreef "sulla base della normativa vigente, opera illegittimamente nel nostro Paese in cui l'attività di intermediazione del diritto d'autore è consentita alle organizzazioni - come Siae - senza scopo di lucro e gestite dai propri associati". Sul tema c'è però già una sentenza del Tribunale di Milano, risalente all'ottobre 2014, la quale stabilisce che, "se è vero che l'articolo 180 della legge sul diritto d'autore dà un mandato di esclusiva a Siae, questo non può scontrarsi con il Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea in materia di libera circolazione dei servizi". Una direttiva europea del febbraio dello stesso anno prevede infatti per tutti gli autori la facoltà di scegliere autonomamente la società che si preferisce per ciascuna classe di diritto di sfruttamento.
Una complicata vicenda legale
Il testo è stato recepito in Italia, con oltre un anno di ritardo, il 5 marzo 2017. La cosiddetta "direttiva Barnier" aveva lo scopo di modernizzare il settore, consentendo una gestione del diritto d'autore che valicasse le frontiere nazionali e fosse quindi più adatta a un mondo dove la musica viaggia soprattutto su canali digitale come Spotify e YouTube. Nel decreto licenziato dal Consiglio dei Ministri il monopolio di Siae, risalente al 1941, veniva però salvaguardato, caso unico in tutta Europa. La Commissione Europea prima richiama l'Italia al rispetto della direttiva e poi, non soddisfatta dei minimi correttivi apportati dal Parlamento, a luglio avvia una procedura d'infrazione. E il mese prima, in Italia, era scoppiata una polemica contro il ministro della Cultura, Dario Franceschini, accusato da Fedez di non voler agire per conflitto d'interessi, per via del ruolo della moglie nella società di gestione del patrimonio immobiliare della Siae.
Lo stesso Franceschini, grazie a un complesso lavoro diplomatico con Bruxelles, a ottobre ottiene il ritiro della procedura d'infrazione dietro la promessa di inserire un correttivo in manovra. Nel decreto fiscale legato all'ultima legge di Bilancio, in effetti, il monopolio della Siae viene superato e viene esteso "a tutti gli organismi di gestione collettiva - ossia gli enti senza fine di lucro e a base associativa - operanti sul territorio dell’UE la possibilità di operare direttamente sul mercato italiano, senza alcuna intermediazione da parte della SIAE". Una definizione nella quale non ricade però Soundreef, che è una Srl. Eppure la direttiva Barnier indicava con chiarezza che gli artisti avrebbero potuto scegliere sia società di gestione collettiva (come la Siae o la francese Sacem) che un ente privato. Un ulteriore paradosso è che il Parlamento, approvando il decreto del Cdm che recepiva la direttiva, aveva riconosciuto l'esistenza di questa seconda categoria di soggetti proprio per placare le ire di Bruxelles. Ma quanto stabilito dal decreto fiscale non consente ancora loro di operare. Un vero e proprio limbo legale che dovrà essere, in un modo o nell'altro, superato. Prima che Bruxelles si veda costretta a intervenire di nuovo.