“Al Bano me lo ha scritto in una dedica: Mario, l’italiano di Cina novello Marco Polo al contrario”. A parlare all’AGI è Mario Chen, cinese immigrato di seconda generazione, fondatore di Hy Communication, società di comunicazione che promuove la cultura cinese in Italia. Mario è già all’organizzazione del suo terzo concerto di una star della musica cinese in Italia. Prima di portare Jason Zhang Jie a Bergamo (leggi articolo QUI), ha già fatto registrare per due volte sold out al Teatro Ciak di Milano: l’anno scorso con il concerto del 1 maggio della famosissima cantante di Hong Kong Karen Mok (“la Madonna di Cina”) e quest’anno il 25 marzo la cantante taiwanese A Mei (“la Adele di Cina”). Al concerto di Karen Mok c’era anche Raffaella Carrà e lo stesso Albano.
Ma cosa c’entra Al Bano con Mario Chen?
“ Sono il suo agente in Cina”, dice al telefono Chen. “Lo aiuto anche a esportare il suo vino”. Ma di questo secondo business, avviato tre anni e che - pare – vada a gonfie vele nonostante l’export del vino italiano, che pure cresce del 16%, resti indietro rispetto a quello francese in termini di quote di mercato, Chen non vuole parlare molto. Del resto Al Bano ha da poco spopolato ad Harbin, nell’estremo nord cinese, dove è stato applaudito da oltre diecimila spettatori. “Quando ha cantato Mo Li Hua (canzone della tradizione canora cinese ), il pubblico è andato in visibilio”, ride Mario. Il quale ha una storia esemplare: non solo perché è nato a Rui’an, nella provincia sudoccidentale del Zhejiang (non distante da Wenzhou, da cui proviene buona parte del flusso migratorio cinese iniziato negli anni ’20 del secolo scorso), e si è trasferito in Italia quando aveva dieci anni. Fin qui, ricorda le mille storie dei cinesi immigrati a Milano, mirabilmente raccontati nella graphic novel “Chinamen” (Becco Giallo, 2017).
Ha rinunciato alla cittadinanza cinese
Ciò che è particolare nella sua storia è che Mario ha ottenuto la cittadinanza italiana – che in tempi in cui si discute di ius soli non è cosa di poco tempo. Anche perché la Cina non riconosce la doppia cittadinanza: quindi Mario ha probabilmente rinunciato al passaporto cinese. Una scelta per molti dolorosa. “Sono italiano e cinese. La cultura è l’anima dei popoli, soprattutto per le due culture cui appartengo, entrambi antiche e ricche di storia”. E così, Mario si è messo a importare quello che per lui è quanto di più prezioso nel suo Paese di origine: la cultura. Partendo dalla musica pop e rock. “Per i cinesi che vivono in Italia e in Europa avere un cantante pop famoso in tour europeo è rarissimo”.
Al concerto c'erano 3.000 persone
Al concerto di Karen Mok, che dopo la tappa italiana è andata in Spagna e in Gran Bretagna, c’erano tremila persone. “Ho dovuto lasciare fuori 200 cinesi venuti da altri Paesi europei sprovvisti di biglietto perché il teatro era pienissimo”, racconta Marco, che nel suo italiano quasi perfetto trasuda passione per quello che fa. Questa volta, con Jason Zhang Jie, fare sold out è stato più difficile per via di un pubblico di giovanissimi che in molti casi va accompagnato.
“Una ragazzina di 17 anni, Xiao Qiao, è venuta dall’Irlanda accompagnata dall’intera famiglia. Xiao ha imparato il cinese ascoltando le canzoni di Zhang Jie. “Certo per un cantante pop cinese è difficile sfondare all’estero. La barriera linguistica non è un problema di poco conto. Ma Jason Zhang Jie ha tutte le carte per diventare il Bruce Lee della musica cinese in giro per il mondo”, conclude Mario. Che scappa al lavoro: sta già organizzando un nuovo concerto, ma per il momento nessuno spoiler.