Dov’è l’Italia di Motta non è solo il pezzo in corsa al festival di Sanremo considerato dalla critica di settore favorito per la vittoria del Premio Mia Martini, ma anche quello che certamente farà più discutere. Il direttore artistico Baglioni ha invocato un festival senza politica ma forse doveva pensarci prima, perché di pezzi che parlano di politica, intesa come res pubblica, ce ne sono diversi, e in prima fila c’è sicuramente quello del cantautore toscano, acclamato come uno dei maggiori autori della scena musicale italiana, in continuo bilico tra quello che si chiamava indie e adesso chiamano itpop, e il mainstream più istituzionale, quello del palco dell’Ariston, ma che in fin dei conti possiamo tranquillamente ormai considerare puro cantautorato. E lui non ha paura, anzi, quando gli chiediamo, intercettato nei pressi dell’Ariston, se è pronto a tutto ciò che ne conseguirà lui risponde prontamente: “Li faremo discutere”.
E cosa vai a fare su quel palco?
“Vado ad assumermi le responsabilità di quello che penso, vado anche a rappresentare chi la pensa come me”.
Una responsabilità che senti forte? Che ti pesa?
“Si, la sento. Penso che le canzoni siano importanti, penso che tutto quello che facciamo deve essere sempre importante. È una sorta di responsabilità maggiore perché vedranno in tanti quello che faccio, ma il pensiero è che tutti dovremmo pensare che quello che facciamo è importante”.
Un festival che scopre Motta dopo il grande pubblico, dopo due candidature e una vittoria al Premio Tenco, nomination come migliore opera prima nel 2016 e vittoria della targa come miglior disco nel 2018.
“Io sono contento di essere in questo festival che è la rappresentazione davvero di quello che sta succedendo”.