S i intitola “Bellissimi difetti” l’ultimo album de’ La Municipal, la band composta dai fratelli Isabella e Carmine Tundo. Due fratelli che la musica ha sempre unito, anzi tenuto attaccati, nonostante le strade della vita spesso portino in direzioni diverse. Verso Roma nel caso di Isabella, facoltà di medicina, con i piedi ben saldi nella loro Lecce invece per Carmine, che ad una strada alternativa alla musica non c’ha probabilmente mai pensato. E a ben ragione, perché già qualche anno prima che prendesse vita il progetto La Municipal, Carmine, con lo pseudonimo Romeus aveva già vinto SanremoLab e cantato sul palco dell’Ariston, il disco poi lo registrerà con Caterina Caselli.
Non arriva il successo ma il suo talento è riconosciuto in ogni angolo d’Italia, tant’è che Malika Ayane lo vorrà accanto per comporre il brano “Il tempo non inganna”. Isabella nel frattempo sta a Roma, testa china sui libri, e la sera i due, separati da poco più di cinquecento chilometri si ritrovano a comporre su Skype.
Una canzone, due canzoni, tre, forse ad un certo punto si rendono conto di avere in mano quello che in gergo viene chiamato “progetto”, così nel 2013 nasce La Municipal. Il nome è un omaggio alla famiglia dato che il padre dei due Tundo è stato comandante della polizia municipale; un gioco insomma, ma che presto diventa molto molto serio, e c’è un momento che i due ragazzi ricordano alla perfezione: “Il primo concerto di presentazione che abbiamo fatto a Lecce, abbiamo inaspettatamente riempito un club dove tutti cantavano le nostre canzoni. Era uno dei primissimi live e quella botta così inaspettata sui primi brani ci ha spiazzato, perché i singoli andavano bene si, però sentire cantare le persone tutte insieme un tuo brano, così dal nulla, è stato molto bello, e li abbiamo capito che stavamo facendo qualcosa di sensato”.
Una Lecce che in realtà non li ha mai abbandonati, anzi che loro non hanno mai abbandonato, in particolare Carmine, “Sicuramente è qualcosa di cui andiamo fieri e poi ci differenzia da tutta una determinata scena. Noi ovviamente siamo molto contenti di essere una delle poche band del Sud che riesce ad uscire dalla Puglia perché è fisicamente difficile a livello di costi uscire dalla Puglia e andare a suonare. È stata una scelta precisa per me quella di rimanere a vivere a Lecce, perché la maggior parte dei miei amici vivono e lavorano al Nord, nostra sorella Angela lavora al Nord, tutta la nostra famiglia è sparsa, se scappano tutti giù non rimane nessuno ed io credo fortemente in una rinascita del Sud”.
Quel Sud che riecheggia fortissimamente anche in “Bellissimi difetti” ed è questa la forza forse de La Municipal che, a proposito, si pronuncia “munisipal”, alla spagnola; quella di riuscire a portarsi sul groppone tutto: il Sud, le atmosfere, le storie, i drammi, i sentimenti…e per farlo servono due doti fondamentali, tanta forza, perché certe storie pesano, e tanto talento. Il titolo “Bellissimi difetti” crea un effetto distopico rispetto al disco, perché di difetti il disco ne ha veramente pochi.
Come vi piacerebbe che l’ascoltatore reagisse all’ascolto del nuovo disco?
“Mi piacerebbe molto che ogni persona riesca a sentirsi se stessa ascoltandolo, essendoci messi noi quasi totalmente a nudo, avendo messo i nostri difetti, le nostre cose più brutte, in mostra. Accettare i propri difetti per poi riuscire ad apprezzare meglio gli altri, perchè quando stai bene con te stesso riesci ad avvicinarti meglio agli altri”.
Le canzoni de’ La Municipal sono infatti molto intime, quel genere di canzoni da ascoltare stesi a letto, cuffie nelle orecchie e occhi chiusi; snocciolando pezzo dopo pezzo una storia fortemente tangibile, tanto da poter quasi sentire gli odori, ricalcare espressioni dei volti sul proprio. Da “Finirà tutto quanto”, primo capitolo del disco, una commovente conversazione tra due amici lontani preoccupati l’uno per l’altro che la vita li possa abbattere, in bilico tra il combattimento e la resa; e “I tuoi bellissimi difetti”, che da il titolo al disco, “Un pezzo che le persone percepiscono in una maniera molto positiva”, ci dicono, e in effetti i ragazzi nel brano dipingono un quadro meraviglioso, quello di un corpo di donna straordinariamente normale, pieno di rassicuranti difetti che ne esaltano la bellezza, quella bellezza reale, lontana dai cliché extraterresti della moda, quella delle donne splendide della porta accanto.
Passando poi per “Il funerale di Ivan” “al quale sono molto legato perché parla di un mio amico che si è suicidato. è una canzone oscura che parla di politica in realtà, di come la politica cambia le persone. Ho voluto scrivere quella cosa lì, può essere dura o scomoda, ma ho deciso di non autocensurarmi, non autocensurare La Municipal, e scrivere quello che ci viene, di pancia” e “I Mondiali del ’18”, il primo singolo che ha anticipato il disco, uscito proprio quando l’Italia i mondiali di calcio del 2018 li stava a guardare da casa, un pezzo che utilizza quel fallimento della nostra nazionale come metafora per raccontare il declino di un’intera generazione che “sa già dove andrà a finire” e non è un bel posto. E arrivare poi a “Mercurio Cromo”, altra piccola perla finemente scritta, forse il pezzo migliore dell’album, uno spaccato di vita lontana da casa, come restare imbambolati alla finestra della propria minuscola stanza in affitto, con tutto il mondo fuori che vive e tu che lo vedi sempre più lontano, e preghi che arrivi una pioggia a resettare tutto quanto, a riportarci tutti nello stesso punto, magari quello dove si era felici con la persona che si amava.
Cosa avete pensato la prima volta che avete ascoltato l’album finito, dalla prima all’ultima canzone?
“È stata una bella botta emotiva perché sicuramente è un album onesto, che affronta anche delle tematiche più attuali rispetto all’album precedente, quindi più vere e più concrete. È una visiona più matura della realtà e anche più introspettiva, ma con la capacità di riconoscersi sempre negli altri, perché sono questioni che tutti si trovano poi ad affrontare, non solo te stesso”
Ecco, l’onestà, appunto. Forse la forza de’ La Municipal è esattamente questa: l’onestà. Un’onestà che rende tutto immediatamente chiaro e puro, che permettere di scorgere dietro la loro musica la necessità artistica di esprimersi, senza lasciare spazio a quella musica in busta preconfezionata, quella musica studiata nei minimi particolari a tavolino per “funzionare”, che scala le classifiche e poi scompare nella memoria dell’ascoltatore. Riguardo il mondo della discografia Carmine è stato chiaro “le esperienze del passato mi hanno insegnato a distinguere tra l’industria discografica e la musica vera”, una distinzione che dovrebbe essere sempre ben chiara soprattutto agli ascoltatori per decidere con cura a chi affidare i propri ascolti.
La Municipal fa musica vera: “Una delle prime scelte per La Municipal è stata quella di dire sempre la verità. Prima di tutto perché andiamo in prima persona a cantare e quando ci metto la faccia devo dire per forza quello che penso. Questo chiaramente ha i suoi pro e i suoi contro, specie quando citi persone reali, indirizzi…magari qualcuno ci rimane male, però la nostra cifra stilistica è la nostra libertà il poter dire quello che vogliamo. In questo nuovo album infatti qualcuno storcerà il naso, perché ci siamo tolti qualche sassolino dalla scarpa”.
Certo finire in un disco con la propria storia e i propri difetti, anche quando bellissimi, non dev’essere il massimo, ma se poi il disco è così bello si può tranquillamente andarne in fondo anche fieri.