A Ed Sheeran non è piaciuto come gli anti-abortisti irlandesi abbiano usato una sua canzone. Il cantante, affidando un messaggio a una Instagram Stories, ha sottolineato come 'Small Bump' non sia stata correttamente interpretata dagli attivisti a una settimana dal referendum che chiede ai cittadini irlandese di abrogare o mantenere l’ottavo emendamento della costituzione. Ovvero quello che vieta alle donne, in quasi tutte le circostanze, di abortire. Prendendo le distanze dal messaggio che i difensori dell’emendamento hanno veicolato tramite la canzone, Sheeran ha confermato che non ne ha approvato l’utilizzo e che il testo non riflette assolutamente il messaggio diffuso in maniera reiterata dalla campagna pro-vita.
La prima strofa della canzone, in effetti, racconta l’attesa per qualcosa che diventerà una piccola vita e che, nella sua primissima fase, è solo una protuberanza, un abbozzo, un inizio di qualcosa di più grande e importante. Ma non è una difesa dell’esistenza o un invito a schierarsi contro chi deve prendere una decisione difficile e dolorosa come quella dell’aborto. Il testo insomma non è un inno alla vita a tutti i costi, come è stato inteso dagli attivisti che ne hanno manipolato il significato per seguire i propri scopi.
“You’re just a small bump unknown, you’ll grow into your skin/With a smile like hers and a dimple beneath your chin/Finger nails the size of a half grain of rice, and eyelids closed to be soon opened wide/ A small bump, in four months you’ll open your eyes.”
Il referendum irlandese
L’ottavo emendamento della Costituzione attualmente mette sullo stesso piano il diritto alla vita del figlio e il diritto alla vita della madre rendendo illegale l’aborto praticamente in tutti i casi. L’unica eccezione è la circostanza in cui, in pericolo, ci sia la vita della donna. L’aborto non è consentito neanche in caso di anomalia fetale, stupro o incesto. Le donne che aggirano la legge rischiano fino a 14 anni di carcere, anche se esiste “tolleranza” nei confronti di chi interrompe la gravidanza in un paese straniero. L’emendamento che il referendum vuole abrogare è stato introdotto nel 1983 con un parere favorevole, espresso in un’altra votazione popolare, pari al 63% . Il 25 maggio però il risultato potrebbe essere assai diverso. Un segno dei tempi che, fortunatamente, cambiano.
L’influenza estera (e il ruolo di Facebook)
Il Guardian ha raccontato come il referendum sia al centro di una battaglia che ha da tempo esteso i suoi confini al di fuori dei confini irlandesi. Sono numerosi i gruppi che, attraverso Facebook, hanno provato a indirizzare il voto. Almeno 180 secondo la campagna per il Sì. Anche con campagne dispendiose. L’azienda di Zuckerberg ha dichiarato di aver già adottato delle contromisure, bloccando tutti i messaggi pubblicitari provenienti da luoghi lontani dall’isola. Secondo alcuni sondaggi la volontà di cancellare l’emendamento è ancora in testa ma saranno gli indecisi, circa il 20%, a decretarne il risultato finale. E a decidere se l’Irlanda è pronta a fare un passo verso il futuro.