La leggenda di Colapesce
Si dice che Colapesce fosse il più abile nuotatore del regno; il re Federico II di Svevia decise di metterlo alla prova: gettò in mare una coppa e sfidò Colapesce a riportarla su, e lui ce la fece. Allora il re, stupito, gettò la sua corona in un punto ancora più profondo, ma il giovane gliela riportò immediatamente; allora il re, che evidentemente come tutti i sovrani difficilmente accetta le sconfitte, si tolse l’anello e lo gettò in un punto ancora più profondo, Colapesce si buttò e non emerse mai più.
Pare che il giovane, nonché il più grande amante del mare mai narrato (per esempio da Italo Calvino), una volta giù, nel profondo di quel mare, si accorse che la Sicilia si sorreggeva su tre pilastri, uno dei quali, particolarmente decrepito, stava per crollare, e lui non poteva permetterlo, per cui da quel giorno Colapesce sta lì, nel profondo del mare, a sorreggere la sua Sicilia al posto di quel pilone. Forzuto e caparbio come solo un siciliano sa essere.
Chi è Colapesce
Il Colapesce di cui parliamo noi questa settimana forse non sorregge le sorti della sua Sicilia, ma certamente ne può portare fieramente la bandiera essendo probabilmente il miglior cantautore nato e cresciuto sull’isola dai tempi di Carmen Consoli. Nasce a Solarino, in provincia di Siracusa, Lorenzo Urciullo e nella sua musica si trova tutta la Sicilia che cercate, quella buona ovviamente, quella più onesta. Non dev’essere bello per un cantautore essere messo in relazione costantemente con la propria terra d’origine, lo capiamo, ma è anche vero che c’è chi stabilisce un legame indissolubile a prescindere da qualsivoglia volontà di tenerlo. E Lorenzo ha fatto questo, forse non perché abbia voluto trascinarsi dietro la sua isola, ma forse perché l’isola ti insegue e ficca il naso in qualsiasi cosa tu decida di fare.
Un po' come il talento, e Colapesce ne è pieno, basta andare a sentire la sua discografia che parte con una canzone “Restiamo in casa” che ti cattura in due accordi e ti convince in due battute che si “Restiamo in casa “ che è vero “l’amore è anche fatto di niente”. Una canzone talmente bella che ti chiedi se hai ascoltato davvero quello che hai ascoltato, e allora passi alla canzone successiva che è “Satellite” e capisci che si, non c’è dubbio, hai scoperto qualcosa di raro, e vai avanti e becchi pezzi che ti rubano un pezzettino di anima come “S’illumina”, e ti accorgi che le belle canzoni non sono quelle che ti danno qualcosa ma sono quelle che ti tolgono qualcosa, e che ‘sto Colapesce non è uno come tutti gli altri. È una perla. Siamo nel 2012 e se ne accorgono anche al Tenco che gli assegna la targa come migliore opera prima.
La consacrazione arriva nel 2015 con l’album “Egomostro”. Il secondo album è sempre la prova più importante per un progetto, un bivio che ti fa prendere una strada o un’altra. La prima ti porta a cementificare il rapporto col tuo pubblico, a confermare il tuo talento, a ufficializzare il tuo stile, a raccontare qualcosa di nuovo e a dimostrare a chi ti ascolta che in te vige la necessità di farlo, che non stai lì a inseguire nessuno, che tu sei fortissimamente tu; la seconda porta al dimenticatoio, alle playlist su Spotify composte dieci anni dopo dove un amico grida a un altro in macchina “Ma guarda te che mi hai ricicciato!!”. Lorenzo ovviamente prende la prima. L’album è anticipato dal singolo, ma soprattutto dal video di, Maledetti Italiani, e specifichiamo a proposito del video proprio perché non è un video come tutti gli altri, realizzato dal collettivo catanese Ground's Oranges con la regia di Zavvo Nicolosi, non temiamo a dire tranquillamente che trattasi di uno dei video più belli e significativi della storia della musica italiana recente (la visione e straconsigliatissima).
E ora che la conferma è arrivata parte davvero il treno, le tappe, il nome di bocca in bocca tra i frequentatori di quel mondo underground che non ha ancora aperto le porte a tutti, che ancora fa selezione all’ingresso, che ancora guarda dall’alto in basso il mainstream, che tiene lontano dal suo giro le radio, le televisioni, i talent e lo showbiz. Era meglio quel periodo? Forse no, ma era certamente più intimo, ti faceva sentire parte di una piccola comunità. È bello alle volte poter guardare negli occhi qualcuno, sorridere beffardi e dire che no, non può capire, un po' come fanno i vostri figli con voi, che amano porre dei muri per evidenziare fino a strappare il foglio che voi e loro siete due cose completamente diverse, forse perché ci tengono a tenersi stretta la loro giovinezza, e come potreste mai dargli torto? “Egomostro” comunque esce ed è anche questo pieno zeppo di storie, di ricordi, di Sicilia; questo perché Lorenzo, da bravo isolano, non affretta mai il passo, si prende sempre il suo tempo, e la sua musica è surreale come lo sguardo quando si stiracchia sul mare. La musica di Colapesce proviene da lontano, è l’eco di una sirena che ci invita ad andare un po' oltre, a toccare con un dito l’orizzonte, a mettere altra strada sotto i piedi. Ad allontanarci.
Passano altri due anni e se col secondo disco un artista scopre se lo è davvero col terzo scopre se è capace di maturare. Esce “Infedele” e la risposta è ancora una volta si. Urciullo realizza un capolavoro che non può non costargli un successo un po' più illuminato. “Totale”, il singolo che ne anticipa l’uscita è un piccolo capolavoro, il video, anche questo imperdibile, sembra l’evoluzione di quello di “Maledetti italiani”, Lorenzo sembra voler trasformare la bizzarria di questo paese in qualcosa di modernamente grottesco, una fotografia tanto iperbolica quanto divertente. Il disco è stupendo, e ci troviamo dentro “Ti attraverso” che riproporrà in una versione commovente insieme a Brunori SaS nello show televisivo dell’amico calabrese, e poi ancora “Maometto a Milano” (che è la città dove ha deciso di vivere) e “Sospesi”; il tour registra sold out praticamente ovunque e Lorenzo si prende nel cantautorato italiano il posto che spetta al suo immenso talento.
Nella sua musica, dalla prima all’ultima canzone, troviamo poesia allo stato puro, bellezza di quella buona, da inseguire, ricercare, la bellezza non servita su un piatto d’argento, non crossata come si deve, ma invece quella archeologica, da trovare scavando. Quella vera insomma. Forse è per questo che ti entra dentro nel profondo perché è una musica che viene dal profondo, che non galleggia in superficie, anzi, che vive sott’acqua, come Colapesce, appunto, il giovane che, come prosegue la leggenda, mette la testa fuori solo una volta l’anno. Forse è per questo che in tanti aspettano ogni santa volta che anche Lorenzo riemerga per poi tirarci giù con lui nel suo mondo fatto di introspezione e mancanze, di nostalgia e visioni. Ed è paradossale come ogni volta, invece di sentirci soffocati, in quel mondo senza aria, al contrario, respiriamo.
Questo essenziale manuale è rivolto a quei genitori che non vogliono restare indietro, che vogliono capirci di più del mondo dei loro figli attraverso ciò che, come accade per tutte le generazioni, li crescerà e formerà più di quanto loro, mammà e papà, ne avranno mai capacità e potenzialità. La musica. La loro musica. Prima di partire allacciate bene le cinture, mettete da parte i vostri dischi dei Beatles, Adrianone Celentano, Mina e Battisti, la tv in bianco e nero, Berlinguer, e ogni vostro singolo pregiudizio su quanto tutto ciò che avete vissuto e ascoltato voi fosse infinitamente più “giusto” del loro e, già che ci siete, eliminate per sempre anche l’utilizzo del termine “giusto”, che non credo abbia mai significato alcunché a parte tirare una linea rispetto a ciò che è “sbagliato”. Antitesi che potrebbe contribuire non poco a formare una generazione di iscritti a Casa Pound.