S ei canzoni in tutto, un repertorio che fino a ieri non arrivava a coprire nemmeno una mezz’oretta scarsa, 26 minuti e qualche secondo per l’esattezza. Nessuno sa chi è anche se tutti giocano ad additare oggi questo e oggi quell’altro artista e gli basta un post sui suoi canali social per scatenare il putiferio mediatico. Parliamo di Liberato, naturalmente, il cantautore che tramite una strategia ben precisa non è solo riuscito ad imporsi nel nuovo complesso panorama discografico italiano, ma anche, soprattutto, e gliene va dato tutto il merito, è riuscito nell’impresa di prendere il neomelodico napoletano e declinarlo, in salsa moderna e affascinante, al grande pubblico. Un fenomeno talmente potente e interessante da aver stimolato anche la curiosità di Gianni Valentino, collaboratore di Repubblica e Repubblica TV ma anche scrittore e poeta-performer, che a Liberato ha dedicato un interessantissimo romanzo/inchiesta dal titolo “Io non sono Liberato”.
Perché hai scelto di occuparti di Liberato?
“Ho ascoltato “Nove maggio”, il suo primo singolo, e ho sentito già quasi esaudirsi un mio desiderio: cioè, che questo progetto avrebbe potuto spostare, finalmente, l’asse della percezione e della ricezione della musica napoletana. Ciò è avvenuto appena in parte, poiché LIBERATO ha sì portato gloria a Napoli e alle sue canzoni, ma in maniera riduttiva. Lo stesso LIBERATO ha avuto la sorte che il magazine Rolling Stone spingesse il suo primo videoclip con una premiere online su assist del dj-producer Bawrut. Il quale, prima di inviarlo a RS, lo aveva inviato, invano, già ad altri medium. Da lì è stato tutto un incendio vorticoso. Il destino dell’incappucciato è esploso immediatamente dopo l’intervento di Rolling Stone e entro pochi mesi ha sedotto un brand mondiale di straripante potere finanziario: Converse. Tutto ciò grazie all’operazione condotta da NSS (che cura il marketing e i rapporti di sponsorizzazioni), che da Napoli era emigrata a Milano. Come vedi, ancora una volta, Napoli “depaupera” le sue energie che, dal luogo d’origine, sono costrette a traslocare altrove per entrare nel giro giusto. E pure LIBERATO – intendo il musicista che è padre di questo concept – è un napoletano che tanto tempo fa è emigrato”.
Che personaggio è Liberato e dopo tutte le tue ricerche come ti spieghi il suo successo?
“L’azione pervicace di NSS, anzitutto”
Effettivamente basta andare a controllare i titoli di coda del video di “Tu t'e scurdat' 'e me” per trovarci il nome del popolare magazine, punto d’incontro tra i brand più cool e i più importanti fenomeni culturali. È proprio NSS a spingere infatti le sneakers con la caratteristica rosa di Liberato che si notano nel video di “Gaiola portafortuna” e a vendere le stesse nel backstage del concerto di Milano il 9 giugno 2017. Tutte casualità? Difficile crederlo. Tant’è che quando Gianni Valentino chiama la rivista per chiedere un’intervista per il suo libro su Liberato, questi, così come ci racconta lo stesso Valentino, attaccano direttamente il telefono in faccia.
“Più tardi, il graduale e misurato ingresso di Converse ha, naturalmente, fatto deflagrare il suo ascendente sugli addetti ai lavori e sui fan, dando a LIBERATO un ruolo e uno status gigantesco nel music-business contemporaneo. In sequenza, man mano, va ricordata la missione dello staff del festival Club to Club, per i concerti e la partecipazione di Bomba Dischi per le relazioni con le radio e gli operatori di altri canali mediatici, che hanno contribuito a completare l’attività persuasiva di questo cantante invisibile. Sul personaggio potrei dirti che tanto la sua silhouette quanto il suo look nascono con uno studio meticoloso su quello che è il binomio vita metropolitana di città/estetica del gioco del calcio. Dal ricamo, ai colori, al lettering che ammicca allo storico font Ultras Liberi”.
Leggendo il tuo libro ci si immerge in un labirinto di nomi che hai contattato, alcuni anche potenziali Liberato…ma lui? Sei riuscito a contattarlo?
Certo, sono riuscito a rintracciarlo e in principio aveva deciso di rilasciarmi un’intervista con un collegamento via Skype. Quando si è aperta la chiamata mi sono trovato sullo schermo un set in penombra: nella stanza, sul divanetto, c’era distesa una sensuale fanciulla seminuda. Ai piedi della ragazza aveva adagiato una sciarpa da stadio relativa al match di Champions League tra Napoli e Real Madrid. A un tratto però LIBERATO cambia idea senza dare alcuna spiegazione e l’intervista non viene realizzata”.
Il 25 aprile, manco a dirlo, giorno della liberazione, Liberato riappare dopo nove mesi di silenzio assoluto. Viene ripreso, naturalmente, come sempre, di spalle, su un traghetto diretto a Capri, alimentando la curiosità e l’interesse in attesa del prossimo 22 giugno, giorno del concerto annunciato a Roma. Evento annunciato, come tutti gli altri, con un semplice messaggio sui social che dice solo “Ventidue giugno. Roma Liberata”. Stop. Nessun indirizzo, nessun riferimento.
Ma tu sai dove si esibirà? Sai come stanno andando le vendite dei biglietti? Quanto hanno pesato questi mesi di assenza e perché si è fermato secondo te?
“LIBERATO ha finalmente partorito. Nove mesi di rigoroso silenzio, ed era tutto stabilito. Tutti stanno acquistando su Ticketone i biglietti al costo di 20 euro senza neppure conoscere la location del concerto, perché questa informazione è stata volontariamente omessa agli utenti. A me risulta che siano stati venduti già oltre 15 mila biglietti. E sempre secondo le mie fonti il live si terrà all’Ippodromo di Capannelle”.
Stanotte Liberato ha finalmente concluso il suo puzzle musicale con l’uscita degli ultimi cinque pezzi, il disco è finito. La presentazione è stata, come al solito, unica, un altro classico esempio di maestria della comunicazione applicata alla musica, un po' come tutto il progetto di Liberato in realtà, che ritroviamo a musicare la fugace avventura tra un pescatore di Capri e un’attrice hollywoodiana che si snocciola nell’arco di circa cinquant’anni, tutto in forma di mini serie tv intitolata “Capri Rendez-Vous”, un’idea geniale, ulteriore, di Francesco Lettieri, il regista napoletano che è uno degli artefici del successo di Liberato, se non il principale.
“Sin dal principio c'è stata fra i due estrema intesa e simbiosi. Dai videoclip 'canonici' oggi siamo a Capri Rendez-Vous e dopo l'estate Lettieri andrà sul set per girare il suo primo lungometraggio. A quanto ne so, storia di adolescenti, amori e tifosi di calcio prodotta dalla Indigo Film, cioè i produttori del premio Oscar Paolo Sorrentino. Colonna sonora: le canzoni di LIBERATO. Loro due sono accomunati da una tentazione: raccontare Napoli oggi. Nei suoni e nelle immagini. Dal canone tradizionale, dai cliché, a un plot contemporaneo crossmediale che pulsi sugli smartphone, nelle serie tv, sulle piattaforme Internet e che mette al centro il linguaggio cinematografico".
Il vero dubbio, fiammella che scalda la curiosità attorno alla musica di Liberato, resta: chi è Liberato? Nel libro di Gianni Valentino una risposta a questa domanda si trova, una risposta molto più precisa rispetto a quelle che stanno girando online e che, si presume, siano piuttosto veritiere e che portano a Livio Cori, attore in Gomorra, cantante napoletano in gara, assieme a Nino D’Angelo, all’ultima edizione del Festival di Sanremo e che, secondo un esperimento spettrografico realizzato con un foniatra, risulterebbe senza alcun dubbio perlomeno la voce di Liberato. In più, nelle ultime ore, sui social, è diventata virale la foto di un nastro rosso, identico a quello della copertina del disco di Liberato, che Cori avrebbe avuto attaccato nella parte posteriore della giacca con la quale è salito sul palco dell’Ariston.
Questo vuol dire che è lui Liberato? Lui ha sempre giurato e spergiurato di no, ma le prove a suo carico sono troppe, forse lo stesso Cori vuole dirci che è lui a prestare semplicemente la voce a Liberato e che non è che la rotella di un meccanismo ben più ampio, che prevede, come vi abbiamo spiegato, la drammaturgia cinematografica di Lettieri, la spinta di alcune riviste di settore e chissà quante altre realtà musicali, anche estere. Già, perché Liberato non è iscritto alla Siae, ma dai cugini francesi della Sacem; pochi sanno che per un non troppo breve periodo (circa un paio di settimane), per errore sul sito della Sacem era stato pubblicato nome e cognome di chi ha depositato i diritti della musica di Liberato. Il problema, fortunatamente per chi ha commesso l’errore in Sacem, è stato risolto senza che la bomba scoppiasse radendo al suolo tutto l’intero progetto, che chissà se esisterebbe senza il gioco dell’anonimato.
Ciò che comunque si intuisce sfogliando il libro di Valentino è anche che chiedersi chi è Liberato non è la domanda giusta da porsi ascoltando la sua musica. Liberato è un progetto che tende a rivendicare, ancora una volta, l’unicità di Napoli, di una città incapace di non essere poetica in ogni sua forma, dal carattere dei vicoli alla passione quasi erotica nei confronti del calcio, fino, naturalmente, alla sua musica. Quindi chi è Liberato cade decisamente in secondo piano dinanzi alla grandezza di un progetto sociologicamente e mediaticamente geniale e di fronte a ciò che vuole comunicarci in nome di una città della quale è evidentemente e perdutamente innamorato.