I nterno notte. “Il Professore” e “Berlino” hanno appena finito di cenare, la loro avventura, il loro piano per svaligiare la zecca di stato spagnola è pianificato, ora è il momento di metterci il coraggio per agire, per fare quel primo passo verso una vita diversa, verso quella rivalsa non solo economica ma anche sociale. Si osservano intensamente da un capo all’altro del tavolo in silenzio, poi “Il Professore” accenna un “Una mattina, mi sono alzato…” e “Berlino” risponde “Oh Bella ciao…”. Si alzano in piedi, bicchiere di rosso in mano, continuando a cantare, il petto si gonfia, si avvicinano, si guardano intensamente, il canto non è più a cappella, una musica di sottofondo li accompagna, ce la faranno, ne sono certi, e ce la faranno intonando quell’antica canzone proveniente dall’Italia.
La scena appena raccontata appartiene a “La casa di carta” (titolo originale “La casa de papel”), la serie tv non in lingua inglese (spagnola) più vista della pur breve storia di Netflix. Un successo mondiale che ha riscosso consensi quasi unanimi; il quasi è dovuto per onestà di cronaca dato che la serie in sé non è che sia questo granché e qualcuno, immaginiamo, se ne sarà accorto. Un successo che ha trasformato la banda del “Professore” in un’icona della ribellione, una ribellione che come colonna sonora sceglie la nostra “Bella ciao”.
Il remix di Florent Hugel è un tormentone internazionale
Le scene della banda che canta l’inno partigiano diventano immediatamente cult. Il ritmo solenne e fiero, attraverso la voce dei protagonisti della serie spagnola, apre al pezzo le porte del mondo. In Italia chi guarda la serie lì per lì resta spiazzato, poi interviene un certo inaspettato quanto perverso patriottismo nel ricordarsi che “Bella ciao”, a prescindere dalle connotazioni politiche, è una canzone davvero meravigliosa. Sensazione che dura poco quando ci si accorge che la cosa comincia vagamente a sfuggire di mano; sui social infatti scoppia la mania e fioccano i video di reinterpretazioni casalinghe del pezzo. La canzone ricomincia a macinare visualizzazioni su Youtube, Il 15 maggio la stessa Netflix per strizzare l’occhio al mercato arabo, realizza un video con fan sauditi della serie dal titolo “Bella Ciao: da Gedda a Berlino”, con la guest star Amine El Berjawi. Maitre Gims, popolare cantante franco-congolese ne propone anche lui una sua versione. Mario Gotze, uno dei più talentuosi centrocampisti tedeschi, intona il pezzo su Instagram, così come il suo collega calciatore Alexandre Pato, che accompagna l’esibizione con un nostalgico “Italia, mi manchi”.
È una marcia inarrestabile che chi comincia ad averci il fiuto per i meccanismi della rete sa già dove andrà a parare: nella famigerata versione remix. E così fu. Il primo a proporre l’azzardo è Florent Hugel, un dj e produttore francese, ed è subito tormentone internazionale. 24 milioni di visualizzazioni su Youtube, 33 milioni di ascolti su Spotify, per una canzone che, ca va san dire, è un’oscenità musicale senza precedenti. Si superano al ribasso in Brasile, dove viene realizzata da MC MM e DJ RD una versione con un testo modificato che al momento conta ben 171 milioni di visualizzazioni e 44 milioni di ascolti. Non è un caso allora forse che gli stessi brasiliani abbiano utilizzato il ritornello di “Bella ciao” durante i mondiali di Russia per sfottere i cugini argentini con il divertente coro “O Di Maria, e O Mascherano / e O Messi tchau, Messi tchau / Messi tchau tchau tchau”. L’atto finale di questa storia lo scrive poi uno dei principi dell’elettronica mondiale, Steve Aoki, che insieme ai colleghi italiani Marnik, ne propone una versione in salsa house che sta facendo il giro del mondo.
Ma in Italia il fenomeno non è apprezzato
È a questo punto che l’italiano, forse invidioso del fatto di non averci pensato lui per primo, comincia a storcere il naso, a sbattere i piedi parlando di oltraggio. E via alla polemica sui social, il patriottismo d’altra parte ultimamente è un jolly che sta bene su tutto. “Irrispettoso”, “vergognoso”, “inammissibile”, se ne leggono di tutti i colori, i commenti sdegnati si sprecano. Lasciarsi trasportare dalla corrente d’odio nei confronti di quello che se non è un vilipendio bello e buono poco ci manca, sarebbe facile, effettivamente se si riflette sul significato politico, sulla storia che “Bella ciao” porta con sé, è difficile non arrabbiarsi pensando alla sua mutazione, diciamolo chiaramente, ignorante, in un motivetto da discoteca, inserito in un contesto che proprio non c’azzecca nulla con lo spirito dell’inno. Si è combattuto e sparso sangue sulle note di “Bella ciao”, è ingiusto che diventi canto di incoraggiamento per una banda di ladri della tv o colonna sonora di vacui balletti da villaggio turistico. Con un computer in mano ormai è possibile remixare pure lo sciacquone del water, e si troverà sempre qualcuno bevuto abbastanza da trovarlo geniale, forse un suono del genere sarebbe più adatto per classifiche virali e torment(on)i di stagione. Per quanto riguarda noi italiani offesi, l’unica reazione intelligente sarebbe quella di non concedere nemmeno un ascolto curioso a queste versioni del pezzo, snobbarle schifati, evitare così di alimentarne il mercato. Non sarà questo grande sacrificio, non vi perdete niente di speciale. Fidatevi.