A lla Cina piace jazz. E a sorpresa è jazz italiano. Le canzoni patriottiche sono ormai uno standard, il pop inonda da anni gli altoparlanti dei centri commerciali e le cuffie degli smartphone, ma ora si sta facendo strada anche la passione per il jazz. Non solo a Shanghai, dove il mix con inglesi e americani all'inizio del secolo scorso aveva fatto nascere diversi club, ma anche nella Cina più profonda delle nuove megalopoli. Diversi brani sono gia' scaricabili da QQMusic, la versione mandarina di Spotify, e a ottobre si è tenuto a Chengdu il primo festival jazz, di marca tutta italiana, organizzato da Umbria Jazz. A sottolineare il nuovo corso nei gusti musicali cinesi, la pianista jazz Rita Marcotulli ha tenuto il concerto in onore di Sergio Mattarella, a Chongqing, avamposto industrializzato nell'ovest della Cina, dove il presidente della Repubblica è arrivato al termine della sua visita di Stato. E a inizio della prossima settimana atterrerà nel Sichuan una delegazione di Umbria Jazz per concordare con le autorità locali le nuove date della seconda edizione del festival che a ottobre ha riempito per una settimana i concerti della sala di 10.000 posti a Chengdu. Si tratta ovviamente ancora di una passione di nicchia, lontana dai numeri monstre dei concerti rock. Ma in un paese di un miliardo e quattrocentomila persone anche una nicchia è un mercato allettante per i musicisti italiani.