AGI - "Non ho mai interpretato un uomo buono, perbene come questo e come credo di essere. Avevo il desiderio di fare un film in cui si parla di rispetto tra uomo e donna, di bontà, di amore, di amicizia perchè non se ne può più di personaggi negativi e di film violenti. Penso che oggi al cinema si raccontano sempre il brutto, il nero, cose orrende, ma la gente ha bisogno di amore, di bene, del bello. Se oggi si facesse una commedia elegante come quelle con William Holden e Audrey Hepburn la gente correrebbe in sala".
Christian De Sica è il protagonista di 'I limoni d'inverno', film di Caterina Carone con Teresa Saponangelo in programma oggi alla Festa del Cinema di Roma dove sarà proiettato alle ore 18 al Teatro Studio Gianni Borgna nella sezione Grand Public.
Nel film c'è un inedito Christian De Sica, in un ruolo da protagonista drammatico, a tratti commovente, diverso dall'altro film in cui ha interpretato un ruolo non comico, 'Il figlio più piccolo' di Pupi Avati, in cui era un uomo cattivo e cinico. In 'I limoni d'inverno' è Pietro, un professore in pensione, vedovo e malato, che instaura un rapporto di tenera amicizia con una vicina di terrazzo, Eleonora (Teresa Saponangelo).
Grazie alla vicinanza dei rispettivi terrazzi, i due sconosciuti alle prese con la propria attività di giardinaggio incominciano a intessere un dialogo profondo, che li aiuta ad alleviare il dolore per qualcosa di grave, un segreto, che ognuno dei due cerca di nascondere a se stesso e a chi gli sta vicino. Il film arriverà nelle sale il 30 novembre distribuito da Europictures.
L'attore romano si dice contento che il film di Caterina Carone parli di bontà e di buoni sentimenti. "Mi piacerebbe si facessero ancora oggi commedie ottimiste come quelle degli anni '50 quando Aldo Fabrizi diceva: 'Oggi è domenica, c'è il pollo!' - racconta l'attore durante un incontro ristretto con la stampa - spero che questo film dia il via anche ad altri registi di raccontare il bello, il bene e il buono che c'è nel nostro Paese".
Un film che, spiega ancora Christian De Sica, lo riporta indietro nel tempo. "Mio padre riusciva bene a mettere la pietas in una storia, papà metteva la macchina fissa e lavorava sui sentimenti, metteva la bontà dentro una storia. 'Umberto D', il vecchio che chiede l'elemosina e si vergogna. Credo che ci sia bisogno di questo - spiega - non sopporto piu' i film americani dove ci sono sempre scoppi, rumore. Anche quando si presenta l'attrice in primo piano. Tutto è un botto, è insopportabile".
Per De Sica il ruolo di Pietro è un regalo. "Per un comico fare un personaggio così, un ruolo drammatico, è una festa - racconta - io ho fatto tanti personaggi comici, misogini, maschilisti, erano personaggi negativi perchè si ride col Demonio e non con San Francesco. In questo film invece ho cercato di non recitare, di essere me stesso. Io sono un po' come Pietro, con le mie timidezze, la mia fragilità. Sono andato a sottrarre, a togliere al personaggio, non a caricare".
"Poi - aggiunge l'attore - ho cercato di guardare negli occhi Teresa e siamo subito diventati amici, ci siamo piaciuti subito e questo si vede. Ho seguito il consiglio di mio padre: non cercare di dire la battuta bene, a effetto, ma guarda la donna che hai davanti e rispondi e vedrai che le risposte saranno sempre vere. Cercare di mettere un po' di bontà nel personaggio non è una cosa facile".
"Questo è un Paese che dimentica facilmente"
"Il nostro è un Paese che dimentica facilmente. Anni fa siamo andati con mio fratello Manuel in un bar e abbiamo sentito dei ragazzi dire: lo sai che anche il padre di Christian faceva l'attore? E allora siamo andati in Rai e abbiamo fatto una serie su papà che si intitola 'Parlami d'amore'. Io a volte vado a fare delle lezioni ai giovani e non conoscono Anna Magnani".
Nel film 'I limoni d'inverno' De Sica interpreta un uomo che sta perdendo la memoria. E proprio la memoria, quella del nostro passato, spiega l'attore, è un problema anche del nostro Paese.
"Questo è un Paese che dimentica facilmente, mentre in Inghilterra o in Francia non è così - aggiunge -. In Francia un vecchio attore è un idolo, basti pensare a Marlene Dietrich. Invece in Italia non è così. Io vivo di memoria: se non avessi avuto questa ammirazione sfegatata per Alberto Sordi, per Dino Risi, Per Monicelli, per Age e Scarpelli non avrei potuto fare niente. Una volta siamo andati con Alberto Sordi da Vespa per dargli un Oscar simbolico. Lui mi ha preso da parte e mi ha detto: 'a Christian, va bene tutto, però tu ogni volta che vedi la foto mia ci devi mettere il moccoletto sotto perchè mi hai copiato tutto'. E certo - gli ho risposto - e che copiavo da Pippo Franco? Ho copiato da te...".