AGI - "È un film che rispetta il sistema banche, perché noi siamo qui anche grazie alle banche. Ma quello che un singolo personaggio può provocare è incredibile". Antonio Albanese ci tiene a precisare, presentando alla stampa alla Festa del cinema di Roma il suo quinto film da regista, 'Cento domeniche', che la drammatica storia che mette in scena, di un operaio che perde tutto a causa della gestione sbagliata dei suoi risparmi da parte di un'agenzia di banca, non vuole essere un processo al sistema bancario.
Un film sul dramma di chi ha visto andare il fumo i risparmi di una vita e di cui ci si occupa poco. Soprattutto degli operai, a cui Albanese è particolarmente vicino. "Ci sono 5 milioni e mezzo di operai che sostengono questo paese e sono considerati gli ultimi - accusa - e sono ormai alcuni decenni che sono abbandonati. Sarà perché vengo da lì e continuo a frequentare quel mondo. La politica non si gira mai da questa parte. Il film è in un certo senso necessario".
'Cento domeniche' racconta la storia di Antonio, ex operaio di un cantiere nautico, conduce una vita mite e tranquilla: gioca a bocce con gli amici, si prende cura della madre anziana, ha una ex moglie con cui e in ottimi rapporti ed Emilia, la sua unica e amatissima figlia. Quando Emilia un giorno gli annuncia che ha deciso di sposarsi, Antonio e colmo di gioia, può finalmente coronare il suo sogno regalandole il ricevimento che insieme hanno sempre sognato potendo contare sui risparmi di una vita.
La banca di cui e da sempre cliente sembra però nascondere qualcosa, i dipendenti sono all'improvviso sfuggenti e il direttore cambia inspiegabilmente di continuo. L'impresa di pagare il matrimonio di sua figlia si rivelerà sempre più ardua e Antonio scoprirà, suo malgrado, che chi custodisce i nostri tesori non sempre custodisce anche i nostri sogni.
Nel cast, oltre ad Antonio Albanese ci sono Liliana Bottone, Bebo Storti, Sandra Ceccarelli, Maurizio Donadoni, Elio De Capitani, Sandra Toffolatti, Martin Chishimba con la partecipazione straordinaria di Giulia Lazzarini.
"Questo film rappresenta le mie origini, la mia estrazione sociale, ma è anche la rappresentazione di un'ingiustizia, di una sopraffazione - spiega ancora Albanese - con Piero Guerrera abbiamo sviluppato questo soggetto perché conoscendo le mie origini operaie abbiamo iniziato a elaborare questo dramma studiando, leggendo, incontrando. Nel cercare di elaborare questa storia ci siamo resi conto che è immensa, è di una crudeltà incredibile e allora mi sono fatto aiutare dalla ia comunità, da dove sono nato, dal mio gruppo di lavoro. Volevo raccontare questa vergogna".
Nelle ricerche fatte per il film, Albanese ha incontrato anche degli psicologi che avevano avuto in cura queste persone che avevano perso tutto. "Ci hanno detto che arrivavano a perdere il sonno - racconta - ed è un'altra cosa che entrava nel dramma in maniera impetuosa. Ci siamo detti: ci carichiamo di umanità, è un tema delicato e abbiamo iniziato a trattare questo argomento con serietà, con onesta, con verità fino in fondo", aggiunge. Parlando poi del suo personaggio, Albanese spiega che è uno de tanti che hanno subito questo drammatico destino, gente onesta, che spesso era schiacciata dai sensi di colpa per qualcosa di cui non era responsabile. "Il mio protagonista non ha neanche il coraggio di reagire, è profondamente onesto e si dà addirittura la colpa - spiega - nelle nostre ricerche abbiamo visto che ci sono state persone che per mesi non uscivano di casa perché si vergognavano della loro condizione e si prendevano la colpa. Questa malvagità è incredibile conclude - siamo nel 2023 e ti chiedi com'è possibile?".